21 Febbraio 2024

Rotek riparte in ESBK Moto4: la storia della “creatura” di Mario Rolandi

Nella ESBK Moto4 quest'anno tornerà Rotek, marchio italiano nato quasi 20 anni fa da un'idea dell'ex pilota Mario Rolandi. La storia.

Rotek ESBK CEV Moto4 2018

In Italia non mancano piccole realtà che, con pazienza e soprattutto competenza, sono riuscite a farsi strada per diventare poi nomi di peso nelle due ruote. Parliamo dei costruttori, in questo caso specifico di Rotek, che non è lontano ormai a toccare il ventennio dalla sua nascita ufficiale. Un’idea dell’ex pilota Mario Rolandi, messa poi su carta con i primi schizzi ed in seguito diventata una realtà capace di cogliere risultati importanti in campo tricolore.

Da qualche anno Rotek si è spostata in Spagna, con una piccola pausa nel periodo 2021-2023. Ma in questo 2024 ritroveremo il costruttore italiano nella Moto4 della ESBK grazie alla collaborazione con Fullmoto Squadra Corse, quest’anno al debutto nella penisola iberica. Una sfida che stanno già preparando con una serie di test col giovane svizzero Alessio Arnold, al momento l’unico pilota confermato ufficialmente. Ma conoscete bene la storia del marchio? La lasciamo raccontare meglio al suo fondatore.

Mario Rolandi, da dove inizia la storia di Rotek?

L’origine è abbastanza lontana, parliamo del 2005. Avevo lavorato per nove anni con Polini, sia gareggiando che testando i loro prodotti, finché non mi è venuta l’idea di fare qualcosa di differente. Avendo avuto l’opportunità di correre anche con aziende importanti come Cagiva, Gilera, Husqvarna, capivo la differenza tra un prodotto basico e un prodotto “ufficiale”. Da lì ho iniziato ad osservare l’ambiente delle pitbike e, assieme al mio storico meccanico in Polini, abbiamo pensato di provare a fare una pitbike nostra. Morale: ad agosto, mentre siamo in Grecia, metto giù due disegni e quando vengo a casa comincio a lavorarci.

Mario Rolandi in azione
Mario Rolandi, Rotek MX

Ma non è così immediato.

Avevamo iniziato a pensare anche al nome e tutto, però lui non è molto convinto, spiegandomi difficoltà e dinamiche del settore. Io ero artigiano da 30 anni ma con competenze diverse. Alla fine non se ne fa niente, rimane tutto lì. Nel 2006 però un caro amico che aveva un centro di saldature vicino a casa mia, mi dice che posso fare quello che voglio quando ho bisogno. Nel giro di due mesi, così dal nulla, esce la prima Rotek, la prima pitbike.

Come nasce il nome “Rotek”?

Non mi piace etichettare col mio cognome, come fanno tanti. Allora ho preso spunto da “Ro”, l’inizio di Rolandi, e “Tek” da “Technology”, e ho messo questo nome che poi è piaciuto molto. Nel 2006 ho debuttato al volo e si è rivelata subito una moto vincente! Nella storia delle pitbike Rolandi è il primo campione. Da lì piano piano ci sono state le prime tre moto, poi 10… Ad oggi ho fatto circa 150 moto. Questo è il percorso pitbike: nel cross le mie moto hanno fatto risultati in America e hanno vinto campionati in Francia, Spagna, Inghilterra, in Estonia, paesi in cui abbiamo i nostri importatori. Ma anche in Italia abbiamo vinto tante gare e campionati, sia cross che motard.

PitBike Rotek Muchaud 1°

In seguito però inizi a guardare anche un altro settore.

Nel 2015 il papà di un ragazzino che correva con me, Nathan Michaud [in foto], che era cresciuto con noi e aveva vinto due campionati pitbike motard, molto caricato dai risultati, ha iniziato a pensare alle moto grandi, le PreMoto3. Io allora non sapevo neanche cosa fossero! Nel frattempo lo accompagno a San Martino del Lago per fare un test con una RMU 125, mentre il papà mi prospetta l’opportunità di seguire ancora il figlio, ma con la PreMoto3 quattro tempi.

