26 Settembre 2023

Andrea Pellegrini, una storia in Brembo “I freni hanno vita dura in MotoGP”

Andrea Pellegrini di Brembo ci racconta la sua storia e ci illustra le ultime evoluzioni a livello d'impianto frenante in MotoGP

Andrea Pellegrini Brembo MotoGP

Storie di paddock, storie di vita spesso sconosciute ma affascinanti. Andrea Pellegrini, Racing Motorcycle Market Manager Brembo, è passato dalla Formula 1 alla MotoGP. Il tecnico bergamasco ha alle spalle diverse stagioni nelle quattro ruote prima di approdare al motociclismo, il suo primo amore. Ha sempre lavorato dietro le quinte, non è mai stato un pilota ma è riuscito a trasformare la sua passione nella sua professione. Andrea Pellegrini racconta a Corsedimoto la sua storia.

Innamorato delle moto fin da bambino

La mia prima moto l’ho avuta quando avevo 5 anni e me l’avevano regalata per Santa Lucia perché a Bergamo secondo tradizione portano i regali il 13 dicembre. Mio papà era appassionato anche se di fuoristrada perché vivendo nelle valli bergamasche era la disciplina più praticata. Sono sempre stato attratto dalle moto. Ho seguito tutte le tappe: a 14 anni avevo in cinquantino due tempi poi a 16 una 125 avevo una Cagiva Mito. Quelle moto le ho ancora. Sempre avuto la passione ma non avrei mai immaginato di trovarmi a lavorare in questo ambiente. Sono approdato in Brembo nel 2000, nel settore ricerca e sviluppo ed ho appreso tantissimo. Ho lavorato lungo in Formula 1 come assistente in pista, dal 2005 al 2017. Poi mi hanno proposto di andare in MotoGP e sono diventato responsabile.

Il mio esordio in MotoGP

Ho debuttato come tecnico in MotoGP nel 2017, la mia prima gara è stata a metà stagione, in Austria sul circuito più severo per l’impianto frenante. Mi piace tantissimo il motociclismo, c’è molto più lavoro ma a contatto con piloti ed è bellissimo perché posso aiutarli a migliorare frenata e quindi è più coinvolgente. In MotoGP trovo un ambiente molto simile a quando ho iniziato io in Formula 1 nel 2005. E’ famigliare ed è più facile il rapporto con i piloti stessi che hanno meno riunioni con sponsor e quanto altro. In MotoGP è tutto più umano. Certo, i piloti anche quelli giovanissimi, sono molto professionali, esigenti, attenti anche all’analisi dei dati.

Valentino Rossi super professionale e molto cordiale

Un ricordo legato a Valentino Rossi? Risale al 2020 in Austria. Avevamo suggerito a tutti di usare un nuovo impianto frenante. Mi aveva chiamato tramite Uccio e io avevo pensato chissà cosa mi deve dire invece era solo per riferirmi che non aveva avuto problemi ed era contento del lavoro svolto. Valentino Rossi è una persona gentile, squisita, saluta sempre: molto bravo ed interessato anche alla tecnica e come si è evoluto l’impianto frenante da quando non corre più in MotoGP.

L’evoluzione della MotoGP

Le MotoGP si stanno molto evolvendo, stanno esplorando quella che è l’aerodinamica. Ha iniziato Ducati poi adesso anche Aprilia. C’è questo nuovo filone e le case giapponesi sono rimaste un po’ indietro mentre le europee, compresa la KTM, sono riuscite a sviluppare l’aerodinamica. Questo ha portato a stressare maggiormente l’impianto frenante perché l’aerodinamica permette di avere più contatto a terra quindi pneumatico-asfalto. Ciò ha portato a frenare dopo, spostare ulteriormente il limite di bloccaggio della ruota, frenare più tardi, mettere maggiormente alla prova l’impianto frenante. Nel 2020 abbiamo introdotto una pinza completamente nuova con delle alettature che poteva abbassare le temperature di utilizzo. Non bastava, quindi abbiamo fatto un lavoro con tutte le case costruttrici per poter cambiare il regolamento sui dischi e poterne introdurre di più grandi in modo che potessero smaltire l’energia termica che stavano mettendo i piloti. Abbiamo promosso un disco 355 probabilmente diventerà lo standard.

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