5 Novembre 2022

Forghieri, il ricordo dell’ingegner Manganelli: “Una persona incredibile”

L'ingegnere Mario Uncini Manganelli ha parlato a Corsedimoto del compianto Mauro Forghieri, tecnico mito della F1 ma anche delle moto

Mauro Forghieri Mario Manganelli

Pochi giorni fa è venuto a mancare Mauro Forghieri, un grande ingegnere che ha scritto alcune pagine di storia della F1 con la Ferrari. Il bottino è di 54 gare vinte, quattro titoli mondiali piloti e sette costruttori conquistati tra il 1962 e il 1984.

Chiusa l’esperienza con l’azienda di Maranello, aveva lavorato anche con Lamborghini e Bugatti. Successivamente aveva fondato, assieme a Franco Antoniazzi e a Sergio Lugli, la Oral Engineering Group. Questa società di progettazione meccanica si è occupata anche dello sviluppo del motore BMW in Formula 1. Ne realizzò pure uno per la MotoGP, ma in questo caso non si andò oltre a dei test. Nel 2011, invece, ha presentato OE-250M3R: motore per la nuova categoria Moto3.

L’ingegner Manganelli ricorda Forghieri a Corsedimoto

Abbiamo intervistato Mario Uncini Manganelli, ingegnere che conobbe Forghieri proprio in Oral e che ci ha raccontato cosa ha rappresentato per lui l’ex direttore tecnico della Ferrari.

L’ho conosciuto nel settembre 1997, dopo la laurea in ingegneria meccanica che avevo conseguito a giugno. Ho iniziato a lavorare in Oral Engineering e ho conosciuto questa persona incredibile, che posso considerare il mio secondo padre per quanto riguarda l’aspetto professionale. Abbiamo lavorato insieme dal 1997 al 2002. Quello che ho imparato è la metodologia, cercare di migliorare sempre quello che si ha anche se qualcosa non va bene, senza ripartire da zero. Era una persona con una visione globale e completa del motore, oggi invece ci sono specialisti di questa o di quella parte. Aveva una visione globale del veicolo, dato che oltre ad essere un grande motorista è stato un gradissimo veicolista che ha realizzato tante macchine da competizione. Aveva una grande capacità di rappresentare le sue idee e di disegnare a mano. Ci sono ancora alcuni suoi disegni incredibili“.

Qual era il tuo rapporto con lui?

Ho sempre avuto un rapporto molto costruttivo, ci siamo scontrati diverse volte. Aveva un carattere molto esuberante, forte e risoluto. Era uno molto sicuro di sé. Io non ero da meno, pur non avendo esperienza. Però avevo delle idee e dei concetti, mi piaceva confrontarmi con lui su disegni a mano. Siamo sempre andati molto d’accordo anche di fronte a delle discussioni. Mi coinvolse subito nel progetto BMW F1. Lui era uno molto bravo a formare i tecnici. Io sono stato uno degli ultimi ingegneri che ha formato con una metodologia basata sulla progettazione e poi sulla sperimentazione, che è quello che manca adesso. Oggi mancano veri progettisti che riescano a immaginare un progetto non solo lavorando al computer ma direttamente su carta“.

Dopo gli anni in Oral, hai deciso di passare alla KTM. Cosa ti disse?

Si arrabbiò abbastanza, poi alla fine ammise che avevo fatto una bella scelta, nonostante volesse che rimanessi ancora con lui. Me lo disse da padre quasi. Voleva che aspettassi ad andare in KTM, però io gli comunicai che avevo una bella opportunità andando a coordinare un gruppo di progettazione e volevo provarci. Allora mi disse di tenerlo aggiornato. Siamo stati sempre in ottimi rapporti“.

Ci sono alcune sue frasi che ricordi particolarmente?

Sì, ad esempio: ‘Se hai bisogno, chiamami quando vuoi’. Quando vinsi il primo Mondiale Superbike con Aprilia nel 2010 e vincemmo le gare di Monza, dove il motore la fa da padrone, mi chiamò e mi disse ‘Chiunque abbia visto quelle gare può dire che hai fatto un motore estremamente eccellente’. E quando vincemmo il titolo a Imola mi telefonò per dirmi: ‘Ecco, adesso sai cosa vuol dire essere campione del mondo. È una responsabilità enorme, perché l’azienda si aspetta che questi risultati siano poi portati avanti’. Era molto orgoglioso di una persona che aveva lavorato con lui e lo andai trovare. Mi chiedeva che scelte avevo fatto, sempre con discrezione, ed era sempre molto attento“.

