7 Aprile 2023

MotoGP, svolta Matteo Flamigni: il capotecnico ha messo le ali a Bezzecchi

Bezzecchi, che gara in Argentina! Tutta la soddisfazione del suo capotecnico Matteo Flamigni nella nostra intervista

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Il GP in Argentina è stato un evento memorabile. Marco Bezzecchi, al secondo anno in MotoGP, ha centrato la sua prima vittoria di categoria e con ampio margine sugli avversari in condizioni complesse. Un risultato che ha scatenato la festa sia in Ducati, che lì non ci aveva mai vinto, che soprattutto in Mooney VR46 Racing Team, al primo successo in classe regina. Ce lo racconta un orgoglioso Matteo Flamigni, che sta accompagnando il riccio pilota #72 sempre più in alto. Com’è il rapporto con Bezzecchi? Qual è il suo ruolo e quello di tutta la squadra in questi risultati? La nostra intervista.

Matteo Flamigni, ti sei ripreso dallo scorso weekend? Ma cos’ha combinato il tuo pilota?

Il problema più grande adesso è far tornare la voce, ma mi sta già tornando, è positivo! Direi che comunque sto iniziando a metabolizzare adesso, anche perché vedo un interessamento che è aumentato in maniera esponenziale. Ho realizzato quindi che è successo qualcosa di incredibilmente bello e grande.

Un risultato ottenuto dominando in quel modo.

Marco in Argentina è riuscito ad essere estremamente veloce sull’asciutto ma soprattutto in condizioni molto difficili come quelle di domenica sul bagnato. Direi che è stato un weekend quasi perfetto.

La vedevi arrivare questa vittoria o Bezzecchi ha “sorpreso” anche te?

Da un lato mi ha sorpreso, una vittoria è sempre molto difficile da ottenere. Ma dall’altro aveva ed abbiamo la consapevolezza del lavoro che stiamo facendo. Un lavoro iniziato l’anno scorso che ha già dato degli ottimi frutti con la vittoria del Rookie dell’Anno, col podio di Assen, col 4° posto a Phillip Island e Sepang… La cosa che mi è piaciuta di Marco è che ha iniziato così come ha finito, forse anche meglio! Questo vuol dire che è stato un inverno in cui lui ha lavorato molto bene, ma l’abbiamo fatto anche noi come team. Il podio di Portimao è stato l’elemento che ci ha fatto capire di essere sulla strada giusta. Diciamo quindi inaspettato ma fino ad un certo punto. Poi, come dico sempre anche a Marco, esistono weekend come questo e fine settimana in cui ci si deve difendere, si fatica un po’ di più. In un Mondiale di 21×2 gare non può essere sempre come domenica, ma conosciamo il nostro valore ed affrontiamo tutto con la dovuta maturità.

Com’è il rapporto tra te e Marco Bezzecchi?

Si è instaurato un bellissimo rapporto già dall’anno scorso, ci siamo presi bene da subito. Marco è un ragazzo molto spontaneo, molto affettuoso e simpatico, è praticamente impossibile non avere un buon feeling con lui. Anche io sono una persona abbastanza aperta e solare, da questo punto di vista ci assomigliamo un po’. Lui adesso sta iniziando ad essere anche più riflessivo, prima era un po’ più irruento ed istintivo, doti che comunque non guastano nella MotoGP di oggi. Ma è giusto anche capire che in una stagione così è inutile rischiare per fare una prestazione in più quando a volte è meglio accontentarsi, valutando insomma i pro ed i contro. In generale mi piace lavorare anche da questo punto di vista con Marco, non solo il lato tecnico ma anche aspetti di comportamento. Mi piace molto, è intelligente ed è in grado di capire quello che voglio dire: non basta solo il polso servono anche certi comportamenti sulla moto. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per continuare a fare bene.

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Diamo anche un po’ di merito al capotecnico?

