1 Febbraio 2024

Superbike: Chi ha girato più forte sul passo nei test a Portimao?

Toprak Razgatlioglu ha trovato in fretta il bandolo della matassa BMW: in Portogallo nessuno è andato come lui, anche sulla distanza

Toprak, Superbike

La BMW è rientrata in Superbike in forma ufficiale nel 2019 e da allora non ha combinato chissà che: qualche Superpole, sparodici podi e l’unico estemporeano successo con Michael van der Mark nella gara sprint di Portimao ’21, sulla pista mista bagnato-umido. Cioè condizioni particolari, nelle quali l’olandese aveva sfruttato le sue doti di anfibio e la giusta scelta di gomme. Risultati ben inferiori alle attese, anche alla luce degli astronomici budget che in questi cinque anni il colosso tedesco ha messo sul tavolo. Partendo da queste premesse, tanti immaginavano che perfino un talento cristallino come Toprak Razgatlioglu, strappato alla Yamaha per 2,5 milioni €, avrebbe impiegato parecchio tempo a venirne a capo. O forse mai, secondo i più pessimisti. Invece in appena quattro (vere) giornate, togliendo dal conto il provino di inizio dicembre sferzato dal maltempo, il turco ha trovato il bandolo della matassa. La M 1000 RR nelle sue mani vola. Non solo sul giro secco, con gomma da qualifica, ma anche in configurazione gara. Ecco l’analisi dei cronologici di Portimao.

Premessa in vista dell’Australia

Valgono le stesse avvertenze di sempre, cioè: i test invernali vanno letti, molto spesso, fra le righe, intanto escludendo i fantasmagorici record con gomma SCQ che servono, semmai, a farsi un’idea della fisionomia che potrebbero avere gli schieramenti di partenza. Ma anche le simulazioni vanno interpretate. A Portimao erano disponibili la SC0 (media) e tre versioni SCX: standard, la B-800 e l’evoluzione in stato di collaudo, che nei piani Pirelli sarà l’erede della stessa B-800. Al debutto in Australia la posteriore più soffice disponibile sarà la SC0 (qualifica e Superpole Race) mentre per le due gare lunghe è pronta la dura SC1, nella configurazione A1126 (qui il dettaglio). Dunque i valori emersi a Portimao potrebbero cambiare, anche radicalmente.

Toprak Razgatlioglu (BMW) P1 1’39″189

Prendiamo in esame i piloti più attesi considerando i cronologici del secondo giorno. Toprak ha compiuto in tutto 74 giri, divisi in 13 stint, il più lungo di 14 tornate. Ricordiamo che a Portimao la distanza da coprire nelle gare lunghe è 20 giri. La simulazione è avvenuta nel primo pomeriggio, cioè l’identico orario. L’asso BMW è sceso nove volte in 1’40”, con miglior passaggio in 1’39″917 alla seconda tornata. Nel finale non c’è stato alcun decadimento, gli ultimi riscontri sono: 1’40″674, 1’41″256 e 1’41″114. In gara 2 dell’autunno scorso, lo stesso Toprak con la Yamaha R1 era sceso sei volte sotto 1’41”, in 20 giri, perdendo la volata con Bautista. Dunque si può dire: almeno su questo tracciato e in questa circostanza, Toprak con la BMW è andato più forte che con la Yamaha! Nota: la M 1000 RR gode delle superconcessioni, cioè può adottare particolari di ciclistica (anche le quote telaio) e motore diversi dall’omologazione. In pratica è una simil MotoGP. In base ai risultati dei tre round iniziali (Phillip Island, Catalunya e Assen) BMW potrebbe perdere parte o tutti i vantaggi attuali.

