13 Settembre 2022

Moto3, Alessandro Morosi approdo Mondiale: “Sono gasato, mi farà crescere”

Alessandro Morosi, 17 anni, ha cominciato tardi ma ora è pronto per il debutto nel Mondiale Moto3: domenica wild card ad Aragon.

alessandro morosi, moto3

Il GP ad Aragon sarà la prima occasione mondiale per Alessandro Morosi. Il pilota lombardo classe 2004, 18 anni il prossimo 16 dicembre, debutterà con i colori MT Helmets-MSi, pronto per un’emozionante wild card nel Mondiale Moto3. La prima opportunità per correre assieme ai piloti più veloci del mondo, nonché per accumulare esperienza nel suo processo di crescita. Ma chi è questo giovane italiano? Che lavoro c’è dietro a questa sua prima comparsa nel Campionato del Mondo? Ci abbiamo fatto due chiacchiere prima del suo esordio mondiale, ve lo racconta lui stesso.

Ad Aragon arriva la tua prima occasione nel Motomondiale, la prima wild card.

Sinceramente non me l’aspettavo quest’anno. Soprattutto perché, dopo la scorsa stagione, non mi sentivo pronto per affrontare questa esperienza, che è il top e quindi richiede un certo livello. Non si può andare lì senza essere preparato. Quest’anno però siamo riusciti a fare un buon lavoro ed a migliorare molto la mia parte atletica assieme alla SPN Academy, al mio coach Nico Ferreira ed ai miei compagni di Academy. Oltre ad allenarmi molto in moto, che è la cosa più importante, e sono quindi riuscito ad ottenere un buon livello. Questa wild card mi servirà per crescere ancora un po’, tutto quello che imparerò me lo porterò nel CEV, visto che poi correremo proprio ad Aragon.

Il debutto mondiale, che emozione è?

È stranissimo. Mi sento molto gasato, pensare che entrerò in pista e mi troverò accanto piloti che ho sempre visto in TV! È una sensazione strana, difficile da descrivere, però l’obiettivo è quello di dare il massimo e cercherò di essere il più tranquillo possibile. Vediamo se riusciamo a fare bene.

Presentati: chi è Alessandro Morosi? Da dove inizia il tuo percorso in moto?

Io ho iniziato molto tardi rispetto ai piloti miei coetanei. Ho cominciato solo nel 2016, dopo aver disputato due gare in Minimoto nel 2015: non ero fortissimo, l’ho preso come un divertimento. L’anno dopo ho provato l’Ohvale, mi era piaciuta ed ero subito andato abbastanza forte. Sta di fatto che mio papà mi iscrive al campionato italiano ed al nazionale, il CNV: sono riuscito a vincerlo e ci siamo gasati un po’ tutti. Io e mio papà, mia mamma e mia nonna è difficile farle gasare con le moto… L’abbiamo quindi presa un po’ più sul serio e l’anno dopo mi ha iscritto alla MiniGP, sempre campionato italiano con un livello molto alto. Un’annata difficile, visto che mi sono fatto male subito nei test e poi ho fatto qualche gara con l’osso della gamba non ancora saldato bene. Sono passato poi in PreMoto3 con il team Full Moto di Cassano Magnago [in provincia di Varese, ndr] e sono riuscito a vincere subito al primo anno. Una stagione top, già nei primi test andavo fortissimo e ho fatto parecchi record, come quello del Mugello o di Vallelunga. Finito l’anno c’è stata una grande emozione: abbiamo avuto a che fare col team Gresini, l’anno dopo sono riuscito a correre con loro ed a conquistare un podio a Vallelunga. Sono riuscito a lottare con Surra, mio grande amico, ma c’erano diversi piloti: Zannoni, Spinelli, Carraro… Gente davvero forte ora nel Mondiale. Ho fatto poi un anno con TM, sempre nel CIV. Avrei dovuto correre nel CEV, ma non c’è stata l’occasione a causa della pandemia ed il team non si poteva spostare.

L’occasione però arriva nel 2021.