[risata] Lo lascio dire agli altri… Io posso solo dire che nella mia carriera ho imparato tanto da tutte le persone con cui ho lavorato, in particolare da Valentino Rossi. Non mi ha solo trasmesso delle nozioni tecniche, vedendolo guidare ho imparato molto a livello di elettronica, dinamica… Ma oltre a questo mi ha trasmesso soprattutto un’attitudine mentale, un approccio alle corse, il modo in cui si affrontano i weekend di gara. Ho osservato Valentino per 18 anni, ti entra dentro e diventa un tuo modo di essere. Credo di aver portato questo nella squadra e di averlo trasmesso a Marco, questo mi inorgoglisce molto.

Si possono imparare tante cose, ma serve anche la capacità di trasmetterle.

Assolutamente, è proprio questo che mi inorgoglisce. Sono già riuscito a farlo con Marco e ho ancora tante cose da trasmettergli. Parliamo di un’attitudine, una “strategia” di un weekend di gara che aiuti ad essere competitivi.

Cosa ti ha colpito di più della crescita di Bezzecchi?

Di Marco mi piace soprattutto il fatto che impara in fretta e riesce a mettere in pratica altrettanto in fretta quello che impara. Non è scontato. Quest’anno è migliorato in tutte le fasi di guida e questo gli ha permesso di fare tre podi in due GP. Direi quindi la velocità con cui è veloce!

Su cosa invece deve lavorare ancora?

Al momento non vedo dei lati negativi nell’approccio di Marco ad un weekend di gara. Certo sta lavorando per essere in alcuni momenti più riflessivo. Probabilmente la caduta nella Sprint in Portogallo l’ha comunque portato a riflettere sull’errore ed a fare poi il podio domenica. Non tutti i mali vengono per nuocere. Chiaro che sarebbe stato meglio non cadere, ma probabilmente senza la caduta avrebbe fatto una gara diversa domenica. Non lo so di preciso, è un’ipotesi mia, presumo però che l’arrabbiatura del sabato l’abbia motivato a tal punto da dire “Bene, adesso mi devo riscattare!” Denota una grandissima forza di carattere e determinazione, oltre al fatto che Marco impara molto dagli errori che fa.

Possiamo parlare anche di feeling ormai quasi perfetto tra Bezzecchi e la sua Ducati?

Sì, assolutamente. Lui riesce a portarla al limite in maniera egregia, è migliorato tantissimo in tutte le fasi di guida e credo ci sia ancora margine, anzi sono convinto che ce ne sia ancora. Come dico anche a Marco, lavoriamo a testa bassa e con i piedi per terra, continuiamo nel percorso intrapreso ed alla fine vedremo dove siamo.

Parliamo di te: hai certo grande esperienza, ma sei appena al secondo anno da capotecnico. Come stai “crescendo” in questo tuo ruolo accanto a Bezzecchi?

Direi che ho sempre più in mano la situazione. Riesco a valutare sempre meglio quello che mi accade attorno, a volte riesco anche a prevenire determinate situazioni ed a gestirmi bene a casa, preparando un piano di lavoro del weekend che, gara dopo gara, è sempre più preciso e dettagliato. Questo vuol dire avere appunto una visione sempre più fine dell’evento in sé. Riesco ad andare nei dettagli molto più a fondo in ogni settore e questo secondo me è quello che si vede in pista, quando Marco fa quello che fa. Il risultato di una serie di lavori svolti sempre più dettagliatamente, meticolosamente e nel modo giusto.

Secondo anno MotoGP non solo per Bezzecchi, ma anche per la squadra. Come sta funzionando?

