13 Giugno 2020

MotoGP, Yamaha: problemi per 10 tecnici di Rossi e Vinales

Le restrizioni di viaggio penalizzano il personale giapponese di MotoGP. Nel box di Valentino Rossi e Maverick Vinales mancano all'appello 10 tecnici.

MotoGP, Maverick Vinales e Valentino Rossi

Inizia il countdown verso la stagione 2020 di MotoGP dopo l’annuncio del calendario ufficiale. Prima tappa a Jerez a metà luglio, ma i team giapponesi sono già in allarme per le restrizioni di viaggio ancora in vigore. Ad esempio, secondo le regole attuali, 10 uomini del team Yamaha di Valentino Rossi rischiano di non poter raggiungere l’Europa. “Ciò significherebbe un ingiusto vantaggio per i costruttori europei“, avverte Lin Jarvis.

HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA

Bisogna quindi lavorare sul fronte diplomatico. Le misure restrittive sono state allentate in molti paesi, i confini europei sono di nuovo aperti e i viaggiatori non devono più sottostare alla quarantena. Esistono ancora focolai di Coronavirus che lasciano qualche perplessità, come il caso della Lombardia in Italia. Ma nelle prossime quattro settimane la crisi sanitaria dovrebbe andare scemando. Dal 1° luglio i confini dei Paesi europei dovrebbero essere aperti anche a chi arriva da Paesi extraeuropei.

Il team factory Monster Energy Yamaha di Maverick Vinales e Valentino Rossi di solito porta 55 persone nel paddock. In base al protocollo di sicurezza redatto da Dorna il personale deve essere ridotto a 45. Ma ad oggi dieci di loro restano bloccati nei propri confini. “La nostra più grande preoccupazione residua è la libertà di viaggio per il gruppo giapponese“, ha spiegato Jarvis a Speedweek.com. “Nel nostro caso ci sono anche gli australiani. Al momento non possono volare in Europa anche con un test Covid-19 negativo. In Australia, hanno ora introdotto un sistema che consente eccezioni a importanti impegni professionali. Ora abbiamo un calendario ufficiale, quindi possiamo iniziare a parlare. Abbiamo una data, un progetto, un programma e ora possiamo fornire chiare ragioni per cui abbiamo bisogno di questa e quella persona alle gare“.

PERMESSI SPECIALI PER LAVORO

Per consentire agli ingegneri giapponesi e australiani di raggiungere l’Europa servirà un apposito permesso dei rispettivi governi. Fino a quando non saranno in territorio europeo Lin Jarvis non si sente tranquillo. D’altronde nel team di Valentino Rossi c’è anche personale proveniente dall’Oceania. “Abbiamo chiarito che possiamo prendere parte alle gare della MotoGP solo se è possibile trovare una soluzione. I nostri ingegneri giapponesi devono essere in grado di partecipare ai Gran Premi. Se non possono venire, faremo fatica a correre. Se i giapponesi non possono arrivare, anche Honda e Suzuki saranno penalizzate. Ciò creerebbe chiaramente una situazione in cui i produttori europei di MotoGP godrebbero di un ingiusto vantaggio perché possono competere a pieno regime. Il nostro timore è che la nostra partecipazione al Mondiale venga influenzata in modo significativo. È quindi molto importante che questo problema sia risolto“.

Resta poi il problema del ritorno. Gli ingegneri giapponesi (ma anche asiatici in genere e australiani) non possono tornare nel loro Paese tra una gara e l’altra, vista la distanza temporale ravvicinata. Dovranno rimanere in Europa per molto tempo. Tuttavia, l’accordo di Schengen stabilisce che gli stranieri possono rimanere solo per 90 giorni nell’arco di sei mesi. Un bel nodo da sciogliere prima dell’inizio della stagione MotoGP. “Stiamo cercando soluzioni a questo problema“, ha concluso Lin Jarvis. “Nella nostra politica aziendale, il rispetto della legge è la massima priorità. Una società come Yamaha, quindi, non vuole e non farà nulla che non sia conforme alla legge. Punto“.

Lascia un commento