9 Gennaio 2024

Motoestate: Diego Copponi campione 600 RTK Challenge, la vittoria dell’irrazionalità

Diego Copponi in trionfo in Race Attack 600 Challange nel MES 2023. Un titolo in appena tre anni di gare per l'ex calciatore... La storia.

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L’ex calciatore s’è preso la prima grande soddisfazione. Diego Copponi, 34enne di Riccione, ha cominciato a disputare gare di moto solamente a 32 anni, dopo molto tempo da giocatore di calcio, e nel 2023 è arrivato un importante traguardo. È lui infatti il campione in carica della Race Attack 600 Challenge nel Motoestate, un risultato raggiunto in appena tre anni di gare in moto e con un click dovuto ad un insieme di situazioni ora andate al loro posto. Anche perché deve tenere a bada la sua “parte razionale”, quella dell’ingegnere… Ma conoscete la sua storia? Di seguito la nostra intervista.

Diego Copponi, campione Race Attack 600 Challenge. Raccontaci la tua stagione 2023.

Ho fatto un bello step. Già nel 2022 ero abbastanza veloce, ma c’è stato un miglioramento importante come approccio alle gare ed anche mentale. Sono riuscito a fare delle belle gare, con belle battaglie, come avrei sempre voluto fare. Mi sono divertito e qualche risultato è arrivato. Già dalla prima gara avevo visto che riuscivo ad essere più combattivo, più spigliato anche nei sorpassi, anche se in gara 2 avevo sempre un calo: ero a posto coi dolori, ma come condizione fisica non ero ancora all’altezza. Anche per questo nella seconda gara a Varano ho commesso un errore e mi si è chiusa l’anteriore. A Cremona in gara 1 c’è stata una bella battaglia tra me, Mangili, Cappelli e Zagoner: ci siamo divertiti tantissimo, sembra anche da fuori, è stato bello! Quella è stata la gara in cui ci è stato chiaro che era stato fatto uno step.

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È stato quello il momento più importante dell’anno o ce n’è un altro?

Devo dire che non ho mai pensato molto al campionato Challenge, guardavo solo gara per gara, alla mia crescita personale. In questi momenti però arrivano più convinzione e sicurezza nei propri mezzi. Purtroppo però in gara 2 un pilota mi è caduto davanti e l’ho centrato: è andata bene perché era anche una curva abbastanza veloce, ma non è successo niente. È arrivato però un altro zero che ha messo a serio rischio la classifica. Due zeri nelle prime quattro gare! Andrea Cherubini [team manager K5 Racing Team, ndr] ha fatto i salti mortali per rimettermi a posto la moto per Magione, quando ci siamo andati eravamo carichi e arrabbiati! Quello è stato il weekend più bello dell’anno, senza dubbio.

Diego Copponi, da qui avete iniziato a crederci un po’ di più.

Dopo il podio nella classifica assoluta sì. A Varano ho chiuso con due primi posti nella Challenge e alla fine siamo andati a Cremona per l’ultimo round. Io ero in terza posizione in campionato, a 10 punti dal primo e a 5 dal secondo, Taciti. Ho fatto altri due primi posti e Taciti ha avuto un problema tecnico, di fatto mi ha consegnato il titolo. Mi è dispiaciuto finire così, avrei voluto vincere senza questo problema per lui. Come velocità credo di essermelo meritato, ma quei due zeri avevano complicato la rimonta, poi però concretizzata.

C’è stato qualcosa in particolare che ti ha aiutato a fare questo passo avanti o è stata una “crescita naturale”?

Direi un insieme di tutt’e due. La preparazione fisica però è migliorata, soprattutto perché ho risolto alcuni problemi fisici che mi portavo dietro dal periodo in cui giocavo a calcio. L’ho fatto per tanti anni, poi ho smesso, ma mi sono portato qualche brutto ricordo che mi ha dato fastidio quando guidavo la moto.

Cosa nello specifico?

Ho smesso di giocare a calcio perché mi sono fatto male ad un muscolo della gamba, una lesione di secondo grado al retto femorale. Di fatto poi non l’ho mai riabilitato per bene proprio perché ho smesso e poi ero molto impegnato col lavoro. Mi sono tenuto questa gamba per tanto tempo, questo ha fatto sì che non avessi una corretta postura e l’inattività poi ha fatto il resto. Tre anni dopo, quando ho deciso di cominciare a correre in moto, mi sono ritrovato fisicamente molto indietro e con dolori sia alle anche che alla schiena quando guidavo. Fastidi importanti, ma per fortuna con ginnastica posturale e fisioterapia sono riuscito a sistemarmi e a non avere più dolori.