Dopo KTM e Aprilia, sei passato alla F1 con la Mercedes. Forghieri come commentò la cosa?

Mi disse che pensava che fosse il momento giusto, perché ero maturo. Mi disse di farmi valere, perché noi italiani possiamo dire tanto ancora. Era molto fiero di questa cosa. Quando la Oral ha restaurato le macchine da F1 con i motori Lamborghini venni chiamato da Antoniazzi e incontrai nuovamente Mauro. Sono foto di circa un anno fa a cui sono particolarmente affezionato. Mauro mi volle di fianco a lui. Ci sono tanti aneddoti che ci ha raccontato, anche sulla sua esperienza in Formula 1 con la Ferrari“.

Ti raccontò qualcosa di particolare sulla sua avventura in Ferrari?

Lui aveva un rapporto incredibile con i piloti, quasi fraterno. Una volta mi disse: ‘Ricordati che affezionarti ai piloti è volte è molto pericoloso’. Ovviamente legarsi ai piloti è bello, perché sono le persone che poi portano in pista e cercano di portare al successo il tuo progetto. Però nel suo passato sicuramente ha vissuto tanti incidenti e ha passato dei momenti di sofferenza“.

Forghieri è una figura che ti ispira ancora molto.

È stato veramente un riferimento, penso che persone così non ci siano più. Quando nella mia vita mi capita di fare attività di formazione a giovani ingegneri, mi ispiro molto a quello che faceva lui. Parto dalla base della progettazione per poi arrivare a cose più complicate. Uso sempre quella metodologia, me l’ha insegnata lui. Mi ha formato col tecnigrafo, voleva il disegno stampato in scala 1:1 perché così ci si poteva rendere conto di cosa si aveva fatto. Ancora oggi io uso questo metodo. Raramente si metteva davanti allo schermo del computer“.

Quando lo hai visto l’ultima volta?

Ci siamo visti a metà dell’anno, lo avevo visto in forma. Non mi era apparso sofferente. Penso che si sia addormentato come voleva lui, passando da un sonno a un altro eterno. Non avrebbe voluto soffrire per giorni o mesi. A me ha lasciato un segno enorme. Quando faccio il mio lavoro ancora mi chiedo sempre cosa avrebbe pensato e cosa avrebbe detto Forghieri. Aveva una cultura vasta, a volte era difficile seguirlo perché era veramente una furia, un vulcano. Aveva una capacità incredibile di rappresentare idee a mano, non l’ho mai vista da nessuno“.

Sicuramente uno come Forghieri merita di essere omaggiato a dovere.

Bisognerebbe fare qualcosa per ricordare questa persona, credo sia necessario. Anche un luogo a Modena che lo possa ricordare, un evento dedicato alla sua storia… Sarei disposto a partecipare. Mi auguro che ci sia la volontà, è un patrimonio che non possiamo perdere. Io lo ricorderò sempre, è una persona che ho stimato tantissimo e che ha stimato me tantissimo. Mi sento un suo figlio per quanto riguarda la carriera, è colui che mi ha indirizzato. Ho conosciuto anche altri tecnici importanti, però lui è quello che mi ha dato l’impronta maggiore“.

Un aneddoto finale.

Una volta in Oral un tornitore molto anziano e capace mi trattò male. Avevo fatto qualcosa di sbagliato in un disegno e mi rispose malamente. Era ignaro che dietro c’era Forghieri e osservava tutto a breve distanza. Mauro venne lì e disse ‘Mario può essersi anche sbagliato, però devi avere rispetto di lui, perché lui sta avendo rispetto di te’. Mi ha dimostrato grande affetto, sottolineando come io fossi parte del suo gruppo di lavoro. Ha sostenuto la mia posizione con grande risolutezza. Il tornitore si rese conto della situazione. Fu un segnale molto bello, Forghieri ci teneva particolarmente a me“.

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