30 Novembre 2021

MotoGP, Carlo Pernat: “Valentino Rossi… che cavolata in Malesia 2015”

Carlo Pernat ha fatto firmare il primo contratto professionistico a Valentino Rossi. Il manager ricorda l'esordio nel Motomondiale e sottolinea il carattere "trapanatore" del Dottore.

MotoGP, Carlo Pernat

Carlo Pernat ha fatto firmare il primo contratto professionistico a Valentino Rossi. Si trattava di un contratto triennale per correre l’Europeo con Mauro Noccioli nel 1995, per poi passare nel Mondiale 125.  Il primo anno avrebbe guadagnato 30 milioni, il secondo 60, il terzo 180. A convincere Pernat fu Aldo Drudi, amico di Graziano Rossi, chiedendogli di andare a vedere l’allora ragazzino. “Sembrava un paggetto, un po’ come me, senza peli sulla lingua, la battuta pronta, anche un po’ rompico… eh. E poi in pista faceva traiettorie che mi fecero pensare che era un pazzo o un campione. Mi innamorai subito“.

Valentino l’incorreggibile

Alla fine del 1997 Valentino Rossi e Mauro Noccioli non si sopportavano più. “Quindi dovetti inventarmi l’operazione Rossano Brazzi con lo scambio con Capirossi“, ricorda Carlo Pernat a ‘La Gazzetta dello Sport’. Ma anche Brazzi aveva un carattere piuttosto chiuso, difficile trovare un’intesa con l’allora pilota pesarese. “Vale è uno che, se trova dei lati che non gli piacciono, per un po’ ci sta ma quando è stufo chiude la porta definitivamente, anche se va contro di lui. A volte ha preso decisioni a seconda dell’umore del momento, non è mai stato un programmatore. Non dico che ha sempre vissuto alla giornata, ma a breve termine sì. Guardate quella cavolata della conferenza in Malesia 2015 con Marquez. Se ci avesse pensato bene, non l’avrebbe fatta“.

Il vero salto di qualità è avvenuto alla fine del 1997 con la vittoria del primo Mondiale. Valentino Rossi ha preso coraggio, si è reso conto del proprio potenziale e ha dato gas. “Già nel ’98 avrebbe potuto vincere il Mondiale 250, ma l’anno dopo era un pilota completo. E a quel punto l’avventura in 500 non lo spaventava per niente. Voleva la Honda, ci è andato e ci ha vinto“, aggiunge Carlo Pernat. Il resto della storia è ormai nota, il Dottore vinceva in pista e a livello psicologico-mediatico. “Lo chiamavo “Black & Decker”, il trapanatore, perché la sua testa era così simpaticamente forte, che prendeva in giro tutti… Guarda l’addio di Valencia, tutti piangevano ed erano emozionati, lui no, si è divertito“.

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Foto: Getty Images

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