3 Febbraio 2020

Roberto Rolfo: “Endurance bellissimo. 2020? Puntiamo a ripeterci”

Intervista a Roberto Rolfo, vincitore della Coppa del Mondo Endurance Superstock 2018/2019 ed attuale capo-classifica: piani 2020 tra EWC e la Scuola RR44.

Roberto Rolfo

Inteso come anno solare, nel 2019 Roberto Rolfo ha vinto tutto quello che c’era da vincere nella classe Superstock del Mondiale Endurance FIM EWC. Coppa del Mondo 2018/2019 di categoria, due-vittorie-su-due nei primi due appuntamenti stagionali 2019/2020 tra il Bol d’Or e la 8 ore di Sepang. Insieme al team Moto Ain Yamaha, Roby44 punta a ripetere questi risultati, trovando nell’Endurance la sua nuova “casa” dopo esperienze di successo in 250cc, Moto2, MotoGP, World Superbike e Supersport.

Il 2019 è stato un anno straordinario dove con il team Moto Ain Yamaha hai vinto tutto quello che c’era da vincere nella classe Superstock. Tra tutte le gare e le vittorie, qual è il ricordo più bello?

Parlando della stagione 2018/2019, la 8 ore di Oschersleben che ci ha permesso di conquistare la Coppa del Mondo di categoria è sicuramente un bel ricordo, ma come gara direi la 24 ore di Le Mans. In Germania ci aspettavamo di essere veloci mentre a Le Mans, per certi versi, il secondo posto non ce lo aspettavamo. Nelle prove abbiamo avuto diversi problemi, anche in termini di affidabilità, ma nel corso della 24 ore siamo tornati protagonisti. Per noi è stata la gara più bella della stagione. Passando al 2019/2020, direi Sepang. A titolo personale mi è piaciuta l’atmosfera, il fatto di tornare a correre in Malesia per via della mia vittoria in Moto2 del 2010. Si è rivelata una gara piuttosto complicata: vuoi per le due interruzioni ed il maltempo, vuoi perché, di conseguenza, si è tramutata in una corsa sprint. Nelle 3 ore di gara abbiamo dovuto alzare il ritmo e gestire tanta pressione, ma ce l’abbiamo fatta a vincere.

Anche la vittoria al Bol d’Or resterà negli annali, er via del tuo triplo stint nella mattinata di domenica…

Sì, in quel momento per l’Endurance si trattava di una novità assoluta, oltretutto non prevista e non concordata con la squadra. Solitamente il doppio-stint è la consuetudine in determinate situazioni e condizioni, ma effettuare 3 ore in sella consecutivamente non è propriamente usuale. Ci siamo riusciti soltanto in due finora: Canepa a Sepang, io al Bol d’Or. Dopo il primo stint della mattinata di domenica Pierre (Chapuis, titolare Moto Ain) mi aveva chiesto di continuare, così ho proseguito. Al termine della seconda ora, quando siamo passati dalle rain alle slick, sempre Pierre mi ha chiesto di proseguire, visto che conoscevo le condizioni della pista e far salire un altro pilota sarebbe stato un rischio, sia in termini di performance che di eventuali cadute. Devo ammettere che è stata un’esperienza bellissima e mi sono divertito! Fatica? A dire la verità non la avverti, almeno non fisicamente. Tre ore consecutive in sella ti stressa più sul piano della concentrazione, perché non devi sbagliare per non compromettere la strategia funzionale alla squadra. Magari la prossima volta cercherò di fare quattro stint di fila (ride)!

Una delle novità della vostra squadra per la stagione 2019/2020 sono gli pneumatici Michelin. Adesso sembra che diverse squadre vogliono replicare questa scelta…

Sono convinto che i risultati raggiunti e le performance espresse nelle prime due gare della stagione siano frutto del lavoro del team e sì, anche delle gomme. Come piloti siamo un trio omogeneo. Nel 2018/2019 insieme a noi ha corso Stefan Hill, un pilota giovane, molto veloce che ha commesso soltanto un errore a Le Mans con una scivolata in gara. Nel terzetto titolare è rimasto Robin Mulhauser e si è affiancato Hugo Clere, pilota che vanta una bella esperienza nell’Endurance, nel campionato francese Superbike e conosce bene la squadra. Siamo un trio equilibrato, tutti veloci e costanti. La squadra poi è di altissimo livello. Sanno gestirsi nei pit stop e nelle strategie, inoltre i meccanici si sono allenati molto e sono veloci nelle soste. Moto Ain è una delle squadre che “pasticcia” poco in queste situazioni e, nella classe Superstock dove non ci sono gli sganci rapidi, questo fa la differenza. Parlando delle Michelin sì, soprattutto sul bagnato ci hanno permesso di compiere un grande step. Le Dunlop sono delle coperture per certi versi standard, molto performanti sull’asciutto, conosciute per il loro rendimento da tanti team. Le Michelin si conoscevano poco in ambito Endurance, ma si sono dimostrate costanti e durevoli nel tempo. Ritengo sia stata una scelta azzeccata da parte della squadra.