Sta girando benissimo, i ragazzi mi stanno stupendo in positivo in ogni gara. Abbiamo esordito a Portimao con due cadute di Marco ed i ragazzi sono stati non dico eccezionali, di più. Ognuno nel proprio ruolo sta facendo il 110%, anche perché questo nuovo format è stressante per i tecnici ma soprattutto per i meccanici che lavorano sulla moto. Devo dire che ho una squadra di primissimo ordine, dal primo all’ultimo: ragazzi eccezionali che lavorano a testa bassa dalla mattina alla sera, non fanno errori ed è fondamentale. Adesso hanno già preso un certo ritmo di lavoro e dimostrano veramente delle grandissime qualità. Sono orgogliosissimo della mia squadra! Abbiamo poi una moto ottima che stiamo cercando di mettere nelle migliori condizioni per permettere a Marco di performare al meglio.

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Com’è questo nuovo format di gare?

Vedo che al pubblico piace molto questa gara del sabato in cui tutti corrono come matti. Una gara da cardiopalma dalla prima all’ultima curva, a differenza della gara di domenica in cui i piloti devono gestire di più le gomme, quindi è un po’ più “tranquilla”. Quella del sabato è veramente una corrida, l’adrenalina è a mille e per noi tecnici è comunque complicato: abbiamo il turno della mattina, le qualifiche, subito dopo la gara sprint. Dopo devi ripreparare le moto per la gara di domenica, senza tralasciare nulla, devi poi montare della componentistica che abbia un chilometraggio non troppo alto, componenti che devono avere un range di funzionamento di un certo tipo… Ci sono tantissime cose da gestire, poi a volte ci si mette il meteo come in Argentina, con sabato asciutto e domenica bagnata, una moto per condizione, mappature elettroniche diverse, gomme diverse… Siamo a tutto gas da mercoledì mattina a domenica sera!

Il nuovo format però ha portato ad opinioni contrastanti, soprattutto per i rischi. Tu cosa ne pensi?

Facendo una media pesata, nell’economia di un weekend il rischio di farsi male o di cadere in una sprint, con in palio la metà dei punti, incide in maniera molto più alta rispetto alla gara di domenica. Il rischio di farsi male è lo stesso, ma se succede sabato ti perdi quella e la domenica. Pensando alle prime due sprint, sono davvero gare da brivido, quasi da non guardare! Però vedo che al pubblico piace ed ai piloti alla fine piace correre.

Dalla parte dei tecnici invece?

Avere l’opportunità di capire che eventualmente il setting del sabato non è quello giusto ti dà la possibilità di rimetterti in gioco la domenica, hai una seconda occasione. A livello tecnico, sabato ti accorgi per esempio che consumi troppo la gomma sul lato destro. Fai quindi delle modifiche di elettronica, di potenza, di traction control su quel lato per far sì che domenica questi problemi scompaiano. Dall’ipotetico 5° posto del sabato puoi puntare al podio domenica. Tecnicamente ci dà l’occasione di migliorare sempre di più. A me piace!

Guardando la generale, dopo due GP le prime quattro posizioni iridate sono tutte Ducati.

La Ducati è una moto veramente eccezionale, performante, versatile. E vanno forte tutti, a differenza delle altre case costruttrici in cui emerge sempre un solo pilota. È una moto che merita di essere dov’è! Secondo me Ducati è stata molto lungimirante nell’avere otto moto in pista: otto piloti, tra i quali quasi sempre quello che fa la pole position, possono confrontare i dati tra di loro. Guardando quindi la telemetria del pilota più veloce sono in teoria in grado di andare come il più veloce. La moto, già veloce di per sé, lo diventa ancora di più. Otto moto in pista è quasi come avere 10 cavalli in più. Gli altri non se ne sono resi conto, anzi all’inizio dicevano che non ce l’avrebbe mai fatta a gestirle. Adesso si mordono le mani!

Oltre a parlare di “Ducati Cup”.

Questa però è un pregio di Ducati ed una loro mancanza. Quando c’era il dominio Honda negli anni ’90-2000, oppure anche il dominio Yamaha, nessuno diceva niente. Nel momento in cui ci si è trovati con poche moto in griglia, Ducati è stata l’unica casa che secondo me ha avuto veramente le palle di fare qualcosa per aiutare il campionato. Gliene va dato merito, mentre gli altri invece sono in grande difficoltà.

