10 Giugno 2023

Il racconto del fotografo al Tourist Trophy “Il TT è un filo che ci lega”

Fabio Armanino fotografa i fuoriclasse delle road races dal 2003. Qui quanto è difficile e terribilmente emozionante

Tourist Trophy, Fabio Armanino

Sul rettilineo di Sulby i piloti del Tourist Trophy passano a 330 km/h, sobbalzando sull’asfalto della strada che per il resto dell’anno collega Kirk Michael a Ramsey, due cittadine dell’Isola di Man. Quest’anno è andata in archivio l’edizione più veloce fra le 102 disputate. Peter Hickman, il nuovo idolo degli appassionati delle road racing, ha compiuto i 60,7 chilometri del Montain sfiorando i 220 km/h di media. Un folle volo fra incroci, alberi e case. Nel Senior TT, la sfida più prestigiosa, Hickman (13 trionfi) e l’antagonista Michael Dunlop (25) per un giro e mezzo sono rimasti a contatto di gomito, quasi fosse stato un GP. Al TT si corre contro il cronometro, più che contro gli avversari, visto che i piloti scattano distanziati di dieci secondi, ma quest’annata è stata speciale proprio in tutto.

Catturare queste emozioni da bordo strada con la macchina fotografica in mano è un’arte difficilissima. Una sfida al limite, contro ostacoli di varia natura che non hanno riscontri nella fotografia sportiva. I professionisti del TT sono un po’ come i road racers: personaggi speciali.

Il ligure Fabio Armanino ha raccontato per immagini il TT 2023 per il nostro sito. Per lui era la 17° edizione, per cui ha avuto il privilegio di conoscere e fissare le incredibili evoluzioni di tutti i road racers di quest’epoca. Nessun altro come lui può raccontarci com’è.

Fabio, da cosa viene quest’amore per il TT?

Ci vado ogni anno dal 2003. Non seguo solo il Tourist Trophy, ma anche altre road races. Mi piacciono perchè permettono al pubblico di viverle da dentro, a diretto contatto coi piloti e coi meccanici. Se ti va, puoi berci una birra insieme, non aspettano altro. Non capita lo stesso in MotoGP e Superbike.

La fotografia sportiva è difficile, al TT ancora di più. Spiegaci perchè.

Il problema principale lungo il Mountain è la luce, specie nelle giornate più soleggiate. Quest’anno, incredibilmente, è stato quasi sempre sereno, abbiamo trovato condizioni perfette. I giochi di luci e ombra al TT creano le condizioni per grandi scatti, ma il set up è molto complicato. Il rischio è quello di trovarsi sovra o sotto esposto, dosare la luce giusta non è mai banale. Per noi fotografi del TT è meglio quando il cielo è un po’ velato, perchè la luce è costante.

Il tracciato è lungo 60,6 km: come scegli il posto giusto?

Alcune postazioni sono preferite per l’iconicità dello scatto. Per esempio la discesa verso il mitico pub di Creg-ny-baa è celeberrima, anche chi non segue il TT è in grado di riconoscere un’immagine presa in quel punto. Gooseneck, poco fuori Ramsey salendo verso la montagna, è particolare: è un tornante e i piloti passano vicinissimi all’obiettivo. Altre volte vado in cerca di postazioni più particolari, non è facile perchè in più di cento anni è già stato fatto tutto, di più. Inoltre la scelta deriva anche dalla lunghezza delle gare. Superbike e Senior durano sei giri, quindi se ti metti in un posto dove sei bloccato tutto il tempo, finisce che ripeti sei volte lo stesso scatto. In questo caso preferisco posti che permettono lo spostamento, magari anche solo di qualche centinaio di metri.

Fabio Armanino, Tourist Trophy

Per esempio?

Quest’anno ho scelto Keppel Gate, nel tratto discendente della montagna. Camminando un po’ ai bordi della strada è facile raggiungere Kate’s Cottage, che permette di inquadrare tutto il rettilineo che porta verso Creg-ny-baa. In questo modo, in una singola gara, ho avuto la possibilità di giocarmi quattro-cinque inquadrature differenti.

