22 Settembre 2023

Simone Saltarelli, dal dolore alla conquista del Mondiale: storia di una rinascita

Simone Saltarelli ha vinto il mondiale endurance Superstock a meno di un anno da un terribile incidente. La nostra intervista

Simone Saltarelli Bol d'Or

Molto più di un successo sportivo ma una rinascita, una vittoria sul destino, una dimostrazione di passione e forza. Dietro al titolo mondiale Superstock del Team 33 Louit April Moto si celano tre belle storie di sport e di vita. Dopo avervi raccontato di Kevin Calia e Christian Gamarino concludiamo con Simone Saltarelli. La sua storia è di un’intensità emotiva straordinaria. Il 10 ottobre 2022 il pilota marchigiano era rimasto coinvolto in un grave incidente all’autodromo di Imola durante l’ultima gara stagionale del National Trophy. Il bollettino medico riportava la rottura di sei vertebre, la lussazione ad una spalla e la lesione alla milza. Aveva già 37 anni e tanti dubbi sul suo futuro. Lui però non si è mai arreso. Uscito dall’ospedale ha subito iniziato la riabilitazione, è tornato a gareggiare ed oggi è sul tetto del mondo. Simone Saltarelli racconta a Corsedimoto le sue emozioni.

Simone Saltarelli dall’incidente di Imola ad oggi: la rinascita

“Tornerò come prima?” Me lo sono chiesto più volte dopo l’incidente ma poi al posto di un punto interrogativo ci ho messo un bel punto esclamativo “Sì, tornerò!”. Ed è stata quella la mia forza. Io volevo tornare a gareggiare ed essere veloce. Questo stimolo è stato determinante nei tre/quattro mesi in cui sono stato fermo. Volevo assolutamente tornare ad essere competitivo. Per fortuna la stagione è iniziata bene e già a marzo mi sono reso conto che sarei potuto tornare ad andare forte. L’inizio è stato inaspettato. Sono salito sul podio nella prima gara del CIV e quello mi ha dato una bella carica. Certo, quel giorno le condizioni della pista erano particolari e c’erano state varie cadute, ma era stato comunque un segnale importante per me.

38 anni e non sentirli

Farsi male a 38 anni non è come a 25, inutile negarlo. Però mi sento ancora giovane e con la voglia, la passione, l’entusiasmo di un ventenne. Dopo l’infortunio quelli che mi erano attorno mi ricordavano che avevo 38 anni, dovevo stare a riposo, pensare al recupero e cose di questo genere. Inevitabile non pensarci un attimo: sì, è vero, gli anni sono quelli, non ne ho 20. Però ce l’ho fatta. Nel 2023 mi è mancato ancora qualcosina in termini di velocità. “Riuscirò ad essere come prima?” Anche se ho vinto il Mondiale il dubbio mi rimane. Mi sono tolto un grossissimo mattone dallo stomaco ma un pezzettino c’è ancora e spero di eliminarlo completamente al CIV ad Imola. E’ stata una stagione fantastica anche se molto diversa da quella precedente. Sono salito due volte sul podio al CIV, è andata alla grande nell’Endurance ma dentro di me sento di non essere stato abbastanza veloce o almeno non quanto avrei desiderato: vorrei andare più forte.

Il mio più grosso difetto

Non credo abbastanza in me stesso. E’ sempre stato il mio difetto più grande, fa parte del mio carattere ed ormai non penso di riuscire a modificarlo del tutto. Ringrazio però il mio amico Alex Delbianco ed i miei compagni del Team 33 Louit April Moto che mi hanno sempre aiutato anche in questo. Io, Kevin Calia e Christian Gamarino siamo un bellissimo gruppo, molto affiatato. Ci siamo sempre sostenuti l’uno con l’altro. Si è creato uno splendido clima all’interno del team.

Correrò ancora, certo che correrò

Dal 2019 al 2022 nell’Endurance c’era sempre stato qualche intoppo e non ero mai riuscito a vincere. Ecco, forse se fosse andato male anche quest’anno sarebbe potuto scattare qualcosa dentro di me. Non parlo di ritiro ma non so, boh. La vittoria al Bol d’Or e questo titolo mondiale invece mi hanno dato una grandissima carica per andare avanti. E’ stata una liberazione. Non sono riuscito ancora a festeggiare del tutto perché come dicevo mi devo ancora togliere un piccolo peso. Per l’anno prossimo resto con i piedi per terra. Se mi chiamano per la categoria superiore ci vado al volo questo è chiaro. Però non cerco io le squadre, non mi propongo, aspetto che mi chiamino loro se pensano che lo possa meritare. Al Team 33 Louit April Moto ci sto molto bene e anche se dovessi restare nella Superstock non sarebbe un problema. Sarebbe bello continuare tutti assieme ma capisco che i miei compagni ambiscano alla top class.

Nelle competizioni nazionali con TCF un rapporto speciale

Il TCF è nato con me e con il mio team c’è un rapporto speciale che va oltre lo sport o il lavoro. Non so cosa succederà il prossimo anno ma io spero di concludere la mia carriera con loro. Siamo legati da una grandissima amicizia. Quest’anno nel CIV non è stato facile perché il livello è alto e c’è un forte dislivello di prestazioni tra moto e moto: il pilota quindi fa fatica a fare la differenza. Ora vedremo cosa riusciremo a fare, dipende molto anche da quali gomme verranno utilizzate al CIV perché io sono legato a Dunlop. Mi piacerebbe riuscire a fare un campionato da protagonista. Dopo Imola avremo le idee un po’ più chiare sul futuro. A proposito di Imola si correrà praticamente ad un anno dal mio incidente ed avrà un sapore particolare per me. Ho voglia di tornarci ed andare forte.

Simone Saltarelli: il papà

Al Bol d’Or era presente anche mia moglie con il mio figlio e mia sorella con i miei nipoti: è stato molto bello. Mio figlio è molto appassionato di moto, mi segue, ci tiene tanto, a casa ha guardato la corsa in tv mimando i movimenti. Ha la motina, lo porto con me a girare ma al momento pratica anche altri sport. Il pilota di casa sono ancora io, tra qualche anno magari quando smetterò di gareggiare, vedremo se inizierà a correre lui ma è ancora piccolo e c’è tutto il tempo.

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