14 Settembre 2022

Franco Picco leggenda Dakar: “Ho 67 anni, ma correrò almeno fino al 2025”

Franco Picco, la leggenda della Dakar, si racconta. Dagli esordi nel motocross alle sfide future. La storia di un campione inossidabile.

Franco Picco, Dakar, Fantic

C’è chi lo chiama “Il leone del deserto”, chi “The Legend”, chi “L’inossidabile” ma non esiste un termine per esprimere la grandezza di Franco Picco. Il pilota vicentino è stato ed è l’idolo di tutti gli appassionati della Dakar. Le sue imprese vanno oltre ai successi sportivi. Partecipa al “Grande Raid” dal 1985 ed alla vigilia dei 67 anni si sta preparando per la sua ventinovesima Dakar. Franco Picco racconta ci racconta la sua storia.

Franco Picco, partiamo dai suoi esordi. Come ha iniziato?

“Ero un pilota di cross, avevo vinto l’Italiano, partecipavo al Gran Premio delle Nazioni ed alle varie gare internazionali. Ero pilota Yamaha Italia e mi dissero che io ero forte sui terreni duri ma troppo scarso su quelli sabbiosi, del Nord Europa. Qui in Italia non avevo la possibilità di allenarmi sulla sabbia e mi mandarono alla Parigi-Dakar del 1985, semplicemente per allenarmi per le gare di motocross. Nessuno pensava che un crossista potesse andare forte nel deserto invece salii sul podio. In quel momento finì la mia carriera di crossista. Yamaha mi disse che la moto me la dava ma non una da motocross, bensì una specifica per la Parigi-Dakar. Ho lasciato il cross e sono diventato uno specialista dei raid”.

Quale Dakar le è rimasta più nel cuore?

“E’ difficile scegliere. Se guardassi solo le classifiche verrebbe spontaneo dire le due edizioni in cui mi sono classificato secondo assoluto, nel 1988 e 1989, però non è così. Quelle due volte ero tornato a casa deluso perché dentro di me non avevo conquistato la seconda posizione ma avevo perso la Dakar. Dopo le Dakar in Africa siamo andati a correre in Sud America ed a livello emotivo è stato qualcosa d’incredibile, per l’affetto del pubblico. Tanti mi conoscevano, anche per e miei trascorsi nel cross, e mi dimostravano il loro affetto. Poi siamo passati all’Arabia Saudita ed è ancora un altro mondo. Nel 2021 ho fatto la Dakar nella categoria senza assistenza ed anche quella è stata un’avventura indimenticabile. L’ultima, con la Fantic è stata bellissima”.

Ha attraversato tre epoche della Dakar. Al di là del percorso, com’è cambiata?

“In pratica è rimasto uguale solo il nome. Nelle prime andavamo con le cartine, la bussola, cercavamo le piste mentre ora si usa il road book elettronico che ci danno all’ultimo istante, è precisissimo e si fa anche tanto fuoripista. Poi sono cambiate le moto, le strumentazioni ed è aumentata tanto la sicurezza. Dopo le prime Dakar in Africa siamo andati in Sud America e quelle edizioni sono state tra le più difficili perché lì è estate e si passava dal caldo torrido in pianura al ghiaccio in altura. Adesso corriamo in Arabia Saudita e ci troviamo sì nel deserto, un po’ come in Africa, ma in un contesto super moderno: ora siamo nella terra del petrolio”.

Ancor oggi è estremamente veloce e competitivo. Ci svela il suo segreto?

“Se dovessi correre nel cross o nella velocità non potrei certo ottenere dei risultati ma la Dakar è un po’ come una maratona: bisogna saper dosare le forze e serve tanta esperienza. Per me l’importante è andare avanti, cercare di non cadere o farlo meno possibile. Un mio segreto forse è anche la conoscenza delle lingue. Parlo inglese, francese, spagnolo ed un po’ anche l’arabo ed è estremamente utile in gare di questo tipo. In più ho sempre degli obbiettivi e delle motivazioni nuove”.

Guarda ancora alla classifica o per lei l’essenziale è arrivare al traguardo?

“A sessantasei anni sarebbe assurdo pensare di poter lottare per la vittoria assoluta tuttavia ci sono le classifiche di categoria. Io sono tra i “Veteran”, gli over 45 anni e sono in testa. Punto al successo tra i “Veteran”. Scherzando ho detto che potrebbero istituire la “Super Veteran” per gli over sessantacinque però non la fanno perché mancano gli iscritti, sarei l’unico”.

Ora l’attende la Dakar 2023, sempre con Fantic?

“Sì ma non più con il prototipo come l’anno scorso ma con una moto completamente diversa, commerciabile, ed anche questa è una bellissima sfida. Io però guardo avanti, alla Dakar 2024 che sarà la mia trentesima quindi non potrei non farla. Nel 2025 invece ricorrerà il quarantennale dalla mia prima prima Dakar e ci tengo ad essere presente. Ecco, ho già le motivazioni per partecipare alla Dakar almeno fino al 2025″.

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