Tranne forse Aprilia, passata da due a quattro moto.

Credo ne abbia già tratto molti benefici. Una volta è veloce un pilota del team satellite, una volta sono veloci i due ufficiali. I due piloti del team satellite poi hanno modo di confrontarsi con i dati di Aleix Espargaro e di Maverick Vinales, quindi vedere ad esempio in quali curve sono più o meno lenti e ritarare il giro. Sapere ad esempio che alla curva 5 od alla curva 6 possono andare più forte è un approccio che aiuta. Puoi permetterti di dire “Bene, sono a due decimi dalla pole ma so che lì posso togliere un decimo e di là ne tolgo un altro”. Giri come la pole position! È un beneficio che ti deriva anche dalla forza psicologica che ti dà tutto questo.

Un discorso diverso da Yamaha, che ora ha solo due moto.

Non conosco più la moto quindi non so che difficoltà abbiano attualmente. Ma c’era il problema di confrontare i dati. Quartararo fino all’altro giorno non aveva possibilità di farlo con Morbidelli, che non era performante come invece lo è stato in Argentina. Con mia grandissima gioia! Ma il fatto di non poter fare confronti col tuo compagno di squadra ti penalizza molto.

Prossima fermata Texas, cosa ti aspetti da Marco Bezzecchi?

L’anno scorso purtroppo siamo andati via con una caduta, quest’anno ripartiamo da una buona base trovata nei test invernali e che abbiamo continuato a sviluppare sia in Portogallo che in Argentina. Mi aspetto quindi ulteriori progressi, sempre a testa bassa, coi piedi per terra e con la consapevolezza dei nostri mezzi. Abbiamo un ottimo team, un’ottima moto, un ottimo pilota, quindi lavoriamo come sappiamo ed i risultati arrivano.

Risultati a parte, com’è il feeling tra Bezzecchi e la pista di Austin?

L’anno scorso ne parlava in maniera positiva, secondo me è una pista sulla quale Marco può fare bene. Purtroppo non abbiamo i dati della gara dell’anno scorso perché è scivolato subito, ma spero di riuscire a far sì che la moto si comporti bene come in Argentina ed in Portogallo.

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In conferenza stampa, dopo la vittoria, Bezzecchi non l’ha escluso l’idea di un tatuaggio celebrativo. Secondo te lo farà?

Perché no? La prima vittoria in MotoGP non si scorda mai! Tra l’altro è una gara che è stata importante per vari motivi e per tante persone. Il primo successo di Marco in MotoGP, la mia prima gara vinta da capotecnico, la prima vittoria per Mooney VR46 Racing Team, la prima vittoria per parecchi ragazzi che lavorano nella squadra.

Aggiungiamo anche con Bezzecchi è arrivata la prima vittoria di Ducati su quel tracciato.

Assolutamente! Tra l’altro è anche la vittoria numero 72 fatta da Marco col #72. Sono tanti i numeri in ballo. Sì, ci sono gli ingredienti per un bel tatuaggio! Oppure anche mettere sopra a quello che ha già la data di domenica.

Quanta fiducia dà un risultato del genere?

Tantissima! Penso di aver realizzato un sogno. Dopo 18 anni con Vale mai avrei pensato di riprovare certe emozioni! Già la vittoria di Rookie dell’Anno del 2022 mi aveva inorgoglito parecchio, anche perché c’erano tanti esordienti. Una cosa però è vincerò se fai 15°, 10°, invece l’ha fatto con un podio e dei quarti posti su tracciati molto impegnativi, un 5° posto al Mugello… Insomma, su piste di peso per il Motomondiale, sulle quali servono gli attributi! Era stato già un segnale importantissimo per tutti noi, dal pilota all’intero gruppo di lavoro.

Foto: Mooney VR46 Racing Team

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