Ho esordito nel CEV con Laglisse, un’esperienza un po’ negativa: era il mio primo anno, non conoscevo le piste rispetto agli altri che invece facevano anche la Rookies Cup. Sapevano tutte le strategie, io invece ero lì senza che nessuno mi aiutasse e affrontavo i weekend come sempre. Essendo però un Campionato del Mondo Junior il livello era molto alto e non si può affrontare con la facilità con cui si disputa il campionato italiano, sempre di alto livello. Quando però ho disputato la wild card l’anno scorso nel CIV con AC Racing, con cui corro anche quest’anno, ho conosciuto Nico Ferreira della SPN Academy e mio papà mi dice di provare. C’è Luca Lunetta, adesso mio compagno di squadra, ci sono anche Guido Pini… Gente comunque che conoscevo, così mi ha detto di provare e vedere se mi piaceva. Nel caso mi lasciava lì un po’ di più, così mi allenavo con loro per provare a migliorare.

E lì cambia tutto.

Infatti vado, mi trovo subito bene e capisco che il lavoro che c’è dietro per un campionato di questo livello era veramente tanto, soprattutto a livello fisico. Io pensavo di fare tanto, invece credo fosse un quinto di quello che faccio ora. In particolare in moto: ero abituato ad andare una volta a settimana, sabato o domenica. Lì in Spagna, non dovendo contare sul fatto che i miei mi dovevano portare in pista, mi ci porta Nico e giro quattro volte a settimana. Sei sempre in moto, con tanti ragazzi forti che si allenano insieme, quindi sei sempre stimolato a fare meglio ed alzi il livello. Con lui ho affrontato quest’anno il CEV con AC Racing Team, stiamo andando sempre meglio e ora ho questa occasione. Ovviamente ho accettato, vediamo se riesco a crescere ancora.

È cambiata la tua preparazione. Il Morosi pilota invece com’è cambiato?

Una delle cose che ho cambiato tanto è la disciplina con cui faccio le cose. Prima magari l’allenamento era a parte, non lo ritenevo fondamentale, non lo ritenevo così importante come invece lo considero ora. Ho la mia dieta e devo seguirla, ho un peso a cui arrivare prima della gara, ho una tabella di allenamenti da seguire, ho un orario per andare a dormire ed uno per alzarmi. Come persona mi sento migliore anche da questo punto di vista.

Tornando ai tuoi inizi, hai cominciato tardi in moto perché prima hai provato altri sport, giusto?

Prima delle moto ho fatto tantissime cose. Il calcio mi ha occupato 4-5 anni, quand’ero molto piccolo, ma parallelamente facevo anche BMX, seguendo quello che faceva un mio amico. Fino al 2012 se non ricordo male. C’è stato anche il basket… Ho provato tantissimi sport, tranne hockey direi che li ho provati praticamente tutti.

Alla fine però hai trovato la tua strada nelle moto.

Sì, nel 2015 sono entrato in pista per la prima volta con una minimoto, così per scherzo. Poi ho cominciato a prendere la cosa più seriamente.

Sei arrivato nel CEV nel 2021. Qual è la stata la cosa più difficile per te? Oltre al fatto che non conoscevi i circuiti.

Direi che è stato un insieme di cose. Affrontavo il primo anno con un team che non conoscevo, con una lingua, lo spagnolo, che non conoscevo e che ho dovuto imparare. Oltre appunto al fatto che non conoscevo le piste, le strategie poi sono tra le cose più importanti: in qualifica devi sapere quanti giri fare, la giusta distanza dal pilota davanti per un buon tempo… Cose che sottovaluti se non hai esperienza, ma è ciò che ti fa salire in classifica. Molti ragazzi del CEV fanno anche la Rookies Cup e hanno davvero tanta esperienza sul giro secco, su come sfruttare la gomma, come posizionarsi in circuito. Io invece entravo e giravo, quello che veniva veniva. Sono le piccole cose che fanno la differenza.

C’è un circuito in particolare in cui hai fatto più fatica?

Non so dire… Sono andato male in tutti! L’unico che mi ha dato soddisfazione l’anno scorso è stato Aragon, nei test: la prima volta che sono andato forte, mi sono sentito bene in moto, ho guidato senza pensare e mi sono divertito. Mi piace tanto come pista. Questo il più bello, guardando il peggiore… Forse dico Jerez, lì ho fatto tanta fatica.

Il tuo numero è il 19. Ha un significato particolare?

