7 Marzo 2024

F1: Circuito da sogno in Arabia Saudita, soldi davanti ai diritti

L'Arabia Saudita ha annunciato la realizzazione del suo nuovo circuito di F1 a Qiddiya: i diritti umani non contano più?

Nella giornata di mercoledi 6 marzo non si sono svolte solo le normali conferenze stampe dei piloti F1, ma c’è stato anche un ulteriore annuncio. L’Arabia Saudita ha presentato la realizzazione del suo nuovo circuito a Qiddiya, con la città che diventerà la nuova sede del motorsport in terra saudita. Un circuito incredibile, con caratteristiche uniche. Questo ci dimostra ancora di più come ormai il Medio Oriente sia entrato a gambe tese nel mondo della F1. Il problema, se così lo vogliamo chiamare, è che la Formula 1 aveva intrapreso iniziative di inclusione e che con queste scelte vanno a scemare sempre di più o, peggio, mettono in ridicolo Liberty Media.

Il nuovo circuito di Qiddiya, la nuova casa del motorsport saudita

Il nuovo circuito in Arabia Saudita era già stato dichiarato, anzi, lo si sapeva sin da quando la Formula 1 è giunta a Gedda. Nel 2021 infatti, gli organizzatori avevano subito dichiarato che il circuito cittadino di Gedda era una situazione temporanea. Egli infatti, stavano lavorando a qualcosa di ancora più grande. Il nuovo circuito si chiamerà Qiddiya Speed Track Park, ed è stato disegnato dal progettista di circuiti Hermann Tilke e dall’ex pilota Alexander Wurz. La pista si candida ad essere una delle più lunghe del mondiale ed avrà una caratteristica ben definita. Il sogno è quello di creare una pista che abbia le migliori caratteristiche di un circuito permanente fuso con quelli dei circuiti cittadini.

La pista poi, avrà molti sali e scendi, con un dislivello che raggiungerà i 108 metri dall’altezza. La curva “The Blade” fa già discutere, visto che si tratta di una staccata da effettuare a 70 metri dall’altezza nel vuoto, praticamente come se il GP si corresse al ventesimo piano di un palazzo. La curva, inoltre, è interamente illuminata a led. Un ulteriore caratteristica del tracciato saudita sarà che non ci saranno più le normali tribune, ma ci saranno delle vere terrazze panoramiche. Questo aumenterà non poco la visibilità degli spettatori, che avranno anche uno spazio riservato per eventi musicali durante l’evento motoristico.  L’impianto ad oggi non sappiamo quando ospiterà la F1, si pensa che prima del 2030 non avverrà. Il circuito, infine, grazie alle sue caratteristiche potrà ospitare anche la MotoGP e il mondiale WEC.

La Formula 1 ha rinnegato in poco tempo tutti i suoi scopi

Quanti ricordano il mondiale 2020 di Formula 1? Molti e tutti ricordano le campagne lanciate da Liberty Media per la difesa delle minoranze. Un impegno andato sempre più a scemare e cancellato con il ritiro dalle corse di Sebastian Vettel. Una permanenza del GP dell’Arabia Saudita poi, va proprio contro quegli scopi e lo fa perché queste lotte lì vengono cancellate. Il 25 marzo del 2022 è una data che gli appassionati non dimenticheranno mai, perché quel giorno il GP di Gedda fu a forte rischio e non per eventi atmosferici ma per eventi di guerra. I ribelli dello Yemen quel giorno, colpirono con un missile un impianto petrolifero della società Aramco a soli 20Km dal circuito.

La F1 su indicazioni degli addetti ai lavori e dei piloti voleva la cancellazione dell’evento, il rischio era troppo alto. Nulla da fare, Liberty Media e gli organizzatori sauditi volevano che si corresse e inoltre, le autorità erano certe che nessuno all’interno del circuito avrebbe subito danni. Quelli dentro no, ma fuori si, così mentre si svolgeva la gara la flotta aerea dell’Arabia Saudita ha colpito il suolo yemenita, provocando diversi morti. La guerra civile nello Yemen nasce nel 2014 e l’Arabia Saudita è una protagonista non di poco conto. L’ONU ha dichiarato che nello Yemen c’è una delle più gravi crisi umanitarie dei nostri giorni, superata solo di recente dalla guerra a Gaza. Liberty Media lì abbassò la testa, come ha fatto sempre nei paesi orientali per poi rialzare la testa in occidente, dove è inutile farla vista la mentalità. Ora questo nuovo circuito sancisce che, come è stato per il calcio, i soldi hanno la precedenza.   

Formula 1 alle prese con problemi di emotivi

La Formula 1 non è la prima volta che prende un’iniziativa opposta da come vuole descriversi, basta pensare al sedile tolto al pilota russo Nikita Mazepin dopo l’ingresso nel conflitto nel Donbass da parte dell’esercito russo ai danni dell’Ucraina. Una situazione però, che non è stata rispettata nei confronti dell’israeliano Roy Nissany che corre regolarmente nel campionato Formula 2 anche dopo l’inizio del conflitto a Gaza. Insomma, la Formula 1 che ha buoni propositi si va a sciogliere sempre come ghiaccio al sole. Il GP in Arabia Saudita è giusto che ci sia, non fraintendiamo, lo sport serve per unire e conoscere nuove tradizioni, ma se poi esse vengono addirittura messe in secondo piano, dato che sta per nascere una Las Vegas 2 in Medio Oriente a che serve? Lo stesso vale per i piloti Mazepin e Nissany, che meritano di correre entrambi, anche perché lo sport nasce per unire i popoli, come ci insegnano le Olimpiadi, create dai greci proprio per questo motivo.

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FOTO: social Qiddiya.

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