Ti ha dato lo spunto per una nuova sfida con il tuo marchio Rotek.

Ho iniziato ad aprire un po’ gli occhi quando ho sentito i costi del campionato italiano… Oltre al fatto che ho un mio brand, non voglio andare sotto la tenda di un altro costruttore. Chiedo tempo quindi per fare un giro di telefonate e riesco a trovare un telaista che asseconda un po’ le mie richieste, per partire con un prodotto ex novo da adattare alla categoria ed alle regole di allora. Io ero il felice possessore di una Sherco 300, l’importatore che stava venendo avanti era un caro amico e il motore mi piaceva. Mi consulto così con le persone che conosco e valutiamo che questo motore ha le giuste caratteristiche: piccolo, quattro valvole, sei marce, i cavalli ci sono… Senza andare così a prendere altri motori più potenti per poi doverli depotenziare.

Si arriva quindi all’accordo e “nasce” la moto.

A metà giugno facciamo il test con la due tempi, tra fine giugno e inizio luglio riesco a trovare chi potrebbe fare quello che mi interessa. Valuto i costi, ma il prodotto piace e il papà del pilota si fida, così partiamo. Mi metto subito all’opera assieme ai miei dipendenti e assembliamo la prima Rotek PreMoto3 con un motore Sherco originale, nato per l’enduro e quindi senza le caratteristiche del CIV, perché volevo debuttare al Mugello per l’ultima gara del campionato 2015.

Rotek PreMoto3 Mugello 2015
Rotek PreMoto3, Mugello 2015

Com’è andata?

La moto piace, secondo me è tutt’ora tra le più belle a livello grafico. Arriviamo lì con la mia piccola struttura, contando però che Nathan è inesperto, non conosce il Mugello e la moto è nuova. Nelle crono, su 21 iscritti lui è 20°, ma appunto ci sta. Venerdì sera, quando siamo nel camper, inizia a piovere, quindi temiamo il peggio… Arriviamo al warm up su pista bagnata e lo vediamo 4°-5°, con tempi incredibili. Inizia poi la prima gara: è penultimo in griglia, al via scatta da paura e alla San Donato è già 12°! Piano piano inizia a venire su, arrivando a lottare con Riccardo Rossi e Kevin Zannoni, passando nomi importanti, per il podio! Alla fine è 3°, ma non ci premiano perché non in linea con le regole del CIV. Noi eravamo tutti galvanizzati, anche se frenavo un po’: la moto era nuova e le condizioni erano particolari…

Tocca poi alla seconda gara.

Su pista asciutta, infatti ha lottato per la 17^-18^ posizione, con tutti i problemi del caso. Alle Arrabbiata la moto non saliva, non aveva giri… Avevamo pur sempre un cambio da enduro. Con l’acqua questo non si era visto, la moto quindi era “più morbida”. A gara finita è stato il delirio! Io lemme lemme ritiro tutte le mie cose e inizio a pensare alla stagione successiva, visto che ormai ero partito e avevo investito un sacco di soldi. Mi muovo: preparo il motore giusto, mi adatto con la centralina GET, faccio il cambio giusto, arrivo a 34.8 cavalli…

Si guarda quindi alla prima stagione nel CIV.

Prima servono dei test e andiamo a Cartagena, ma il pilota “non c’è”: il tempo ideale era di 3 secondi più basso rispetto a quelli che faceva e non c’era un giro uguale all’altro, non riusciva a mettere in sequenza i settori. Bisognava lavorare insomma, lui però sparisce. Io avevo la moto e la faccio provare ad un pilota forte: 15 giorni dopo la nostra prima gara andiamo a Cervesina e fa qualche giro così in amicizia, anche perché era con un altro team, e si dice molto soddisfatto, la moto gli piace. Questo a ottobre, a gennaio facciamo un altro test con la moto a posto, avevo fatto tutto sempre per questo pilota monegasco.

