18 Luglio 2023

L’arte nel paddock, la Superbike si rilancia alla scoperta di nuovi mondi

Il campionato più amato dagli appassionati riscopre il gusto della rivoluzione: l'installazione di Street Art nel paddock è il primo passo

Superbike, Street Art

La Superbike dei vecchi tempi aveva l’anima rivoluzionaria. Il Motomondiale c’era da più di trent’anni, ma la serie alternativa spuntando dal nulla era diventata in un baleno fenomeno di costume, cioè molto di più di campionato sportivo di successo. La chiave era semplice: andare “contro” lo status quo, cambiare le regole e sparigliare le carte. Per anni un autobus a due piani, scoperto , straripante di musica e belle ragazze, ha fatto il giro delle downtown portando il messaggio bel oltre la recinzione dei circuiti. Brands Hatch e Monza erano invase di gente entusiasta. La folla ama i campioni, le moto, il rumore. Ma quello che faceva la differenza era sentirsi parte di un “movimento”, condividere emozioni e passioni comuni.

Con il cambio di proprietà, a fine 2012, questo spirito d’avventura si era smarrito. Dorna, il gestore della MotoGP, aveva visto per decenni la Superbike come il diavolo, il grande rivale, e una volta messe le mani sopra, il primo obiettivo è stata gestirla come fosse un “normale” campionato motociclistico, carattere che la Superbike non ha mai avuto. L’obiettivo primario era ridurne la portata, la produzione di rumore di fondo che a lungo aveva messo a repentaglio il primato commerciale dei GP. Finalmente il promoter, o almeno la divisione che si occupa della gestione Superbike, ha compreso che riportare il WorldSBK alla sua natura rivoluzionaria è fondamentale per far crescere il successo.

Imola, evento amato da piloti, team, Case e pubblico, è stato laboratorio di un esperimento interessantissimo: portare un’installazione artistica al centro del paddock. Si è scelta una forma che in qualche modo avesse punti in comune con le moto, cioè la Street Art. L’effetto sorpresa è stato notevole, la curiosità è esplosa. La gente si è fermata, non solo a guardare, ma tanti per sporcarsi le mani. Pertecipando attivamente, il mantra chiave del marketing di oggi, che costruisce il valore sull’esperienza offerta al pubblico.

La Superbike è l’espressione sportiva delle moto sportive stradali, quindi con la Street Art ha in comune lo stesso luogo fisico epicentro della passione: la strada, appunto” spiega Massimo Gioscia, co-fondatore di Art-a-porter, l’agenzia artistica internazionale di arte emergente che ha curato l’installazione di Imola. “SBK Street Art Challange è stato uno show durato tre giorni che ha coinvolto venti artisti, provenienti da tutta Italia”.

Gli artisti hanno suscitato molta curiosità, anche da parte dei piloti. Chi sono?

Colorano i muri in giro per le città, parchi, contesti urbani. Li abbiamo portati nel paddock, per la prima volta. Hanno fatto “live action”, cioè opere in tempo reale, coinvolgendo piloti e pubblico di ogni natura. Hanno realizzato i loro lavori su varie superfici, anche sulla fiancata di un nostro tir. I nostri artisti hanno disegnato anche su tavole da skate, che per mezzo di un APP da statiche diventano dinamiche. Abbiamo accompagnato il lavoro degli artisti con musica e talk show, tutto live.”

Come avete coinvolto gli spettatori?

“Ci siamo sistemati accanto al Paddock Show, cioè la “piazza” che ospita gli incontri coi piloti, il podio e tutto il resto. Abbiamo destato moltissima curiosità: la gente si è fermata a vedere le tavole, gli artisti. Abbiamo ospitato anche i piloti, che hanno “graffitato” per terra le loro firme, insieme agli street artists. C’è stato subito feeling, siamo riusciti a riunire moto e arte in un selfie che ha subito fatto il giro dei social.”

Il pubblico ha “graffitato”?

Si, è stata una delle parti più belle. Uno dei nostri artisti ha realizzato un’installazione particolare sulla quale tantissimi appassionati di Superbike hanno lasciato il loro segno (vedi foto di copertina, ndr). Sulla parte retrostante, abbiamo fatto scrivere ad ogni persona intervenuta cosa pensa della Superbike, il proprio pensiero o solo la propria firma.”

Dal punto di vista degli artisti, com’è stato entrare in questo paddock?

“Hanno trovato un ambiente molto fluido, curioso, aperto alla novità, anche in controtendenza con quelli che sono i normali momenti d’attrazione di un round del Mondiale. Noi facciamo spettacolo, diamo qualcosa in più. Abbiamo calamitato anche l’attenzione di tante famiglie, i bambini sono impazziti con le bombolette degli artisti. L’arte è un linguaggio, un messaggio fortissimo. La SBK è un bellissimo show, noi abbiamo aggiunto qualcosa in più. Ci piace quest’atmosfera da circo.”

Questo esperimento avrà un seguito?

“Non sveliamo le carte, l’obiettivo è farlo diventare un tour al seguito del Mondiale. Sicuramente nel 2024 ci saremo nelle tappe italiane.”

La Street Art potrebbe portare la Superbike dentro le grandi città?

“Certo. Potrebbe essere una validissima opportunità per avvicinare il Mondiale ad un pubblico diverso dai solito appassionati, che ancora non conosce la Superbike. Il nostro obiettivo è duplice: far appassionare all’arte chi ama i motori, e persone che hanno una passione per l’arte ad avvicinarsi ai motori. Il paddock potrebbe essere la destinazione finale di un tour ben più ampio, capace di veicolare personaggi e messaggio del WorldSBK in ambienti urbani: piazze, strade, città”.

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