Diego Copponi, possiamo definirlo un aspetto molto importante se non fondamentale nella tua crescita.

Senza dubbio. Ma sono anche migliorato tecnicamente e sicuramente di testa ho fatto uno step importante, mi sono tolto molte paure che avevo. In queste due cose è stato fondamentale Andrea Cherubini: una persona speciale, un tecnico molto preparato e un bravo psicologo! Questo insieme di cose ha fatto sì che ci fosse il passo avanti. Anche perché io sono un ingegnere, quindi la “parte razionale” è quella che ho sviluppato di più, mentre per andare in moto devi svuotare la mente.

Due situazioni diametralmente opposte.

All’inizio infatti è stato difficile, elaboravo e razionalizzavo troppo. Andrea invece mi ha aiutato a liberare la mente, a migliorare a livello di tranquillità. Infatti è un po’ un controsenso: sicuramente la paura è una componente che va elaborata, però è strano perché hai una passione che è più grande delle tue paure. Di conseguenza devi solo migliorare nella gestione psicologica, non hai scelta.

Diego Copponi, il primo pensiero quanto ti sei accorto di aver vinto.

In realtà l’ho scoperto nel parco chiuso: è venuto Taciti, mi ha detto che si era ritirato e mi ha fatto i complimenti. È stato un mix di sensazioni perché non sapevo che si fosse ritirato, ma la vittoria del titolo è qualcosa che dà tanta soddisfazione. Ripensi a tutto quello che hai fatto, ai sacrifici… Talmente tante emozioni che fai fatica a elaborarle e a descriverle. Aver vinto è certo molto bello, pensando che ho cominciato a 32 anni e che al terzo anno di gare ho portato a casa un titolo! È un premio anche per tutte le persone che hanno fatto sacrifici e sforzi insieme a me. Però vorrei arrivare a vincere la classifica generale!

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Diciamo che questo titolo può essere considerato come un punto sia d’arrivo che di partenza, giusto?

Sicuramente mi ha dato fiducia, sono molto orgoglioso di quello che ho fatto. Alla fine non sono così male e posso provare a raggiungere risultati ancora migliori, questo senza dubbio!

Hai anche una “vita normale” da gestire. Cosa fai?

Sono laureato in ingegneria elettronica e faccio l’ingegnere del software per le macchine automatiche. Un lavoro impegnativo, difficile da coniugare con la passione delle corse. Non siamo professionisti e ci sono tante cose da gestire, poi è vero che quando andiamo alle gare ci si diverte, ogni domenica è un sogno che si realizza! Ma so anche di non avere 20 anni ma 34, quindi rimango con i piedi per terra perché ogni anno bisogna farsi il mazzo a lavoro per potersi permettere di correre anche l’anno dopo.

Diego Copponi, ma da dove parte la tua passione per le moto? Come hai accennato, prima facevi ben altro.

Ho giocato a lungo a calcio arrivando fino alla serie C, ero nel San Marino Calcio. A 18 anni ero praticamente nella “primavera” della serie C, il Campionato Berretti, e il calcio era tutta la mia vita. Ho avuto però due infortuni gravi ad un ginocchio in rapida successione, per questo sono stato fermo per più di un anno, poi quando sono rientrato mi sono fatto subito male all’altra gamba. Quando sono tornato mi ero staccato, non avevo più la stessa passione, e nel frattempo il mio babbo mi aveva regalato un CBR 600 RR del 2009. Quello con cui ho corso fino a quest’anno.

Un regalo quindi determinante per te.

Inizialmente lo usavo per fare i passi sull’Appennino umbro-marchigiano assieme agli amici. Ho poi visto che mi piaceva la velocità, cosa che in strada però non si fa, ed il mio babbo non era contento perché in strada è pericoloso. Mi ha così comprato una R6 del 2000 usata per portarmi a Misano e farmi girare lì perché così era più tranquillo. Sperava che, andando in pista, magari mi spaventassi e lasciassi perdere…

Possiamo dire invece che ti sei “innamorato”, giusto?

