19 Gennaio 2023

Roberto Rolfo: il titolo mondiale sfuggito e l’abbraccio con Poggiali

Roberto Rolfo si racconta a Corsedimoto: dagli esordi alla MotoGP e Superbike. Ora gareggia nel Mondiale Endurance

Roberto Rolfo

999 Punti nel Mondiale. Roberto Rolfo si è fermato ad un soffio dai mille. Nella sua lunghissima carriera si è sempre distinto come un pilota veloce, serio e corretto. Stimato dai team e dagli avversari, gli è mancato solo un titolo Mondiale. Ora ha 43 anni, gareggia nell’Endurance, ha una sua scuola di pilotaggio e collabora con una tv svizzera come commentatore tecnico.

Roberto Rolfo, come ti sei avvicinato al motociclismo?

“Mio padre era pilota e gareggiava nella velocità in salita, molto in voga in passato. Nel 1980, anno in cui sono nato, ha vinto il Campionato Italiano e tra i premi ha ricevuto anche una motina, simile ad una minimoto. Ho iniziato a correre con quella a 4 anni, con tanto di rotelline. A 9 anni sono andato in pista ed ho cercato subito di abituarmi alle moto con le marce così appena ho compiuto 14 anni, che all’epoca era l’età minima, ho iniziato a correre in 125 Sport Production. C’era anche Valentino Rossi. Lui era già al secondo anno e correva con una Cagiva. Ricordo che avevo dovuto saltare le prime gare stagionali perché io compievo i 14 anni a fine marzo. Ero partito dalla terza gara, i primi di aprile”.

Sei passato poi direttamente in 250?

“Sì, dal 1995 al 2004 ho sempre corso solo in 250. In primi tempi ho partecipato agli Assoluti d’Italia, assieme a piloti quali Marcellino Lucchi che era ufficiale Aprilia, Giuseppe Fiorillo ed altri. Ho fatto poi due anni di Europeo e nel 1998 ho iniziato a gareggiare nel Mondiale”.

E sei stato subito protagonista.

“Le mie stagioni migliori sono state quelle dal 2001 al 2003 con l’esclation da quarto a secondo in classifica iridata. Ho dei bellissimi ricordi di quegli anni ma un po’ di rammarico per il titolo Mondiale sfuggito nel 2003”.

Cosa era successo quell’anno.

“Mi avevano proposto di correre con la Honda del Team Gresini ed io avevo accettato. Credevo fosse una buona moto. L’anno prima mi ero trovato bene con la moto giapponese però stava nascendo la MotoGP e Honda era tutta concentrata sul progetto HRC nella classe regina. Nei test invernali la mia 250 era da mettersi le mani nei capelli. Poi siamo andati comunque bene ed ho lottato tutto l’anno per il Mondiale con Manuel Poggiali ma le Aprilia erano obbiettivamente superiori, c’è poco da dire”.

Il rammarico più grande?

“Non essere riuscito a giocarmi il titolo all’ultima gara a Valencia. Nelle prove avevamo grippato due volte, in gara la moto mi si spegneva di continuo e dovevo cercare sempre di rimontare. Il momento più amaro è stato quello”.

Qual è stato ‘episodio più simpatico della tua carriera nel Motomondiale?

“Nel 2004 ero stato autore di una stagione abbastanza anonima, mi ero classificato ottavo, ma la FIM mi aveva invitato alle premiazioni di fine anno. Io non sapevo il perché. L’ho scoperto quella sera stessa. Mi hanno assegnato il Premio Fair Play. Penso di essere stato l’unico ad avere ricevuto quel riconoscimento nella storia del Motomondiale. Quell’anno, a Barcellona, Poggiali mi aveva tamponato mentre ero in lotta per il podio. Eravamo caduti entrambi ma quando ho visto che era lui, con cui avevo lottato l’anno prima, non mi ero arrabbiato ma mi è venuto spontaneo andare ad abbracciarlo. La FIM mi ha premiato per quel gesto”.

Poi hai corso in MotoGP.

“Onestamente è stata una forzatura. Mi avevano proposto la MotoGP con una Ducati e non avevo detto di no ma la moto non era competitiva e squadra privatissima. E’ stato un po’ così anche il passaggio alla Superbike che è uno splendido campionato però non ci sarei voluto andare a 26 anni ma più avanti. In quel momento però non avevo altre alternative. Comunque mi sono trovato molto bene. Poi sono stato richiamato in Moto2 per il progetto Suter e all’ultima gara in Malesia, un po’ a sorpresa, sono arrivato a 999 punti, un numero simpatico che resta nella memoria. Dopo la Moto2 è venuto naturale andare in Supersport e sono stati anni molto belli. La vittoria in Australia nel 2017 con MV Agusta mi è rimasta nel cuore”.

Dal 2018 gareggi nel Mondiale Endurance.

“Sì, è venuto tutto tutto un po’ per caso. Nel 2018 avrei dovuto fare il Mondiale Superbike con Suzuki ma il progetto era saltato a due mesi dall’inizio del campionato. Un mio amico aveva il team nell’Endurance e ci sono andato. Abbiamo vinto per due volte la Coppa del Mondo STK e mi sono divertito molto. E’ un bellissimo ambiente. Non è ancora ufficiale ma quasi certamente correrò nell’Endurance anche nel 2023”.

Roberto Rolfo, ora ti manca solo la 8 Ore di Suzuka.

“Esatto e spero di cuore di riuscire a farla proprio quest’anno. E’ un evento molto importante, un’esperienza che mi manca e ci sto lavorando”.

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