14 Ottobre 2022

Addio Giovanni Di Pillo, con te se ne parte la primavera

Il motociclismo piange Giovanni Di Pillo. Un grande giornalista, una voce inimitabile. Soprattutto un carissimo amico

Giovanni Di Pillo

Giovanni, per me, era come il sole, il vento, la pioggia. C’è sempre stato. Da ragazzino, le prime volte che ho messo piede nella sala stampa al Mugello, lui era già “Giovanni Di Pillo”. Lo speaker del circuito e l’inviato delle televisioni private più importanti della Toscana. Non era un giornalista tipico, lui era diverso. Un istrione, uno che calamitava l’attenzione di tutti. Faceva ombra perfino ai campioni, a volte. Figuriamoci ai colleghi.

Nel 1976 aveva commentato in circuito la prima edizione del GP Italia al Mugello. La vittoria di Barry Sheene, davanti a Phil Read e Virginio Ferrari. E’ passata un’epoca da quei tempi, ma si ricordava ogni dettaglio della sua prima volta. Per il pubblico era un’istituzione e la sua sveglia ai centomila dal microfono dell’autodromo, la mattina del GP, è passata alla storia delle corse: “Buongiorno Mugellooooo…” Piaceva a tutti, anche agli ospiti stranieri. La BBC, cioè la TV più prestigiosa del mondo, una volta gli aveva dedicato un ampio servizio. Erano andati a trovarlo a casa sua, a Bagno a Ripoli, il giardino bello di Firenze. L’inviata era rimasta così affascinata dal carisma di Giovanni che lo definì “il Pavarotti della Moto“.

Le nostre vite e carriere si sono sfiorate mille e mille volte, soprattutto ai bordi delle piste del Mondiale Superbike. Era la nostra grande occasione: io scrivevo, lui dipingeva sorpassi e rivalità con la sua voce inimitabile, dal microfono di La7. Il gioco del destino ha voluto che alcune delle annate più belle le abbia commentate proprio lui, a cavallo degli anni duemila. Resta un mistero perchè un professionista così bravo, che ha accettato mille sfide professionali vincendole tutte, non sia mai stato chiamato a commentare il Motomondiale, sulle tv più importanti. Forse perchè era troppo bravo, un fuori quota.

Giovanni Di Pillo era molto di più di un narratore, perchè lui lo spettacolo lo creava, esattamente come i piloti in pista. Infatti lo rispettavano, come fosse uno di loro. A volte li canzonava, cucendogli addosso soprannomi da fumetto. James Toseland, il campione Superbike che suonava il pianoforte, diventò “Giacomino”. Lui, algido figlio d’Albione, non capiva bene perchè, ma gli piacque. Tanto che diventò “Giacomino” perfino per i tifosi britannici. Al Mugello, dopo Sheene, ha accompagnato sul podio, fra gli altri, Mike Doohan, Valentino Rossi, Casey Stoner, Jorge Lorenzo: colossi. Lui, microfono in mano, teneva la scena e scatenava ovazioni. Appludivano i campioni, ma un pò anche lui.

Dopo Fabrizio Pirovano, scomparso nel 2016 a soli 56 anni, anche DiPi ci ha lasciati troppo presto. Tanti si chiedono cosa avesse di speciale la Superbike dell’epoca d’oro. Ecco il segreto, ragazzi: ci correvano persone speciali ed era raccontata da persone speciali. Personaggi, come Giovanni, che hanno avuto la grandissima dote di riuscire a parlare al cuore della gente, facendola divertire e sognare. Il motociclismo, intenso nella sua vasta accezione, perde un grandissimo professionista. Ma soprattutto ad un grande amico. Di me, di tutti.

Lascia un commento