2 Dicembre 2023

Conflitto russo-ucraino: i motociclisti della Russia restano banditi

La FIM conferma la sospensione dei piloti della Russia da tutti i campionati motociclistici: nessuna riapertura dal Board della Federmoto internazionale.

Conflitto russo-ucraino: i motociclisti della Russia restano banditi

Trascorsi quasi due anni dallo scoppio del conflitto russo-ucraino, nel motociclismo la FIM conferma la sospensione, da tutti i campionati motociclistici internazionali, dei piloti della Russia. Questa la decisione presa giovedì scorso dal FIM Board nel corso dell’ultimo meeting svoltosi a Liverpool, teatro questo weekend dell’attesa cerimonia di premiazione di tutti i Campioni del Mondo della stagione 2023. La riapertura, in sostanza, non c’è stata, per quanto la Federmoto internazionale abbia ribadito che la situazione in Ucraina “continuerà ad essere monitorata da qui in avanti“.

MOTOCICLISMO VIETATO AI RUSSI DAL MARZO 2022

Nel marzo 2022, trascorsi pochi giorni dall’inizio del conflitto in Ucraina, il Board of Directors della FIM annunciò, con effetto immediato, la sospensione di tutti i piloti di nazionalità russa e bielorussa da qualsiasi competizione di qualunque specialità. Trascorsi due anni, con la prosecuzione del conflitto, il FIM Board non ha cambiato idea. Se n’è discusso nella giornata di giovedì, ma la decisione non cambia: banditi i motociclisti russi da tutti i campionati internazionali.

LA SITUAZIONE DEL MOTOCICLISMO IN RUSSIA

Ancor prima della guerra in Ucraina, il motociclismo russo stava vivendo un momento certamente non facile. Già nel 2020, pertanto antecedente al conflitto, i piloti russi si erano ritrovati costretti a correre “senza bandiera“ a causa della squalifica di 4 anni indetta dalla WADA per il cosiddetto “Doping di stato” nel periodo intercorso tra il 2011 ed il 2015. Un duro colpo soprattutto per i “Gladiators” dell’Ice Speedway (lo Speedway su ghiaccio) che poterono proseguire a correre, ma senza rappresentare la propria nazione. Tra l’altro, con una deroga concessa dalla stessa WADA, si era potuto disputare nel 2020 il round proprio in Russia in quel di Togliatti, da sempre una delle storiche “capitali” dell’intero movimento.

PROBLEMATICHE NELL’ICE SPEEDWAY GLADIATORS

Correr “senza bandiera” già di per sé non era il massimo per i gladiatori russi, figuriamoci per loro non poter correr nemmeno. Oltretutto in una specialità dove hanno vinto 38 delle 43 edizioni (18 consecutivamente) del Nazioni disputate, conquistando titoli mondiali a ripetizione dal 2004 al 2020. La Russia resta tuttora la nazione regina dell’Ice Speedway, ma che oggi non può riaffermarsi in quanto tale per via di questa decisione della FIM..

LE DIFFICOLTÀ DEI GLADIATORI RUSSI

Questo ha comportato diverse conseguenze ai diretti interessati, come riportato in precedenza. Alcuni di loro sono professionisti nel senso letterale del termine, altri no. Il “gettone” guadagnato correndo nel Mondiale per loro faceva eccome la differenza rispetto al limitarsi alla sola partecipazione al campionato nazionale russo. Se il “Re” dell’Ice Speedway Daniil Ivanov (4 volte Campione del Mondo, oltretutto atleta Red Bull), l’iridato 2020 Dinar Valeev, “Hole Shot King” Dmitry Khomitsevich e compagnia hanno trovato un modo di arrangiarsi, altri hanno dovuto abbandonare la carriera agonistica. Ricevendo già in occasione dell’ultimo round 2022 disputatosi in Olanda la solidarietà dei loro colleghi di tutte le altre nazioni rappresentate, ampiamente a conoscenza del fatto che i gladiatori russi Vladimir Putin l’avranno visto soltanto in TV.

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