3 Aprile 2024

Luca Marini: un pilota MotoGP, poi collaudatore Honda

Parlare di Luca Marini come collaudatore dedito allo sviluppo della RC213V MotoGP lo delegittima: anche la stessa scelta Honda.

Luca Marini: un pilota MotoGP, poi collaudatore Honda

Nei mesi scorsi l’ufficio stampa HRC rilasciò un video backstage della prima presa di contatto di Luca Marini con la sua nuova realtà in MotoGP rappresentata dal team Repsol Honda. Accolto al box dal suo capo-tecnico Giacomo Guidotti, scambiarono qualche parola in italiano. “In questa fase di sviluppo (la moto) non sarà probabilmente paragonabile a quella che hai usato fino a ieri (Ducati), però si spera di arrivarci“, disse Guidotti. “La miglioriamo, la miglioriamo“, la risposta di Marini. Una ripetizione rafforzativa, volta a sincerare il suo sentimento di fiducia ed un senso di orgoglio di far parte del progetto HRC per il prossimo biennio. Tante speranze, tanto lavoro, un incoraggiante avvio ai Test di Valencia, poi una serie di cadute, capitomboli e prestazioni lungi dal definirsi dignitose. In un certo senso, facendo un po’ perdere a tutti, ma non al diretto interessato, il punto della questione.

CADUTE E BOTTE DA ORBI

Da quel Test di Valencia dove (tempi alla mano) andò piuttosto bene considerato il potenziale della moto, il binomio Marini-Honda è andato in progressivo peggioramento. In termini di performance, in materia di fiducia. Di fatto, dal Qatar in avanti, si è registrato un tonfo dietro l’altro. Preoccupante la serie di cadute nei weekend di gara (e, per sua stessa ammissione, un bruttissimo volo ai Test privati di Jerez), con dinamiche differenti tra loro, ma sempre caratterizzate dall’imprevedibilità. Non qualcosa di nuovo, per i piloti Honda del passato e presente, ma tant’è. Una situazione quasi fuori controllo ed insostenibile, tanto da ammettere in questo frangente di averci capito poco col set-up e di aver rivisto gli obiettivi. Adesso il target non è avvicinare il gruppo, bensì gli altri piloti Honda.

IN CODA AL GRUPPO MOTOGP

Se la vasta serie di cadute desta preoccupazione, le performance in pista non sono da meno. Nei due weekend di gara finora andati in archivio, Luca ha rappresentato il fanalino di coda della MotoGP. Oltretutto con distacchi pesanti. La sua RC213V non sarà un fulmine di guerra, ma gli altri Hondisti restano lontani. Questo ha fatto un po’ perdere l’aspetto centrale della questione: Luca Marini era e resta un pilota da MotoGP.

PILOTA DA MOTOGP, POI COLLAUDATORE

Sacrosanto e doveroso elogiarne le sue indiscusse qualità di motociclista “tecnico“, sensibile, che parla bene e si fa capire ancor meglio dagli ingegneri (Honda compresi). Tuttavia, Luca Marini non è un collaudatore: resta un pilota titolare della MotoGP che deve andar forte. Quando i tempi non arrivano e si cade con questa frequenza, un campanello d’allarme bisogna farlo risuonare. Chiaro: per HRC stessa, in questo momento non ci si aspetta i risultatoni, gli exploit, le imprese leggendarie. Ma da Marini ci sono aspettative da pilota di livello, contestualmente ad un sopraffino lavoro riconosciutogli da tutti.

CONFRONTO COL PASSATO

Parlare di Marini-collaudatore e basta lo delegittima dalla sua professione: pilota di-e-da MotoGP. Perché la casella vittorie nella top class resta ancora da spuntare (vero), ma in questo campionato le sue soddisfazioni se l’è tolte. Se in Qatar quest’anno ha annaspato con la Honda, non più tardi dello scorso mese di novembre conquistò la pole position. Tra una decina di giorni si andrà ad Austin dove, nel 2023, salì sul podio nella gara lunga, quella “vera“, quella di domenica. Questo dimostra che il #10 non è un pesce fuor d’acqua nella classe regina, con un bottino di risultati (OK, in sella ad una Ducati) non “da collaudatore“. Altrimenti, se questo è il suo nuovo ruolo, lo dicano pubblicamente i diretti interessati. D’altronde un pilota MotoGP non cade così, andando alla ricerca del limite, rischiando grosso nella comprensione della moto più problematica del lotto, se dovesse andare soltanto “a spasso” per macinare chilometri. Fa il pilota, appunto, titolare della classe regina, rientrando tra quelli che vengono definiti “22 dei migliori motociclisti del pianeta“…

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