10 Ottobre 2023

Il CIV può crescere? Simone Folgori “Proviamo a coinvolgere un pubblico nuovo”

Il direttore Simone Folgori parla dei problemi e delle prospettive di sviluppo del campionato italiano velocità.

Simone Folgori, CIV

Il CIV ci ha offerto il finale Superbike che nessuno si aspettava. La battaglia di Imola che ha assegnato il titolo a Lorenzo Zanetti ha alzato un gran polverone, in tutti i sensi. La frenata sbagliata e la collisione costata cara a Michele Pirro hanno acceso la miccia delle polemiche, alzando gli ascolti, come succede in ogni scenario del motorsport quando accade qualcosa di imprevedibile.

Adesso non è più tempo di discussioni, ma di bilanci. Il tripudio di folla alla Racing Night di Misano, a fine luglio, lascia intuire che il potenziale della serie tricolore sia ancora in parte inesplorato. Quali sono le prossime carte da carte da giocare, e i problemi da risolvere? Risponde Simone Folgori (al centro nella foto, in posa con i campioni 2023), direttore del CIV oltre ad essere dirigente della Federmoto Italiana e membro dell’Internazionale.

Siete contenti di com’è andata quest’annata?

Assolutamente si. Abbiamo tante categorie, per cui andiamo un po’ a cicli. In qualche stagione siamo al massimo da una parte, e soffriamo da un’altra. Poi le cose si invertono, direi sia normale. Il CIV è la vetta del motociclismo italiano che a livello internazionale sta brillando dovunque. Siamo primi o secondi dappertutto, abbiamo giovani interessantissimi che corrono a livello Mondiale. Dalle categorie entry level ne stanno arrivando altrettanti, nel CIV Junior stiamo lavorando bene. Ovviamente non ci fermiamo, si può sempre migliorare.

Cinque categorie non sono troppe?

No, sono quelle che devono essere. Abbiamo le tre categorie per derivate dalla serie del Mondiale (Supersport, Supersport e 300) e le due piccole. Il CIV è l’unico campionato nazionale che fa correre la Moto3, perchè siamo convinti che sia insostituibile. Anni fa i costi erano saliti alle stelle, per cui abbiamo introdotto il monomotore 450 che costa meno di 5 mila € e dura l’intera stagione. Questa sforbiciata non ha pregiudicato la prestazione: il tempo della pole a Misano sarebbe valsa la seconda fila nel Mondiale. Nel 2024 nella PreMoto3 faremo correre la Honda 250 che costa 9700 € e andiamo avanti con la Moto3 che serve per dare continuità: il tredicenne così può alzare l’asticella, senza aspettare di averne 16 per salire su una 300.

C’è qualcosa che non va bene?

Si, i costi esorbitanti che richiede entrare in Moto3 a livello internazionale. In Italia abbiamo 140 ragazzini in pista nel CIV Junior e per la prossima stagione siamo già 40 preiscrizioni in PreMoto3. Ma dopo c’è un tappo. Il Mondiale Junior Moto3 richiede budget stellari, 2-300 mila €, e fa correre 35 piloti, la maggior parte spagnoli, un po’ d’italiani e altri 6-7 del resto del Mondo. Alla Dorna gliene servono 5 ogni stagione per alimentare il vivaio del Motomondiale. Ma il motociclismo globale può campare con soli 35 prospetti? Per fortuna è partito un progetto mondiale MiniGP con le Ohvale, il gradino successivo sono le formule che usano Honda 250, ecco perchè abbiamo adottato la stessa identica moto nella futura PreMoto3. Però manca riorganizzare il livello seguente, ovvero la Moto3. In tutto il Mondo ci sono circa 80 piloti che corrono in Moto3 divisi fra Mondiale, JuniorGP e italiano: sono troppo pochi.

Perchè in Superbike a Imola ci sono stati solo 14 partenti?

E’ un problema che si è verificato anche nei round precedenti. Abbiamo avuto qualche defezione per motivi economici e qualche infortunio, contingenze che pesano molto perchè il bacino è troppo circoscritto. Servirebbero 3-4 piloti fissi in più per avere una griglia di 20-22, che è lo standard in tutti i campionati d’elite. Stiamo lavorando anche con le Case. La formula tecnica ci sembra giusta.

Nel ’24 la Superbike avrà ancora la centralina unica Motec?

Per il 2024 si. Stiamo guardando a come verranno adattati i regolamenti internazionali dei prossimi anni. Siamo al tavolo FIM che sta definendo come sarà la Superbike del futuro. Nelle intenzioni, finalmente, ci sarà perfetta omogeneità fra le regole del Mondiale equelle di tutti i campionati nazionali. Adesso ciascuno fa da se, per cui la Superbike da mondiale è una cosa, e quelle di CIV, MotoAmerica, BSB, Spagna sono differenti l’una dall’altra. Le Case sono in difficoltà e si crea disinteresse. Ora basta: fra qualche anno con lo stesso kit si potrà correre nel WorldSBK ma anche negli altri campionato, incluso il CIV.

Perchè avete confermato il monogomma Dunlop?

Abbiamo lanciato un bando e abbiamo scelto il marchio che ci ha offerto le migliori condizioni. Dunlop sarà fornitore unico di tutte le categorie e anche title sponsor del CIV. Ci aiuterà a farlo conoscere meglio.

C’è stata polemica per le concomitanze con l’Endurance. Accadrà di nuovo?