Come ti sposti?

In moto. E’ la soluzione che ti permette di arrivare in un tempo ragionevole da qualunque parte dell’Isola. Se scegli un posto dove si può arrivare via stradine interne, non ti trovi bloccato per tutta la giornata. Spesso ci sono ritardi o cambi di programma, quindi avere una via d’uscita è molto importante per non perdere l’attimo.

Qual è il posto più adrenalinico?

I tratti “bassi”, cioè dalla partenza fino a Ballacraine sono estremamente spettacolari, perchè li vedi passare come missili fra le case. Ma per me ancora più speciale è la Montagna. Da Ramsey fino a Bungalow, lassù in vetta, è un tratto ultraveloce, difficilissimo. Lì i piloti più forti fanno la vera differenza. Per loro è un posto incantato, che li esalta. Per i fotografi è lo stesso.

Che attrezzatura usi?

Mi porto all’Isola di Man due corpi macchina Canon, con obiettivi di vari tipi. Serve uno zoom, ovviamente, tipo un 100-400. Ma serve anche qualcosa di adatto per i posti dove i piloti passano molto vicini, tipo Gooseneck: io uso un 24-105. Nella maggior parte delle postazioni lo zoom è fondamentale.

In 17 anni avrai una valanga di aneddoti…

Sembra strano, ma non mi è mai successo qualcosa di così particolare. Per fortuna non ho mai assistito ad incidenti, non ho mai visto cose che segnano. Forse il ricordo più bello che mi porto ogni anno a casa è il rapporto fra noi fotografi del TT. Non c’è rivalità, ma molto scambio di opinioni. I veterani aiutano volentieri i neofiti.

Qual è la tua foto al TT a cui ti senti più legato?

E’ una foto di John McGuinnes che ho scattato nel 2016, al Guthrie Memorial (in apertura dell’articolo, ndr) C’è lui inquadrato e sullo sfondo la baia di Ramsey, il mare. E’ molto ambientata, l’immagine che rende bene l’idea di quello che rappresenta la Montagna per gli abitanti dell’Isola e per i piloti del TT. Si trovano dentro questa lingua d’asfalto che sale velocissima fino in vetta, fra il vuoto e i campi verdi. Lì è veramente emozionante.

Parliamo di piloti: chi è il top, per te? 

Sarebbe facile dire Michael Dunlop: ne ha vinti 25, ancora uno ed eguaglierà zio Joey. Però in tutti questi anni mi sono affezionato molto John McGuinness. Ora ha 51 anni, è nella fase calante della carriera, ma è ancora là in mezzo che corre. Va ancora fortisssimo, per altro. John McPint è proprio il mio pilota di riferimento. Lui non molla mai, ha avuto infortuni terribili e ogni volta riparte. Anche se devo dire che i road racers sono un po’ tutti come lui.

Quest’anno cosa ti porterai a casa, in Liguria?

Beh, intanto com’è stato strano il tempo. Ha fatto un sole bellissimo, è sembrato di essere alle Seichelles. Al mattino ti svegliavi e sulla moto non c’era neanche la rugiada della notte. L’atmosfera è stata speciale, come ogni volta. Il TT è anche un bel posto per fare nuove e belle amicizie…

A chi non c’è mai stato, puoi spiegare perchè se ci vai non ti stacchi più?

Ho un amico che mi accompagna dalla prima volta, nel 2003. Quando sbarchi a Douglas ti immergi in un’atmosfera che io non ho mai vissuto in nessun’altra parte. Ho amici che vivono lì, anche italiani che si sono trasferiti per sempre all’Isola di Man. Ci si ritrova fra noi fotografici, i meccanici, i piloti.E’ gente che vedi una volta l’anno, ma è come se vivessimo tutto il tempo insieme. Ci lega un filo invisibile che si può identificare in due sole lettere: TT”.

Le foto sono di Fabio Armanino

Fabio Armanino, Tourist Trophy

Lascia un commento