21 Aprile 2019

Valentino Rossi e il segreto del ‘Risorgimento Yamaha’

Valentino Rossi guarda con ottimismo a Jerez. Piccole modifiche hanno consentito di fare un passo avanti, ma lo sviluppo Yamaha non si deve fermare

Valentino Rossi sulla Yamaha M1 2019

Austin ha lasciato un velo di amarezza nel box di Valentino Rossi, ma rispetto a qualche mese fa splende finalmente il sole nel suo angolo di box. Durante i test invernali quasi nessuno avrebbe scommesso sulla possibile vittoria del decimo titolo mondiale. Adesso qualcuno inizia a sperarci, perché non solo i tecnici di Iwata hanno saputo dare qualche risposta ai problemi. Il Dottore ha dimostrato di avere ancora la stoffa del fuoriclasse, di poter essere in lotta per il vertice in ogni week-end. Ma cosa è cambiato rispetto alla stagione 2018?

LE PICCOLE MODIFICHE ALLA YAMAHA

Nessuna rivoluzione, solo piccoli accorgimenti che dovranno essere seguiti da altri. Le prime tre gare e il 2° posto in classifica potrebbero voler dire poco, ma i numeri evidenziano che Valentino Rossi e la M1 sono più veloci rispetto all’inizio di stagione 2017 e 2018. Qualcosa è cambiato già l’anno scorso al Buriram: il pesarese ha chiuso 4°, ma a soli 1,5″ dal vincitore Marc Marquez. Sul podio era salito Maverick Vinales, dopo aver beneficiato di una nuova equilibratura dei pesi, aumentando il carico dinamico sul retro della moto. Così facendo ha migliorato il grip al posteriore sia in frenata che in curva. Da lì a poco lo spagnolo della Yamaha avrebbe vinto la sua prima gara stagionale.

Il particolare non è passato inosservato a Valentino Rossi e alla sua squadra. Non a caso ha lottato per la vittoria nelle ultime due gare della scorsa stagione, sia a Sepang che a Valencia, mandando tutto alle ortiche nelle fasi finali. Non è certo l’unica modifica apportata alla M1 #46. Si aggiunga il nuovo reparto di elettronica guidato da Michele Gadda, adesso presente nei circuiti e non solo nel lavoro a casa. Merito anche della nuova filosofia instaurata dal nuovo project leader Takahiro Sumi. Il motore 2019 non è il massimo della potenza, ma i cambiamenti all’albero motore hanno consentito di trarre più vantaggio in entrata e uscita di curva. “Lavoriamo sul freno motore, sull’accelerazione e sulla scorrevolezza del motore – ha spiegato il campione di Tavullia -. Abbiamo bisogno di tempo perché ci sono ancora alcune aree in cui dobbiamo migliorare, ma sembra che stiamo seguendo la strada giusta“.

COSA MANCA A VALENTINO PER VINCERE

Basterà per puntare al decimo titolo mondiale? Difficile se Marc Marquez continuerà a martellare ai soliti ritmi, probabile se il Cabroncito spingendo al limite sarà indotto all’errore. Non dimentichiamo che il campione Repsol Honda è uno dei più prolifici in termini di cadute, anche se sono avvenute quasi sempre nel corso delle prove libere. “È troppo presto per dirlo“, ha aggiunto Valentino Rossi. “Ci sono aspetti positivi: l’anno scorso ho ottenuto solo una volta il secondo posto, quest’anno ne ho già due. In tutte e tre le gare sono stato competitivo, dobbiamo continuare così“. L’evoluzione della M1 deve proseguire e non fermarsi a campionato in corso, come invece avvenuto negli anni precedenti.

Prossimo obiettivo è lavorare sulla velocità di punta attraverso l’aerodinamica e l’elettronica. Ad Austin la moto più veloce è stata la Ducati ha raggiunto i 347 km/h, Honda i 345 km/h, la KTM i 344,8 km/h, Aprilia 344,7, Suzuki 344,3. Fabio Quartararo, il più veloce delle Yamaha, si è fermato a 340,6 km/h. Un handicap da risolvere quanto prima, si deve operare su ogni minimo particolare. Compreso un deflettore sul posteriore in stile Ducati che Valentino Rossi ha già reclamato.

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