Il marchio Rotek quindi è pronto per il debutto a tempo pieno. O quasi…

Per la prima gara a Vallelunga il pilota non si fa sentire, anzi leggo poi in giro che si è iscritto con un’altra moto. Lo chiamo per chiedere spiegazioni e col papà saltano fuori varie problematiche… Insomma, non ci intendiamo. Nel frattempo un altro pilota, Thomas Brianti, sapendo di questa PreMoto3, si iscrive con me con le pitbike e vinciamo tutte le gare d’inizio stagione. Rischio e decido poi di provare a fare un test con lui, andiamo a San Martino del Lago. Sapevo i tempi di riferimento, con 1:36-37 si era già abbastanza inquadrati: dopo pochi giri era a 37.8! Siamo carichi, ci mettiamo d’accordo e andiamo a fare il CIV.

Cominciate quindi ufficialmente.

Partiamo dal secondo round al Mugello. Nelle crono era nei 10 ma in Gara 1 siamo primi con giro veloce in pista, si era messo dietro tutti i vari Taccini, Rossi… La favola continua, anche se fino ad un certo punto: purtroppo ho trovato una persona che non s’è comportata bene. Abbiamo però concluso la stagione: 2° a Imola, 3° a Misano, qualche podio è mancato diciamo per qualche problema “familiare” ecco. Il rapporto era deteriorato, lui si era proposto ad un’altra squadra e l’avevo saputo, ma abbiamo comunque portato a termine la stagione.

Diciamo il punto di partenza per il progetto Rotek.

L’anno dopo c’era l’occasione di avere piloti importanti, ma alla fine, non so bene per quale ragione, non siamo riusciti ad arrivare ad un accordo. Nonostante la mia disponibilità sulla parola, ho trovato persone che poi non hanno mantenuto l’impegno. Mi faccio quindi una stagione così, ma capisco che l’ambiente CIV è abbastanza “bandiera”, si muove un po’ troppo. Nel frattempo, preso nel settore pista, avevo fatto anche una MiniGP 50 (unica col telaio a traliccio in alluminio) con Mattia Volpi e nel 2017 abbiamo fatto il campionato CIV Junior. Sono arrivati dei bei risultati, oltre a instaurare un ottimo rapporto con il pilota e la famiglia.

  • 2
  • Immagini

    L’anno dopo però si cambia stato, giusto?

    Scopriamo la Moto4 spagnola: andiamo a vedere l’ultima gara del 2017, vedo il paddock e le moto. Il papà di Mattia Volpi mi dà quasi l’idea, alla fine dal 2018 proprio con Mattia ho scelto la Moto4. Campionato in cui tornerò anche quest’anno, ma non è cambiato niente: il motore è quello e non bisogna cambiarlo ogni 1-2 anni, le regole sono le stesse, hanno ridotto i costi… Lì è tutto un po’ più a favore delle squadre.

    Nel 2019 ad esempio ho avuto la fortuna di far correre David Almansa [nelle foto in alto, ndr], con cui siamo anche andati a podio contro i vari Piqueras, Uriarte, Moreira, e che quest’anno farà il Mondiale con Snipers. C’è stato anche Valentin Perrone, un ragazzino fortissimo di testa e di manetta, oppure Ruché Moodley, che ha corso con me nel 2019. A metà 2020 però c’è stato qualche problema e alla fine ho deciso di mollare.

    Cos’hai fatto invece?

    Mi sono concentrato sulle mie pitbike. Qualche test, dei piccoli aggiornamenti, ho fatto alcune prove con dei ragazzini, oltre ad un po’ più di presenza in Francia e in Italia. Ho fatto il mio lavoro di artigiano, io sono e sarò sempre “il vetraio”.  

    Quest’anno però il progetto riparte.

    Sì, esatto. Fullmoto mi ha chiamato e alla fine torno assieme a loro, rimetto tutto in gioco. Nella Moto4 in Spagna sono sempre passati tanti nomi blasonati ed è una buona fucina di ragazzini: una buona parte di quelli che fanno il Campionato del Mondo sono passati da lì. Abbiamo fatto e stiamo facendo dei test, al momento abbiamo un pilota confermato [Alessio Arnold], ma solo dalla 4^ gara a Barcellona, quando avrà compiuto 12 anni. Avremo poi un giovane e talentuoso spagnolo e ci piacerebbe avere anche un terzo pilota, ci stiamo lavorando.

    Lascia un commento