31 Dicembre 2022

Pecco Bagnaia con il numero 1? C’è chi ha corso con lo zero!

Pecco Bagnaia dovrebbe correre l'anno prossimo con l'#1? In passato si sono visti persino piloti correre con il #0, anche nel Motomondiale.

Pecco Bagnaia con il numero 1? C'è chi ha corso con lo zero!

Ciclicamente, di questi tempi, anno dopo anno si ripropone lo stesso dilemma. Nello specifico: il Campione in carica della MotoGP dovrebbe correre con il numero 1? Pecco Bagnaia, quantomeno ufficialmente, non ha sciolto la riserva. Soltanto a fine gennaio, cogliendo la palla al balzo della presentazione ufficiale Ducati MotoGP 2023, comunicherà la sua decisione se continuare con il suo #63 o mostrare, ben in vista sul cupolino della propria Desmosedici GP, il #1. Di fatto nella top class questa è una tematica ricorrente, ma in passato la classe regina ha davvero dato i numeri!

CASEY STONER L’ULTIMO CON IL #1

D’altronde sono ormai 10 anni che non si vede il numero 1 in MotoGP. L’ultimo era stato Casey Stoner nel 2012, con i suoi successori che avevano deciso di rinunciare al distintivo numero riservato al Campione in carica. Da Jorge Lorenzo con il #99 nel 2013 (dopo aver corso con l’#1 nel 2011) a Marc Marquez (sempre con il suo #93), fino ai recenti casi di Joan Mir e Fabio Quartararo, i quali hanno conservato i rispettivi #36 e #20. Per non parlare di Valentino Rossi, il quale ha (ovviamente) voluto sempre mantenere il suo marchio di fabbrica rappresentato dal #46.

DILEMMA #63 O #1 PER PECCO BAGNAIA

Come detto, Pecco Bagnaia annuncerà la sua decisione definitiva tra poco meno di un mese. Nelle ultime settimane ha ribadito di non aver ancora fatto chiarezza in tal proposito. Affascinato sì da quel #1 che tutti i piloti sognano, ma che comporta anche una pressione aggiuntiva. Tralasciando immancabili elementi di superstizione e quant’altro. Una tesi che si può estendere anche ad Alvaro Bautista, considerando che nell’entry list (provvisoria) del Mondiale Superbike 2023 figura con il #19.

PHIL READ CON IL #0 A LE CASTELLET NEL 1975

Staremo a vedere, ma nel passato si sono registrati episodi di tutti i colori e…numeri! Celebre il caso di Phil Read al Gran Premio di Francia 1975 disputatosi al Circuit Paul Ricard di Le Castellet. All’epoca i numeri venivano assegnati d’ufficio dagli organizzatori di gara in gara, così in quella circostanza il #1 era stato riservato a Teuvo Lansivuori e non al Campione del Mondo 500cc in carica. In segno di protesta, Read scelse di correre addirittura con il numero zero sulla propria MV Agusta, per un episodio passato alla storia. Addirittura, riporta il libro “Ils ont gagné sur le circuit Paul Ricard” scritto da Eric Barthelemy, alcuni appassionati d’oltralpe sarcasticamente dissero all’epoca “Il numero che Phil Read si merita“. L’infinita rivalità sull’asse Francia-Regno Unito estesa anche al motociclismo…

ANCHE LA SERT NELL’ENDURANCE CON LO ZERO

Un futuro Campione del Mondo di Formula 1 come Damon Hill nonché ex-motociclista (doveroso ricordare: corse in moto dal 1981 al 1984 con una Yamaha TZ350, vincendo un titolo Clubman 350cc nel 1983) disputò due stagioni consecutive con la Williams caratterizzata dal #0. Nel 1993 e 1994, con Nigel Mansell e Alain Prost congedatisi da Campioni in carica, l’iridato 1996 dovette correre con il rinomato appellativo di “Capitan Zero“. Per ragioni diverse la squadra regina dell’Endurance, la Suzuki S.E.R.T., a sua volta nel 2000 affrontò il mondiale inizialmente con lo zero sulla GSX-R 750 vestita con i colori Chesterfield. Fino al 2000 compreso, infatti, il titolo di Campione del Mondo Endurance veniva assegnato ai piloti e non ai team. Al termine della stagione 1999 Jehan d’Orgeix lasciò la S.E.R.T. e, proprio per questa ragione, la squadra di Dominique Meliand si ritrovò costretta a correre con il numero 0 attribuitogli dalla FIM, passando successivamente al #100.

ZERO DAVANTI AL NUMERO DI GARA

Nell’Endurance si sono inoltre visti diversi numeri di gara con lo zero davanti, un po’ come alla Andrea Dovizioso ed il suo famoso #04. Prerogativa della 8 ore di Suzuka, con le squadre giapponesi spesso, loro malgrado, impossibilitate a correre con dei numeri riservati ai team permanenti del Mondiale Endurance. Per questo motivo Kevin Schwantz, nella sua straordinaria partecipazione del 2013 corse con il #071 e non con il #71 del Team Kagayama. Ragioni simboliche hanno invece portato il team TRICKSTAR ad affrontare più volte la 8 ore con il #01, chiaro riferimento all’EVA-01 di Neon Genesis EVANGELION con annessa livrea dedicata.

SENTI UN PO’ PECCO BAGNAIA: ALTROVE IL #1 É OBBLIGATORIO

Tornando al tema iniziale, la scelta del #1 resta opzionale nei Campionati FIM, ma in alcune realtà è persino obbligatorio per i Campioni in carica. Questo nell’AMA Supercross/Motocross, dopo che in passato Ricky Carmichael corse con il suo iconico #4 (anche nella sua stagione di commiato da part-timer del 2007). Il Giappone si conferma invece un mondo a parte, basti pensare che dal 2020 tutti i numeri di gara di tutte le classi dell’All Japan (!) sono assegnati d’ufficio in base ai piazzamenti della stagione precedente. Il Campione in carica corre con il #1, il suo vice con il #2 e via discorrendo fino al decimo. Squadre e piloti si opposero a questa decisione d’altri tempi, ma la MFJ (la Federmoto giapponese) andò avanti per la sua strada. Con il risultato che alcuni piloti hanno perso i loro numeri di gara distintivi ed alcuni sponsor, vedi MuSASHi ed il suo #634, hanno salutato la compagnia anche per questa normativa regolamentare che ci riporta ai tempi che furono del motociclismo.

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