A Imola ho riunito tutti i nostri piloti che corrono anche nell’EWC. Gli ho mostrato la nostra bozza di calendario ’24 e per fortuna non ci sono concomitanze. Come CIV abbiamo poco margine, perchè ogni circuito ci offre una o al massimo due date disponibili durante la stagione. Abbiamo già in mano le bozze di MotoGP ed Endurance, la WorldSBK sta ancora lavorando su varie opzioni. Al momento siamo salvi, riguardo l’Endurance. Però ci saranno incroci fra Endurance e WorldSBK: sono curioso di vedere se i piloti italiani che fanno entrambi i campionati scriveranno a Dorna per lamentarsi, come hanno fatto con il CIV…

Il CIV è la vetta, ma la base come va?

Ci stiamo adattando ai tempi. Una volta il motociclismo era alimentato dalla strada: il ragazzino comprava il motorino, si divertiva, capiva di andare forte e arrivava in pista. Adesso non abbiamo più questo serbatoio. Quindi serve gestire la base come fanno negli altri sport, tipo calcio o basket. Adesso se un ragazzino non ha in famiglia qualcuno del giro, è difficile che possa avvicinarsi. Vogliamo creare un sistema che fornisca occasione, un paio di volte la settimana, ai bambini e ragazzi di andare a prepararsi nell’impianto più vicino, con una scuola di avviamento federale. Lì trovano gli strumenti e il supporto dei nostri tecnici, vogliamo creare un sistema identico alle scuola calcio. Dove si imparano i fondamentali e si viene inseriti in un processo agonistico adeguato al livello di ciascuno.

Che significa?

Adesso anche nelle categorie entry level il livello è altissimo. Noi vogliamo creare percorsi adatti per tutti: chi ha il potenziale del futuro campione andrà subito nelle serie nazionali, altri meno dotati non devono smettere, ma proseguire l’attività in gare al loro livello. Magari con la prospettiva di diventare piloti amatori, da trofeo. Negli altri sport funziona esattamente così, e vogliamo che il motociclismo si adatti, senza lasciare indietro nessuno.

Come gestirete i piloti d’interesse federale?

Intensificheremo ulteriormente il programma di preparazione FMI, quest’anno siamo arrivati a circa 40 appuntamenti. Quindi vediamo i ragazzi ogni settimana: vengono preparati in maniera specifica, imparano un metodo di lavoro, anche su dettagli che prima non venivano considerati. I giovani piloti adesso sono più pronti per la gara, e ne vediamo i risultati. Aumenteremo gli sforzi in questa direzione.

Quando corre il CIV i circuiti sembrano deserti…

Abbiamo in media 7-8 mila spettatori, non sembrano tanti perchè corriamo in autodromi da centomila persone. Ma gli altri sport nazionali, calcio escluso, quanto fanno? Guardate le presenze nel basket, nella pallavolo: lì 4 mila spettatori sono un record.

Aumentare pubblico ed esposizione è una priorità?

Dobbiamo prendere atto che il CIV non è il Mondiale. Noi siamo qualcosa di diverso, vogliamo proporre contenuti diversi. Per questo ci siamo inventati la Racing Night a Misano. Dobbiamo parlare ai giovani, utilizzando i social, puntare su catalizzatori d’interesse che sono nella natura del CIV. Il grande successo della Racing Night ci fa capire che quando hai qualcosa di intrigante da dire, il motorsport resta un contesto che attira, a tutti i livelli. Abbiamo coinvolto un pubblico nuovo: è arrivata gente che aveva passato la giornata al mare e la sera è venuta a divertirsi da noi. Hanno trovato i party con la musica disco, le piadine, la possibilità di farsi la foto coi piloti. Ha funzionato benissimo.

La Racing Night di Misano è replicabile in alti luoghi?

Ogni tracciato che ci ospita ha prerogative differenti. Pensate quando corriamo a Valllunga: sarebbe bellissimo presentarlo come “Roma Round”, allora si che cambiarebbe la situazione. Ma è difficile coinvolgere il pubblico. Serve trovare la data giusta, perchè in piena estate i romani vanno al mare, non verrebbero a Campagnano al caldo. Bisognerebbe trovare la chiave giusta per ogni luogo. Al Mugello potremmo puntare sul buon cibo, a Imola sul mototurismo, e così via.

E cosa servirebbe per allestire uno show così?

Per esempio lavorare insieme ai circuiti, ma facciamo molta fatica. Il CIV per qualunque autodromo è un contesto difficile da gestire. Siamo tanti, le gare di moto sono più pericolose delle auto e paghiamo molto meno. Per cui non siamo così attrattivi per chi ci ospita.

Cosa si può migliorare?

Il rapporto con le Case Costruttrici, per esempio. Ancora l’importanza del CIV non è stata colta in pieno, invece per le industrie sarebbe una piattaforma perfetta. Potrebbero fare presentazioni di nuovi modelli, ma anche organizzare bei giri in moto nei luoghi vicini al circuito. Bisogna uscire dalla logica di pilota-team-gara: il CIV può essere molto di più. Un luogo piacevole ed emozionante dove ospitare clienti attuali e futuri.

Ma non lo state già facendo?

Con alcuni marchi si. Portano i loro clienti al CIV e tutti tornano a casa grati all’azienda che li ha ospitati e magari si legano in maniera permanente al campionato. Gli facciamo vedere il nostro mondo senza alcuna restrizione, li portiamo ovunque. A Misano nella pausa pranzo abbiamo fatto fare il giro di pista con il trenino, quello classico da turisti sul lungomare. Abbiamo avuto la fila, lo avremmo potuto mandare in giro l’intera giornata. Ovviamente non è un’esperienza da appassionati, ma per chi viene per la prima volta è divertente. Ci dobbiamo mettere nella condizione di diversificare le proposte, di farci piacere a più gente possibile.

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