La domanda sorge spontanea: considerato il livello di Moto Ain e le vittorie continue, perché non prendete parte alla top class EWC? Solo una ragione di budget?

Sì, in sostanza questo è l’unico motivo. Quando sono arrivato in squadra nel 2018 c’era già un piano in tal proposito, ma alla fine ha prevalso il ragionamento che è meglio fare la Superstock fatta bene che correre nella EWC per far numero. Chiaramente in squadra questo progetto non è stato accantonato. Adesso puntiamo a vincere per la seconda stagione consecutiva la Coppa del Mondo Superstock poi, chissà, magari correre nella EWC. Faremo un tentativo per Suzuka, una gara che voglio disputare da diversi anni…

A Suzuka correresti non necessariamente con Moto Ain?

La speranza è di affrontare questa trasferta insieme. La 8 ore di Suzuka, non rientrando nel calendario della Superstock, sarebbe un impegno extra per noi. Nel caso lo faremo con una moto non ancora in configurazione EWC, spero di saperne di più in occasione dei test di Almeria delle prossime settimane. In ogni caso mi sto muovendo per disputare la 8 ore con un’altra squadra. Da Sepang ho iniziato a parlare con un team giapponese BMW della Stock. Non avendo vincoli con Yamaha, non si presenterebbero problematiche in tal senso. In ogni caso mi piacerebbe correre la 8 ore di Suzuka: è un mio obiettivo, a patto che ci siano i presupposti di far bene, non solo per far presenza.

Da Le Mans correrete con la nuova R1?

“In linea di massima sì. Nelle prossime settimane ad Almeria (16-17 febbraio) scenderemo ancora in pista con l’attuale moto, mentre per i Pre-Test di Le Mans (31 marzo-1 aprile) dovremmo provare la R1 2020. Valuteremo poi di conseguenza con quale versione affrontare la 24 ore.

Hai esordito nell’Endurance alla 24 ore di Le Mans del 2018. Quale ritieni sia il punto di forza della specialità e su quale aspetto si possa ancora migliorare?

L’Endurance è un campionato che per certi versi mi ha stupito. Ho debuttato nella specialità quasi per caso, in quanto dovevo correre nel Mondiale Superbike 2018 e, come risaputo, quel progetto non si è più concretizzato. Il responsabile dell’assistenza Shoei alle gare del Motomondiale mi ha fatto conoscere Pierre Chapuis, titolare Moto Ain, così abbiamo trovato l’accordo per Le Mans e per le successive gare. Il FIM EWC è un campionato molto bello, nel paddock si respira la vera passione, ricorda un po’ quello che era la Superbike e, adesso, non lo è più. Da quando ho esordito nel Motomondiale stagione 1998 ho vissuto tanti cambiamenti e, lo devo ammettere, l’Endurance ti riporta ad un ambiente sano, di addetti ai lavori e di un pubblico veramente appassionato. Nell’EWC un punto di forza è anche la collaborazione tra i team, anche concorrenti tra loro. Un ambiente più “umano” che non può non piacere. L’Endurance ha un potenziale enorme che, qui da noi in Italia, non viene compreso appieno perché si preferisce dare risalto ad altre realtà. Sono convinto che chi iniziasse a seguire il FIM EWC, difficilmente poi lo lascerebbe. C’è spirito di avventura e tutte le gare sono spettacolari: ormai le 8 o 24 ore sono gare sprint sulla distanza, con tanti sorpassi e colpi di scena…

Aspettando Le Mans sarai sempre impegnato a pieno regime con la tua scuola di guida…

Sì, da tre anni insieme all’Endurance è diventata un po’ la mia attività principale. Per la primavera abbiamo definito una serie di date (qui il calendario completo) sia con le pit-bike che con le moto stradali. Ci rivolgiamo sia ai cosiddetti amatori o neofiti, sia ad appassionati che assiduamente scendono in pista. Come detto, organizziamo dei corsi con le pitbike che ci hanno aperto un po’ un mondo, consentendoci di affinare delle tecniche in materia di posizione di guida e traiettoria che si sono rivelate preziosissime per i nostri “allievi”. Tra loro mi piace parlare di Edoardo Boggio, un giovanissimo che si è laureato Campione italiano MiniGP e quest’anno correrà nella PreMoto3, portando il logo della nostra scuola sulla tuta. Un ragazzo molto sveglio e di talento, sicuramente di grande prospettiva.

La Scuola RR44

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