Per me è stata una folgorazione, è la cosa più bella che c’è! Ho usato la R6 per due anni, poi ho preso il mio CBR e da stradale l’ho portato alla pista. Per tanti anni ho fatto le prove libere a Misano quando potevo, allora studiavo all’università e non lavoravo, quindi dipendevo dai miei genitori, che mi hanno sempre aiutato tanto e a cui sono molto grato. Quando era possibile però, anche se non erano gare, mi divertivo tanto! Aspettavo quelle volte, anche se poche all’anno, come se fosse Natale. Con gli anni ho cominciato a lavorare e, appena ho avuto i primi soldi da parte, ho realizzato il mio sogno, quello di correre. L’avevo già chiesto al babbo e alla mamma, mi sarebbe piaciuto iniziare 10 anni prima, ma mi avevano detto che non era possibile. Ho quindi aspettato di avere qualcosa in banca e ho buttato tutto per questo sogno.

Diego Copponi, è stata una lunga attesa ma ne è valsa la pena.

Già ero molto felice di poter girare in pista con una moto da corsa. Quando poi ho avuto i miei soldi li ho spesi per mettere a posto la moto, per iscrivermi e per allenarmi più seriamente per cominciare a correre. Prima del Motoestate ho fatto una wild card a Misano nel Trofeo Amatori nel 2020. Non sapevo a cosa andavo incontro e non ero minimamente preparato: nel box eravamo io, il mio babbo e un mio amico che mi aiutava solo a cambiare le gomme. Totalmente sprovveduti!

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Da qualche parte bisognava cominciare, giusto?

La prima gara della mia vita però aveva la procedura quick start, quindi semaforo verde solo un minuto. Ho beccato il rosso, non ho nemmeno fatto la griglia! Ho fatto il giro di ricognizione partendo dai box, poi sono partito malissimo e mi sono trovato abbastanza indietro… È stato abbastanza traumatico! Ho capito però che dovevo usare la testa, rischiare la vita per arrivare tra gli ultimi non aveva tanto senso. È stata una cosa per cui non ero minimamente pronto. Non contento però l’anno dopo mi sono presentato a Varano per la prima gara della Race Attack.

Diego Copponi, hai cominciato quindi a fare “sul serio”.

Senza aver mai visto la pista perché la moto aveva un sacco di problemi, quindi non ero riuscito a girare. I primi giri della mia vita a Varano sono stati quelli della Q2, sempre con il mio babbo ed il mio amico, quindi totalmente sprovveduti. Già è stato un miracolo non partire ultimo, ma lì ho capito che non potevo fare le corse così, non preparato e senza una struttura. Ne sono successe di ogni, non ero mai a posto, veramente mi veniva quasi voglia di lasciar perdere…

Invece non l’hai fatto.

Ho dovuto però trovare una struttura che mi potesse seguire, mentre io pensavo solo a guidare. Guardando le storie del Motoestate ho visto un team blu e rosa che mi era saltato all’occhio a Varano, ho cercato sui social e ho fatto il numero. Mi ha risposto Andrea Cherubini, ho chiesto se mi faceva correre e lui mi ha detto “Porta la moto, ci vediamo a Cremona.” Da lì è cominciato tutto: gli ho portato la mia moto, se n’è preso cura e continua ancora a farlo. Magari ho incontrato tante difficoltà, ma poi ho trovato la persona giusta, con una grande passione, che mi ha aiutato tantissimo. Se non avessi incontrato lui probabilmente avrei già smesso.

Diego Copponi, ora quali sono i tuoi programmi per il 2024?

Ho venduto il CBR, dovrei tornare alla R6, anche se è ancora tutto in divenire. Ci ho pensato per diversi anni e stavolta, dopo la soddisfazione con Honda, mi sono sentito legittimato a salutarla per provare con Yamaha. Spero di divertirmi allo stesso modo! Riguardo al campionato, non mi sono ancora iscritto ma penso di rifare la Race Attack, sempre con la stessa squadra. Ogni anno ho fatto uno step, vorrei continuare nel processo di crescita. Riguardo l’obiettivo non voglio fare grandi dichiarazioni, anche se si sa che quando scendi in pista l’obiettivo è vincere… Ci saranno però tanti cambiamenti, per ora comunque punto a qualche altro podio in classifica generale e perché no, provare a vincere una gara.

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