28 Novembre 2020

MotoGP, satelliti all’attacco: i team factory iniziano a tremare

I team satelliti della MotoGP assottigliano il gap dalle squadre factory. 8 vittorie contro 6, a Portimao podio tutto "privato" dopo 16 anni.

MotoGP, GP 2020 Portimao

La stagione MotoGP 2020 ha visto i team satelliti alla ribalta conquistando il maggior numero di vittorie, otto, contro le sei dei piloti/team factory. Da notare, in particolare, che nell’ultimo Gran Premio a Portimao nessun pilota ufficiale è salito sul podio, non avveniva da 16 anni. Miguel Oliveira, Jack Miller e Franco Morbidelli sono tre esempi lampanti di come sia possibile rincorrere il sogno iridato pur non avendo alle spalle una scuderia “madre”. Un equilibrio di potere impensabile fino a pochi anni fa, basti pensare che dal 2006 al 2016 i team privati non hanno mai registrato un successo.

Due vittorie per Oliveira…

La Dorna può ritenersi ampiamente soddisfatta di aver raggiunto l’obiettivo. Merito delle nuove regole introdotte negli ultimi anni, come la centralina elettronica unica e il monogomma. Inoltre diversi costruttori hanno optato per quattro moto con specifiche ufficiali, è il caso di Ducati e KTM, che presto saranno seguite da Honda e, probabilmente, Yamaha. “Dipende sempre da come i produttori costruiscono le loro moto e da come costruiscono il modello di business intorno a loro“, spiega Miguel Oliveira, due vittorie nell’ultima stagione MotoGP. “Quando i produttori consegnano lo stesso materiale ai loro team ufficiali e ai team satellite, spetta al pilota fare il proprio lavoro. Non sarebbe una sorpresa se una squadra satellite fornisse il campione del mondo in futuro”.

La differenza tra satellite e factory potrebbe assottigliarsi ulteriormente il prossimo anno, dato che i motori resteranno congelati fino alla fine del 2021. “L’esperienza che abbiamo acquisito in questa stagione ci ripagherà. Sarà una questione di messa a punto in modo da poter essere più veloci nel prossimo anno“, ha aggiunto Oliveira che dal prossimo anno passerà al team ufficiale. La vera differenza sta solo nel numero di tecnici intorno al pilota e al monte ingaggi.

… e tris di Morbidelli

Il primo a ricevere materiale ufficiale, pur militando in un team privati, è stato Cal Crutchlow in LCR Honda. Ducati non si è fatta attendere e ha seguito la stessa linea con Danilo Petrucci e Scott Redding, facendo di Pramac Racing una squadra di massimo rispetto. E non è un caso che entrambi gli alfieri, Pecco Bagnaia e Jack Miller, vestiranno livrea factory nella prossima stagione MotoGP. Infine, c’è il caso Petronas SRT, che ha chiuso il 2020 con Franco Morbidelli al secondo posto assoluto, miglior pilota del marchio Yamaha con una moto ibrida 2019/2020. La dimostrazione di come un team satellite possa fare altrettanto bene, o persino meglio, del team ufficiale. “Va meglio anche per lo spettacolo e aiuta a tirare su tutto il campionato“, osserva il vicecampione del mondo. “Al momento, in MotoGP, i piloti ufficiali devono lottare per avere la meglio sui piloti satellite“. Nota a margine: il miglior poleman del 2020 è un altro pilota satellite, Fabio Quartararo (tre vittorie).

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