17 Marzo 2022

Piloti “fragili” e la salute mentale: ci vuole rispetto

Marc Marquez è andato nel panico temendo di non rimettersi più, Maverick Vinales soffre la condanna a vincere. I piloti sono super atleti, ma anche a loro capitano momenti di crisi. Serve rispetto

Marc Marquez, MotoGP

Depressione, senso di vuoto, ansia, attacchi di panico. Chi non li vive o non li ha mai vissuti, ha legittime difficoltà a comprendere la gravità di determinati episodi e quali conseguenze possono comportare. Ancor più, se questi episodi sono vissuti in prima persona da piloti della MotoGP. Vogliamo scherzare? Atleti che domano moto da 270 cavalli, più che benestanti, privilegiati nel fare della loro passione un lavoro, che si “lamentano” della loro salute mentale? Sulla pressione? Sul loro equilibrio psicologico? Non scherziamo, impossibile! D’altronde, sulla carta, hanno tutto: fama, soldi, divertimento, invidiabili compagnie. “Quanto sono fortunati questi piloti!“, l’opinione che va per la maggiore. Nulla di sbagliato, assolutamente, tralasciando valutazioni demagogiche che vanno per la maggiore in questi casi. Ciò che manca è il rispetto nei loro confronti in situazioni, manifestate pubblicamente, di crisi depressiva che lede la loro salute mentale. Con inevitabili ripercussioni anche su quanto espresso in pista, su quella che è la loro professione, ma anche la loro vita.

Rispetto

Sì, ci vuole rispetto. Perché se gli infortuni fisici li tengono fuori dai giochi, le problematiche generate dalla salute mentale non sono da sottovalutare. “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non semplicemente l’assenza di malattia o infermità“, riporta l’OMS. Ed è effettivamente così. Vale per chi improvvisamente soffre di attacchi d’ansia e/o panico nonostante una vita agiata e priva di situazioni problematiche, vale per tutti. Piloti compresi. Alcuni di loro, hanno avuto difficoltà persino ad ammettere (come se fosse un dolo…) di essersi ritrovati nelle condizioni di ricorrere ad un mental coach, psicologo, psicoterapeuta o psichiatra. Tutto questo perché verrebbero visti come “fragili”. Dal pubblico, in certi casi dalle aziende stesse che li finanziano economicamente. Un pilota deve essere forte, duro, senza paura, senza problemi, un “figaccione” invincibile. Una macchina. Un supereroe, non un essere umano. Con i suoi problemi e difficoltà, come tutti.

Il caso Marc Marquez

Chi non si è fatto problemi a raccontare la sua storia negli ultimi mesi è stato Marc Marquez. In una recente intervista a “El Pais”, ha ammesso di aver vissuto un inverno difficile. L’incertezza sul suo futuro, se e quando sarebbe potuto tornare in sella, l’ha portato ad avere continui attacchi d’ansia. Mangiava poco, dormiva male, si svegliava di continuo nel corso della notte. Gli sono spuntati persino i brufoli sul volto derivanti dallo stress. Tutto candidamente rivelato alla vigilia della stagione 2022, ammettendo di aver cercato un aiuto esterno. Perché sprofondare nuovamente in un suo personale incubo (diplopia) già vissuto 8 anni prima, il tutto quando i pregressi problemi fisici del 2020 sembravano in via definitiva di risoluzione, non è facile. Anche per il “Re” della MotoGP.

Il caso Maverick Vinales

Gli ha fatto eco Maverick Vinales nelle dichiarazioni alla vigilia del Gran Premio di Mandalika. “Ho lavorato con uno psicologo, con un fisioterapista, un personal coach, con i miei ingegneri e meccanici… Devi lavorare tutti i giorni. La pressione è molto difficile da assimilare se sei solo”. Perché sì, anche piloti milionari possono sentirsi soli, vivere periodi di estrema difficoltà e non vedere una vita d’uscita. Per questo, meritano rispetto. Sono piloti, fenomeni, individui privilegiati, ma sono esseri umani. Con problemi, come tutti noi.

Bestseller, l’autobiografia del Genio Adrian Newey “Come ho progettato il mio sogno”

Lascia un commento