12 Maggio 2023

Il pensiero: “MotoGP modello F1? No, ci bastano le vecchie emozioni, quelle vere”

Giuliano Pugolotti, ultramaratoneta e scrittore, ci offre questa riflessione sul presente e il futuro della MotoGP

MotoGP, Motomondiale

di Giuliano Pugolotti*

Far l’organizzatore è difficile. Bisogna far quadrare i conti e far battere i cuori di chi paga il biglietto. I conti e le emozioni sono però due cose che vanno spesso – chissà perché – al contrario. Il motomondiale in questo momento sta attingendo alle regole più basiche del marketing. Una gara e mezzo al prezzo di una: ti offrono la gara MotoGP sprint in aggiunta a quella della domenica. Lo fa per  farsi piacere a chi paga la pubblicità e i diritti TV e a chi paga il biglietto. Normalmente si  fanno le promozioni quando il prodotto fatica ad uscire. 

Ecco il  punto.

La MotoGP sembra alla ricerca di un’identità originale, quando per un appassionato come me, l’identità il motociclismo c’è l’ha da sempre. L’importante casomai  è non perderla. Questo è l’altro punto. 

Penso che vada difesa l’essenza ed il suo valore senza diventare  la copia snaturata e snaturale  delle quattro ruote. Il motociclista è storicamente, più spartano, più ruvido, più alla mano. Sarà per via dell’equilibrio che si perde in una frazione di secondo che ci rende più istintivi, semplici e diretti. Da noi si cade. In F1 si sbatte. C’è una bella differenza. Perché dobbiamo formulaunizzarci quando siamo nati così?

La Race Direction, le investigazioni sui sorpassi, le comunicazioni via radio dai box prossime future, la parata dei piloti sul carrozzone. Siamo sicuri che copiare un altro prodotto sia la strada? Il motociclismo è diventato grande grazie alle leggende dei piloti che hanno reso memorabili i circuiti. I marchi delle moto che hanno cavalcato sono diventate icone.

Le tute, i caschi, i numeri di gara. I Piloti. Quelli che cadono e si rialzano.  Quelli dei recuperi impensati e impensabili. Quelli dei sorpassi e delle carene che ne portano i segni.  Sono cose che si vedono  ancora in parte solo nelle categorie minori, che però non arrivano al grande pubblico.  Oggi in MotoGP si saltano cinque gare per una spalla, quattro  o cinque gare per un dito della mano. I piloti si mostrano “esseri normali”. Non sono più esseri mitici  da raccontare. Anch’io quando ho dovuto fare recuperi veloci ho pensato: se lo fa il Pilota, lo faccio anch’io. 

Oggi a chi mi ispiro con questa normalizzazione da format televisivo? Alle righe verdi, alla polemica del giorno dopo per due carenate di troppo? Lasciamo perdere i film, la narrazioni da serie tv.  Il motociclismo è sempre stato fonte di emozioni vere.  

Abbiamo bisogno di quelle.  Solo di quelle.  O forse questo tempo è andato?

*Giuliano Pugolotti, 62 anni, è ultra maratoneta, giornalista e scrittore. Ha attraversato 25 deserti della Terra: 6000 chilometri di corsa, da solo, ai confini del mondo. E’ un grande appassionato di motociclismo. A breve sarà di nuovo in libreria per raccontarci la sua ultima sfida. Sempre al limite, come i piloti.

Lascia un commento