3 Ottobre 2023

Davide Bulega “Vi racconto Nicolò: un campione del Mondo e figlio mio”

Davide Bulega non era contento che suo figlio Nicolò fosse sceso in Supersport. Ma vincendo il Mondiale, l'ha fatto ricredere.

Nicolò e Davide Bulega

Non c’è nulla di più bello e coinvolgente che condividere le proprie passioni con i figli. Non è solo una questione DNA, è amore. Davide Bulega, padre di Nicolò Bulega, ci racconta la sua storia. Non servono preamboli, spazio alle sue emozioni genuine di un uomo che ha vissuto il motociclismo in ogni ruolo: da pilota, da team manager e da padre. Oggi festeggia il Titolo Mondiale di Nicolò Bulega semplicemente… da papà.

Davide Bulega, il pilota

Ho cominciato a correre a 18 anni, all’epoca s’incominciava molto più tardi rispetto alla generazione di mio figlio o anche a quella di Valentino Rossi. Ero già considerato giovanissimo. Feci la Sport Production e vinsi al primo anno. Sono poi passato in Gilera ed in Cagiva dove ho fatto anche il collaudatore. In seguito sono andato a fare l’ Europeo 250 con il Team Italia. Ho poi corso nel Motomondiale e nel 1997 ho vinto Europeo 250. Era il primo anno con benzina verde e fu una bella vittoria perché gli avversari erano tutti di altissimo livello. Nel Mondiale sono stato un pilota da metà classifica ma in quegli anni c’erano 12 piloti ufficiali tra cui Rossi, Capirossi, Laconi, Harada… Quando facevi dal decimo al quindicesimo con una moto con il kit era come se avessi vinto la tua gara. C’erano differenze abissali tra le moto factory e le private.

La carriera di pilota conclusa a 30 anni

Ho corso per un po’ anche in Supersport. In quegli anni però ero talmente tanto schifato dal fatto che potessi avere una moto ufficiale che decisi di smettere di correre, complice anche la nascita di Nicolò. Quando vedevo questo bambino con il ciuccio in bocca non riuscivo a non emozionarmi. Non ero uno di quei piloti-padri che vanno forte uguale. Mi sono reso conto che le mie prestazioni non erano più le stesse e decisi di smettere.

La nascita del team Lightspeed

La passione mia e di mio padre erano talmente tanto grandi che abbiamo deciso di fare un team: il Lightspeed. Era nato in punta di piedi ma fatto con grande passione, senza risparmiarci sotto tutti gli aspetti anche economici, fino a diventare team ufficiale Kawasaki Motor Europe. Kawasaki ci ha supportato dal 2003 al 2007 anno in cui eravamo nel Mondiale con Davide Giugliano e Cristiano Migliorati. Mio padre venne a mancare all’improvviso. Io ero il suo braccio destro ed ho deciso di chiudere il team per dedicarmi all’azienda di famiglia per qualche anno. Nicolò nel 2004 ha iniziato a gironzolare con la minimoto. Noi da Reggio Emilia venivamo in Romagna per farlo girare e nel 2007, anno in cui mio padre ci lasciò, mio figlio debuttò nell’Italiano di Minimoto. Ricordo che la prima gara di campionato fece ultimo e mentre guardava i bambini premiati sul podio piangendo mi chiese se un giorno avesse vinto anche lui una coppa. Io gli risposi “sì, ne vincerai tante”. Poi PreGP, MiniGP dove ha vinto l’Italiano e l’Europeo più volte… La storia di Nicolò è ormai nota.

Nicolò Bulega Campione del Mondo Junior Moto3

L’emozione più grossa l’ho vissuta quando vinse il Mondiale Junior Moto3 perché ero particolarmente convolto, parte integrante della sua carriera. Anche se era già in VR46 Academy ero molto presente, lo accompagnavo io, era giovane e mi ascoltava al cento per cento. Ho provato delle soddisfazioni enormi: quanto tuo figlio diventa campione del mondo ti ripassano nella mente tutti i sacrifici, i chilometri, i soldi che hai speso per arrivare a quel traguardo. Poi godi a vederlo felice.

Gli anni bui

Ci sono stati poi gli anni bui gli infortuni, tanta sfortuna e qualche scelta sbagliata come tenerlo troppo in Moto3. Nel 2019 secondo me non è andato male al debutto in Moto2 perché ha fatto delle seconde file e vari piazzamenti dal quinto al decimo in una categoria molto difficile e per un debuttante di 18 anni. Aveva fatto bene il suo lavoro.

Poi ci sono state alcune discordanze con la dirigenza VR46. Eravamo al punto che bisognava parlare di contratti non con chi capiva di moto ma con il preparatore atletico VR46 ed è stato uno dei motivi principali per cui io e Nicolò abbiamo pensato che non dovevamo più correre con loro, forse sbagliando. Parlare di contratti per me va fatto con chi ha corso in moto o comunque è del mestiere e quindi siamo andati con Gresini. C’erano tutte le premesse per fare bene poi il primo anno, per ammissione di Fausto, lo staff tecnico non era all’altezza e sono state fatte tante cavolate che Nicolò ha pagato in pista. Fausto a Brno nel 2020 convocò nel camion me e Nicolò e ci disse he voleva rifare la squadra. Chiese a noi quali erano i tecnici che avremmo voluto per l’anno successivo. Avevamo fatto una rosa di nomi che Fausto ha ingaggiato. Ma poi è morto ed il team ha messo questi tecnici scelti per Nicolò a Di Giannantonio. Contestualmente c’è stata la separazione tra me e la mia ex moglie. Nicolò si è trovato in vortice di problemi familiari e non quindi ha fatto una stagione al di sotto delle aspettative.

La rinascita: Nicolò Bulega Campione del Mondo

E’ passato poi al Mondiale Supersport con il suo nuovo manager. All’inizio io ero contrariato, molto arrabbiato perché secondo me era un pilota che oggi sarebbe potuto essere in MotoGP. Invece di fare un passo in avanti ne faceva tre indietro e questa cosa mi ha fatto veramente male. Era come se io avessi buttato via quello che era stato fatto in tanti anni di sacrifici. Invece mi devo ricredere perché si è creato uno spazio molto importante all’interno di Ducati. Nicolò è tornato a vincere il Mondiale, sono molto contento per lui sia umanamente che sportivamente. Con tutta la sofferenza che ha avuto secondo me è il bel finale di una brutta storia. Con il titolo Mondiale si è fatta un po’ giustizia di tutto quello che gli è accaduto.

Davide Bulega: le emozioni di oggi

Sono un po’ meno coinvolto ovviamente perché non ero a Portimao, non sono più in pista se non in qualche rara occasione, ovviamente lui mi racconta, mi spiega, mi dice quello che succede, c’incontriamo prima che parta per le corse e quando torna. Siamo tornati ad essere padre e figlio, forse anche meglio di prima, abbiamo un rapporto più bello di prima. Ora Nicolò va nel mondiale SBK con la squadra migliore in assoluto e io sono convinto che possa fare molto bene anche l’anno prossimo.

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