È sempre stato un numero che mi è capitato in ogni situazione. Ad esempio, vado al ristorante e mi capita il tavolo 19, oppure mi giro verso la televisione e mi spunta quel numero. Mi ha sempre ‘tormentato’! Ma c’è anche un sottofondo da parte di mio padre, che mi ha sempre messo in testa Freddie Spencer. Diciamo quindi che mi sono segnato il 19 ed alla fine l’ho scelto per correre.

In Moto3 però non lo potrai usare, cos’hai scelto?

Sì, ce l’ha Ogden. Correrò col numero #91: nessun calcolo scientifico, l’ho girato al contrario.

C’è qualche pilota mondiale che osservi di più?

In Moto3 mi piace veramente tanto Guevara. Semplicemente mi piace molto come sta in moto, come stile di guida, come affronta le gare, con la partenza a razzo per cercare subito di andare via. In generale però, se devo dire proprio il mio pilota preferito, allora ti dico Fabio Quartararo. Non sbaglia mai, guida una moto che di motore è inferiore, eppure riesce sempre ad essere davanti. L’ho visto dal vivo a Misano durante il round concomitante del CEV, l’ho osservato in pista: è veramente una macchina, non sbaglia niente ed è sempre preciso, perfetto. Fa veramente impressione.

Tornando alla tua wild card, ti sei dato qualche obiettivo?

Ho notato che tutte le volte che pensi di qualcosa in un determinato modo, sicuramente non andrà così. Vado lì con la consapevolezza di poter fare bene, ma non mi voglio mettere un obiettivo in testa. Se poi facessi peggio mi sentirei come se non avessi dato il massimo. Invece io voglio andare lì e dare tutto, quello che viene viene. Nessun obiettivo, voglio solo affrontarla con il sorriso e pensare a divertirmi, visto che è un’occasione che capita a poche persone al mondo.

A livello di preparazione, la Academy di cui fai parte è in Spagna, ma vivi e fai gare anche in Italia. Come ti organizzi?

Di base io sono in provincia di Varese, ma a casa ci sto veramente poco. Anzi, mi fa quasi strano quando ci torno, quasi non mi ricordo com’è fatta! Penso ormai di conoscere tutti gli hotel del mondo, sono sempre via, spesso a Malaga dove appunto c’è la Academy. Poi sono in giro per le gare, tra quelle di motard in Italia, la Moto3… Sono sempre molto impegnato. Ma non mi sono ancora spostato perché voglio finire il quinto anno di liceo, faccio lo scientifico sportivo.

Quant’è difficile gestire sia l’impegno sportivo che la scuola?

Fortunatamente le assenze sono giustificate. Fanno poi dei programmi apposta per me, in modo da seguire anche quando sono via, e non mi interrogano ad esempio sulla Divina Commedia il giorno dopo una gara. Ma mi danno il tempo di riprendere in mano i libri e rinfrescarmi la memoria. È comunque molto difficile. Mi ricordo ad esempio l’anno scorso: due settimane prima della fine della scuola mi mancavano ancora sei voti, due per materia, quindi mi sono messo sotto per fare due interrogazioni al giorno. Italiano mischiato con matematica, le multidisciplinari… Interrogazioni che richiedono due settimane di preparazione ciascuna. Quando ti ritrovi tutto assieme è davvero tosta, ma alla fine sono riuscito a fare tutto, a scuola vado bene. È importante, poi bisogna avere un minimo di cultura, ad esempio sapere le lingue… Alcune cose, come la matematica, non so a cosa mi serviranno, però un minimo in italiano, inglese, spagnolo, storia… Sono molto piacevoli.

Cosa c’è nel tuo futuro?

Sinceramente ancora non lo so. Come ogni pilota, in questo periodo si inizia a parlare con i team, ma ancora non so che campionato farò, o che categoria. Io lascio parlare mio papà, mia mamma ed il mio coach, lascio che valutino loro la situazione. Sceglieranno quello che è meglio per me, per arrivare il più in alto possibile: io devo guidare e basta, loro fanno le scelte. Vediamo come va alla fine della stagione, poi valuteremo se fare ancora JuniorGP, di più, di meno… Vedremo.

Foto: Instagram

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