4 Ottobre 2022

Riccardo Moretti, ha sfidato mille tempeste ora corre tra le onde

La straordinaria storia di Riccardo Moretti, un pilota che non si è mai arresto. Dalla sedia a rotelle ai titoli italiani, dalla cecità ad un occhio alla vita in mare.

Riccardo Moretti, Moto3, CIV

Una vita da film. Riccardo Moretti, per tutti Ricky, è il pilota che ha vinto più gare in assoluto nel Campionato Italiano Velocità classe 125. Ha gareggiato per 10 anni ed era sempre sul podio, spesso sul gradino più alto.

Nato a Lugo di Romagna nel 1985, da ragazzo sembrava destinato a diventare una stella del cross. A 16 anni però ha avuto un gravissimo incidente. La diagnosi gli lasciava ben poche speranze: aveva due vertebre sbriciolate, la lussazione totale della colonna vertebrale ed aveva il terrore di dover trascorrere tutta la sua vita su una sedia a rotelle. Riccardo Moretti è riuscito invece a riprendersi dopo 3 anni di durissima riabilitazione ma nel cross c’erano troppe sollecitazioni ed è passato alla velocità. Nel 2007 ha vinto il Trofeo Honda, ha poi lottato per il podio nell’Europeo, è stato Campione Italiano 2009 e Vice Campione Italiano nel 2008 e 2012, ad un soffio dal titolo. Riccardo Moretti ha partecipato ad 11 gare del Motomondiale ed ha lavorato poi per tanti anni come collaudatore, coach e tecnico federale ma nel 2020 la vita lo ma messo nuovamente a dura prova.

Ricky, come sono stati gli ultimi anni?

“Difficili, molto difficili! Nell’autunno 2020 ero uscito a fare una passeggiata in campagna quando un cacciatore inavvertitamente mi ha colpito in pieno volto con una fucilata. Mi è penetrato un pallino in un occhio. Ho perso la vista per otto mesi durante i quali ho dovuto dormire sempre seduto, per fare riassordire l’ematoma. Non mi potevo stendere e non vedevo nulla in quell’occhio. Mia madre, che non c’è più da tempo, aveva lavorato in ospedale a Ravenna ed i medici hanno preso particolarmente a cuore la mia situazione. Il primario mi ha trattato come un figlio nonostante le difficoltà legate all’emergenza Covid. Mi hanno proposto un’intervento chirurgico con una metodologia sperimentale e l’utilizzo di un gas. Ho firmato e per fortuna è andato bene. Sono dovuto restare dieci giorni a testa in giù ma con il tempo sono riuscito a riprendermi, ora finalmente sto bene”.

Intanto ti era arrivata la chiamata di TM?

“Dal 2016 stavo lavorando come collaudatore e tecnico del team POS TM Junior e proprio mentre stavo male la TM ufficiale mi ha chiesto di fare da Direttore Sportivo e coach del suo team nel Mondiale Junior. Mi sono fatto accompagnare al colloquio perché ovviamente non potevo guidare. Ho messo al corrente la squadra delle mie condizioni, a loro andava bene, ed ho lavorato come DS di TM. L’anno è stato positivo: il nostro pilota si è classificato quinto e TM seconda nella classifica costruttori. A fine anno TM ha lasciato ed io mi sono preso un anno di pausa dalle moto. Avevo bisogno di rifiatare dopo alcuni anni così difficili”.

Cosa hai fatto nel 2022?

“Sono tornato ad una vecchia passione: il mare. Ora sono skipper sui catamarani che portano in giro i turisti. L’amore per le barche me l’aveva trasmesso mio zio quanto mi aveva messo sopra un’asse di legno, da bambino. Non provo i brividi delle moto a parte magari quando c’è il mare in tempesta: in quel caso io mi diverto ma la gente è terrorizzata”.

Riccardo Moretti

Ti manca il motociclismo?

“Non riesco ad immaginare la mia vita totalmente fuori dalle moto. Nel 2023 vorrei tornare a lavorare come tecnico federale, come coach, senza però lasciare totalmente il mare. In inverno vorrei continuare a lavorare come skipper alle Canarie”.

Diamo uno sguardo al tuo passato di pilota. Hai il ripianto di non aver gareggiato a tempo pieno nel Motomondiale?

“No, ripianti zero! Tutto quello che sono riuscito a conquistare nella vita è stato unicamente grazie a me stesso, alle mie forze, mi sono fatto dal nulla. A 17 anni ero in sedia a rotelle mentre a 21 ero Campione Italiano e quegli anni c’era gente forte come Savadori, Tonucci ed altri. Ho gareggiato a lungo nel CIV grazie alle mie doti di collaudatore perché non avevo un soldo. Non ho corso a tempo pieno nel Mondiale per ragioni di budget e di età ma quando ho avuto la possibilità mi sono fatto valere”.

Ti sono mancate anche le conoscenze giuste?

“Diciamo che certi momenti non ho trovato sulla mia strada delle persone troppo oneste altrimenti, forse, sarei arrivato al Mondiale ma non penso più a queste cose. Ho fatto una bella carriera come collaudatore, ho lavorato allo sviluppo di tantissime moto, ho regalato alla Mahindra i suoi primi successi e va bene così. Il mio limite forse è stato quello di non essere stato abbastanza… social e personaggio. Io quando arrivavo in pista spegnevo il cellulare e non lo riaccendevo fino alla domenica sera. Mi piaceva stare in compagnia, fare stare bene chi era al mio fianco ma curavo poco tutto il resto. Io sono così, allegro e solare, semplicemente me stesso”.

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