25 Dicembre 2023

MotoGP, Pedro Acosta è già “SpongeBob”: Poncharal spiega perché

Tech3 pronto a dare il massimo per Pedro Acosta, che ha già un soprannome curioso... Ne ha parlato Hervé Poncharal.

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di Marc Seriau/paddock-gp

Prima di una lunga intervista con Hervé Poncharal nelle vesti di presidente dell’IRTA, che vi faremo leggere prossimamente, abbiamo potuto intervistare Poncharal in qualità di Team Owner del team GASGAS Factory Racing Tech3 MotoGP in occasione dei test ufficiali a Valencia. Uno dei temi di giornata è stato il debutto nella categoria regina del campione del mondo Moto2 2023, Pedro Acosta, che il prossimo anno correrà sotto i colori rossi della filiale GASGAS del Pierer Mobility Group. E lì, mentre parlava il boss di Tech3, mi è venuto in mente un soprannome…

Hervé Poncharal, i primi giri di un esordiente in MotoGP a Valencia ormai non sono un argomento nuovo per voi.

[Risata] Sì, sta diventando un po’ una consuetudine. Nel 2022 abbiamo avuto 2 debuttanti in uscita dalla Moto2, un campione e un vice-campione del mondo. Nel 2023 abbiamo avuto anche un esordiente che era campione del mondo e nel 2024 avremo ancora un rookie campione del mondo. Ma sia chiaro, senza mancare di rispetto agli altri che sono tutti super piloti e lo dimostrano, Pedro Acosta è un pilota clienti, come dicono Marc Márquez, Dani Pedrosa, Jorge Lorenzo, Jorge Martin, ecc… Un cliente molto particolare, molto speciale. Abbiamo seguito il suo viaggio e ricordo di averlo visto nella Rookies Cup: quando l’ho visto togliersi il casco ho visto questa testa di gallina uscire dall’uovo. Ridevamo perché aveva davvero una faccia buffa e simpatica, da allora tutto il paddock lo segue e la sua crescita è stata fulminea.

Ha vinto la Rookies Cup, è stato campione del mondo all’esordio in Moto3, è stato miglior esordiente in Moto2 e l’anno successivo è diventato campione del mondo. Quindi in 3 anni ha 2 titoli mondiali, in 4 anni ha 4 titoli, ha 19 anni e arriva in MotoGP. Batte i record di precocità di Marc Marquez, quindi sì, arriva un fenomeno e ne siamo super felici! In più suo papà è pescatore, sono persone super modeste, super semplici, ma per me essere semplici e modesti è una qualità. Li adoro! E lui ha mantenuto questo lato modesto, questo lato con i piedi per terra. Anche se ha 19 anni e la vita per il momento gli ha sorriso, non non si è montato la testa. Indossa sempre la divisa della squadra, non è affatto il tipo bling bling che arriva con macchine pazzesche o fidanzate scintillanti.

Perché Pedro Acosta è SpongeBob?

Hervé Poncharal: “Siamo alla fine della prima giornata di test 2024, e lui si sta comportando bene: è a poco più di un secondo dal miglior tempo e non ha commesso alcun errore. Perché è SpongeBob? Deriva dalle prime parole del suo capo meccanico (Paul Trevathan) durante la pausa di mezzogiorno del suo primo giorno in MotoGP. Gli ho chiesto “Cosa devi dirmi?”. Mi dice che è una spugna, che tutto quello che gli viene detto lo assorbe ed in ogni run vediamo che quello che ha assorbito lo mette subito in pratica in pista. Ma sinceramente non dobbiamo lasciarci andare all’estasi.”

“Ogni collaborazione all’inizio va sempre bene, poi però possono esserci degli intoppi, giusto? Quando ti sposi è per tutta la vita, invece a volte, prima della fine della tua vita, divorzi, ti separi… Vedremo più avanti come si evolverà la situazione. Una stagione è dura, ci sono momenti di tensione, ci sono momenti di pressione, ci sono momenti in cui stai male. Quindi sta a noi creare un gruppo attorno a lui, ma sento che è una persona speciale, intelligente e con i piedi per terra, che ha voglia di arrivare e che adotta il metodo giusto.”

“Avere uno come Acosta…”

Hervé Poncharal: “Era solo il primo giorno, ma sono molto orgoglioso di averlo nella nostra squadra. Ora spetta a noi costruire il suo bozzolo. Ha 19 anni ed è due volte campione del mondo, ma è ancora un adolescente, un po’ come un bambino. Ed io adoro i giovani. I piloti mi hanno sempre affascinato: sono i nostri eroi, i nostri gladiatori. Avere uno come Pedro Acosta… Beh, voglio dargli tutto quello che ha diritto di aspettarsi per crescere, voglio renderlo felice, e soprattutto voglio rendere felice la mia squadra, perché è importante. Avremo 22 gare, 44 partenze in MotoGP, e se fatto con il sorriso, anche quando si è stanchi, è davvero bello! Voglio ricreare un gruppo, perché ci sono stati momenti in cui è stato un po’ complicato. A volte non siamo stati completamente aiutati, ci sono stati cambiamenti nel personale e tutto il resto. Ora però stiamo ricreando Tech3 come quel gruppo è stato qualche anno fa in Moto3 e in MotoGP.” 

“In ogni caso il mio obiettivo è dare ai nostri piloti quello che si aspettano per poter fare bene. Dopo tocca a loro, ma almeno per me, per tutto quello che c’è prima del semaforo, io do il massimo, e lo do a tutta la mia squadra di circa 50 persone, lo do ciascuno di loro. Il massimo che posso dare loro perché stiano bene, perché vadano d’accordo, mettano insieme le persone giuste e diano loro a livello materiale qualcosa per vivere bene, per far sì che siano felici. Che tutti siano “A happy man”, come diceva William Sheller, degli uomini felici. E Dio sa se è complicato, se ci possono essere tensioni quando ci sono 22 gare con 44 partenze. O quando a volte capitano i viaggi in cui i meccanici non tornano a casa per 2 mesi! Quindi si vive insieme per 2 mesi, 30 giorni al mese, quasi 24 ore al giorno, perché spesso condividono le stanze insieme. È importante che le cose vadano bene, questo è il mio ruolo principale.” 

L’articolo originale su paddock-gp

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