2 Luglio 2019

Jonathan Rea: l’arte di (ar)Rabat(tarsi)

Chi sarà il compagno di squadra di Jonathan Rea nel 2020? Nella sua biografia il quattro volte iridato parla a lungo di chi ha diviso il box con lui

Jonathan Rea

Il sito specializzato speedweek.com sgancia il siluro: nel 2020 il nuovo compagno di squadra del campione del mondo Jonathan Rea potrebbe essere Tito Rabat. Secondo l’online tedesco KRT sarebbe pronta infatti a scaricare Leon Haslam per far posto ad un altro  MotoGP. La notizia è rimbalzata velocemente anche in Italia. C’è del vero? Il portacolori Kawasaki in una recente dichiarazione resa a motoblog.it, ha affermato come il rapporto con Leon Haslam sia “ottimo, veramente ottimo, non potrebbe andare meglio, Leon è un bravo ragazzo e siamo grandi amici da molto tempo”. Possibile, anche se difficile, credere che all’interno del box Kawasaki si possa sostituire un pilota come Haslam, gradito al numero #1 della superbike, con lo spagnolo ex campione del mondo della Moto2.

REA IL MANGIA-COMPAGNI DI BOX

Nella sua autobiografia “In Testa”, il nordirlandese non nasconde niente del rapporto con i compagni di squadra. A volte semplici, a volte più complicati. Rea parla con assoluta trasparenza, senza reticenze. Abbiamo raccolto alcuni accenni, in una breve rassegna di ritratti dei piloti che hanno condiviso il box col fuoriclasse di Ballymena.

Andrew Pitt (stagione 2008, mondiale SuperSport)

«Andrew Pitt è stato uno straordinario compagno di squadra. “AP”, come lo chiamiamo noi, era molto serio nel suo lavoro. AP è un ragazzo molto intelligente. Ha un senso dell’umorismo assai tagliente ma è anche molto colto… Era uno scrupoloso pilota professionista che prendeva molto seriamente sia il suo protocollo d’allenamento, che la sua alimentazione. Nel complesso fu per me un grande modello.»

Carlos Checa (stagione 2009, mondiale Superbike)

«Trovai un grande insegnante in Carlos Checa. Fu magnifico per me poter conoscere il suo stile di guida e, confrontando i suoi dati con i miei, siamo stati in grado di vedere che lui riusciva a fare cose come chiudere il gas senza scomporre l’assetto della moto, un aspetto dove invece io forse mettevo troppa forza. Studiando i dati di Carlos sono stato in grado di ammorbidire il mio stile. È qualcosa a cui faccio riferimento ancora adesso…Finisco a pilotare Checa-style.»

Tom Sykes (stagione 2015, mondiale Superbike)

«Tom e il suo capotecnico… ci raggiunsero…Si lamentavano anche del fatto che le sospensioni non erano all’altezza e dicevano di avere assettato la moto meglio che avevano potuto. Mi facevano venire voglia di…prendere dei kleenex e portarglieli dicendo: “Ragazzi, asciugatevi le lacrime. Non avete idea di quanto siete fortunati….Voi avete la moto migliore del paddock e piangete come se doveste ancora succhiare dalla tetta?”…Sembrava che partissero sconfitti ancora prima che la stagione 2015 fosse iniziata. Io ero arrivato con delle vibrazioni positive e loro invece erano a terra.»

Tom Sykes (stagione 2016, mondiale Superbike)

«Guim venne da me…Riuscì a convincermi a dare una mano a Tom, se mi fosse stato possibile. Non sono del tutto orgoglioso di aver accettato…Il punto è che Chaz meritava il secondo posto quell’anno…la sua stagione era stata del tutto migliore di quella di Tom. Mi sono sentito in colpa perché io alla fine sono stato quello che gli ha fatto perdere il secondo posto. In più non è che i rapporti fra me e Tom fossero dei migliori: una parte di me pensava che gli stessi regalando qualcosa che non meritasse affatto.»

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