26 Aprile 2022

Moto2: caos in Portogallo, ecco perché tutto è stato fatto in regola

A Portimao sono caduti in undici e si è scatenato il putiferio. C'è chi ha parlato di favoritismo nei confronti del team VR46. Invece è stato seguito il regolamento.

red flag moto2 portimao

di Oléna Champlain/paddock-gp

Questo Gran Premio Moto2 del Portogallo, che ha chiuso il quinto appuntamento stagionale, sarà ricordato non necessariamente in positivo. Abbiamo anche sentito ripetere spesso la parola “scandalo”, una volta ripresa la gara dopo aver soccorso i piloti incidentati e spostato le moto. È stato insinuato un complotto, una rapina, alcuni addirittura convincendosi che il team VR46, il cui boss era sul posto, abbia colto al volo l’occasione. Ma non c’era nulla di illegale o premeditato. Dopo l’incidente collettivo, tutto è stato fatto secondo le regole. Il che non ci impedisce di porci un’altra domanda: tutto questo caos era evitabili?

Bandiera rossa in ritardo

La gara Moto2, su una pista di Portimao poco bagnata, ha finito per dare il colpo di grazia agli undici piloti uomini di testa. Si sono resi così conto, essendo i primi, che le condizioni non erano più praticabili con le slick. Non c’è stato alcun acquazzone, quindi la Direzione Gara davanti ai suoi venticinque schermi ha studiato i tempi sul giro per valutare se fermare tutto e permettere il cambio gomme. La decisione però non è mai arrivata: è stata la caduta collettiva a portare alla bandiera rossa. Una scelta che, secondo alcuni osservatori in loco, si doveva prendere ben due giri prima del disastro

In questa fase della riflessione, va ricordato che in precedenza gli stessi piloti valutavano le condizioni e alzavano il braccio per avvisare la Direzione Gara che sarebbe stato bene sospendere la corsa. Un gesto che non è stato proibito, ma è diventato obsoleto, i costumi sono cambiati… Vista la ‘sensibilità’ dei diritti televisivi, disputare una gara al giorno d’oggi significa cadere o fare risultato, costi quel che costi. E nessuno degli undici piloti incidentati ha fatto il minimo movimento per avvertire che ormai la situazione era al limite.

Regole rispettate

Una volta fatto il danno, si è messo in moto spietatamente l’iter regolamentare. I piloti hanno dovuto riportare le moto in pit lane entro cinque minuti dall’incidente e senza tagli in pista. È seguita la breve procedura di partenza con una griglia ridotta, per una gara di sette giri. Tutto questo è pianificato e rientra nell’ambito della necessità di rispettare i tempi della trasmissione televisiva. Ma in Moto2, come in Moto3, per questioni economiche, c’è una sola moto. E tantissimi mezzi erano troppo danneggiati per tornare in azione. Il che ci ha portato al risultato finale che conosciamo.

Canet, Beaubier, Ogura, Fernandez, Arbolino, Chantra, Lowes, Arenas, Acosta, van den Goorbergh e Corsi, più Ramirez, hanno quindi guardato la gara dai box. Il primo è stato il più danneggiato, vista la frattura del radio e di un dito della mano sinistra. Urge però una riflessione per il futuro per evitare di rivivere eventi di questo tipo. Ma il margine di manovra è più che ridotto. Questo si preannuncia più difficile del bando a tempo di record del front ride height device Ducati… Ma una cosa è certa: l’esperto Direttore di Gara Mike Webb, più i due ex campioni del mondo Franco Uncini e Loris Capirossi, anch’essi autorizzati a prendere decisioni, non sono stati al soldo di nessuno in Portogallo.

L’articolo originale su paddock-gp

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