4 Dicembre 2020

MotoGP, la storia: Kreidler e la 50cc, una categoria dimenticata (parte 1)

A fine 1983 scompare la 50cc, una classe inizialmente dominata da Kreidler. La prima parte della storia dell'azienda tedesca e di questa 'categoria dimenticata'.

Correva l’anno 1983. Nei paddock dell’Autodromo di Imola, la sera dell’ultimo round della stagione, uomini e piloti sono impegnati a riporre i materiali. I partecipanti nelle classi 350cc e 50cc lo sanno: è la fine. Due grandi categorie del campionato scompaiono, all’improvviso. Per i modesti partecipanti al via nelle classi più piccole questa è una notizia terribile, anche perché alcuni non avranno il budget per competere in 80cc o 125cc. Tuttavia le 50cc, veri gioielli d’oreficeria e della meccanica semplice, hanno segnato a modo loro la storia del Motomondiale.

Torniamo per qualche istante agli anni ’50. I paesi europei si stanno lentamente riprendendo dalla seconda guerra mondiale e le moto sono ancora un mezzo di trasporto efficiente. Non tutti però possono acquistarli e si preferiscono le cilindrate più piccole, per l’appunto le meno costose. Alcuni addirittura ci vanno a fare la spesa. Grazie alla loro popolarità tra le classi medie, le 50cc divennero sempre più comuni e furono organizzate sempre più gare amatoriali nel Regno Unito, ma anche in Italia.

La FIM intravvede un buon affare e decide di tastare il terreno istituendo una Coppa Europa per il 1961. L’Europa si muove su circuiti prestigiosi come Zolder, Zandvoort o Hockenheim, a riprova dell’entusiasmo che questa categoria suscita. Troviamo marchi come Tomos, Itom o anche Ducson, ma ce n’è uno in particolare che domina il campionato: Kreidler. Con questo mezzo Hans-Georg Anscheidt vince quattro degli otto round in programma, lasciando solo le briciole agli avversari.

Un marchio ed una moto che non erano arrivate lì per caso. Inizialmente Kreidler era una leggendaria azienda di Stoccarda, specializzata nella metallurgia dall’inizio del XX secolo. Ma negli anni ’50 tutto è cambiato. Quest’azienda infatti inizia la produzione di motociclette di piccolissima cilindrata, come ad esempio il famoso Florett (vale a dire, il mezzo utilizzato dal citato Hans-Georg Anscheidt). Si stima che nel 1959 un terzo delle moto tedesche in circolazione provenisse dalla fabbrica di Anton Kreidler.

Immediatamente i tedeschi fiutano il filone. Le Kreidler vengono modificate dalla fabbrica per adattarle alle corse, quando in realtà un campionato del mondo non esiste ancora. Ma il coinvolgimento della casa madre è la chiave di questo convincente successo. Le motociclette erano del resto piuttosto rudimentali: due tempi, equipaggiate con un cambio a quattro marce che erogava 9 cavalli, raggiungevano la spettacolare velocità di 136 km/h.

La FIM decide quindi di aggiungere la 50cc ai Gran Premi a partire dal 1962. In base a questa decisione, approdano nel campionato anche due costruttori giapponesi. Honda e Suzuki infatti cercheranno in ogni modo di detronizzare Kreidler, nonostante rimangano sempre i favoriti. Anche gli spagnoli di Derbi, in piena ascesa, si inserirono nella battaglia. Kreidler raddoppia i suoi sforzi: una vittoria sulla scena mondiale confermerebbe ancora di più lo status dell’azienda.

È qui che inizia la ‘corsa agli armamenti’, anche se in 50cc non è molto. La potenza non è limitata e bisogna spremersi le meningi per migliorare ancora. La precisione nelle regolazioni (il vento può disturbare la moto, visto che tutto è calcolato con precisione) è fondamentale. I tedeschi rimangono sulla base del due tempi, ma offrono velocità sovralimentate utilizzando un sistema complesso. Il numero delle marce aumenta fino a 12 (!), per 10 cavalli a 11.000 giri/min.

Sorge un grosso problema, precisamente dall’est. L’azienda d’oltre Reno voleva che i modelli utilizzati nelle corse non si scostassero troppo dalle moto disponibili in commercio. I giapponesi invece non si sono posti tante domande in questo senso. Lo scontro tecnologico a basso costo stava arrivando, non c’erano dubbi. Chi l’avrebbe spuntata tra i giapponesi, con meno esperienza, ed i tedeschi, ‘frenati’ dai loro modelli stradali ma perfettamente padroni del campo?

Foto di copertina: Metzeler.com 
Foto nel testo: Joachim Köhler

L’articolo originale di Nicolas Pascual su paddock-gp

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