Alvaro Bautista (Ducati) P14 1’40″645

Lo spagnolo non è ancora in condizioni fisiche perfette, causa il terribile incidente nei test di ottobre scorso. Inoltre sta lavorando per minimizzare gli effetti dell’handicap ad personam, pari a circa sei chili di zavorra. Non ha montato mai la SCQ, da qui la posizione nella classifica finale, ma sulla distanza è andato forte, come in precedenza a Jerez. In tutto ha fatto 76 giri, divisi in 9 stint, il più lungo di 15 passaggi. Miglior tempo 1’40″862, al tredicesimo. Durante la vittoriosa gara 2 di ottobre scorso, la prestazione top era stata 1’40″475, dunque c’è un leggero peggioramento. Comunque Alvaro è sceso cinque volte in 1’40” nelle ultime sei tornate della simulazione. In gara, ai ferri corti e con la scia di Toprak, all’ultimo giro aveva fatto 1’41″124. Viene da pensare che la Ducati abbia già “sterilizzato” gli effetti del peso aggiuntivo. Bautista è il nostro favorito per il successo a Phillip Island.

Jonathan Rea (Yamaha) P7 139″685

Gira e rigira, come vedete stiamo trattando dei soliti Magnifici Tre. Jonathan Rea ha fatto 62 giri, divisi in 10 stint. Il più lungo di 13 giri, il migliore in 1’40″713 al passaggio numero 11. Quindi il nordirlandese con la R1 non sarà stato formidabile sul giro secco, ma il passo è già assai consistente. Nell’ultima uscita a Portimao con la Kawasaki era finito sconsolatamente decimo, accusando un pauroso calo di gomma. Con la Yamaha sta ritrovando il gusto della sfida, e sappiamo che arriverà in Australia, uno dei suoi tracciati preferiti, in condizione eccellente. Avrà, come Toprak, anche l’extra motivazione di aprire la nuova pagina da vincente.

Andrea Locatelli (Yamaha) P6 1’39″658

Yamaha ha fatto un salto in avanti consistente, lo dimostra anche l’ottimo potenziale messo in mostra da Andrea Locatelli. Che non sta soffrendo affatto l’arrivo di un mostro sacro come Jonathan Rea, anzi è stato più veloce di lui, sia sul giro secco che anche nella simulazione. Il bergamasco ha fatto 78 giri, in 11 stint, il più lungo da 18 giri. La miglior prestazione è stata super, 1’40″724, ma la sequenza è ancora più eccellente: Loca è sceso 14 volte in 1’40”, addirittura ultimo passaggio in 1’40″977. Un ritmo formidabile, da gradini nobili del podio. Teniamolo d’occhio, perchè al quarto anno in Superbike il ragazzo è pronto per grandi cose.

Nicolò Bulega (Ducati) P2 1’39″275

Fra Jerez e Portimao, l’iridato Supersport ha comandato tre giornate su quattro, perdendo la sfida finale con Toprak per pochi millesimi: pensare che non ha ancora mai gareggiato con la Ducati Panigale V4 R! Nicolò ha compiuto 62 giri, in 10 stint, il più lungo da 12 tornate. La migliore in 1’40″717 (la prima), poi è sceso comunque otto volte in 1’40. A Jerez sul passo gara non era stato all’altezza di Bautista, qui più o meno siamo lì. “Ho un problema in più” ha detto Alvaro alludendo al potenziale del compagno di box.

Danilo Petrucci (Ducati) P8 1’39″956

L’ex MotoGP ha fatto 54 giri, divisi in 7 stint, il più lungo dei quali di 9 giri, il migliore in 1’40″976. Questo è stato l’unico passaggio in 1’40”, per cui al momento Petrucci è abbastanza lontano non solo dal livello dei Magnifici Tre ma anche di alcune mine vaganti quali Bulega e Locatelli. Però Danilo è un pilota Diesel, anche l’anno scorso è stato più esplosivo nella seconda parte di stagione. Inoltre non dimentichiamo che corre per Barni, un team privato, con tutto quello che comporta riguardo la gestione di messa a punto. E’ naturale che le operazioni siano più lente rispetto a quanto avviene nel box ufficiale.

Andrea Iannone (Ducati) P15 1’40″654

Lo stesso discorso vale anche per Iannone, con le ulteriori complicazioni di venire da quattro anni di stop agonistico e senza conosce moto, team, gomme e ambiente. A Portimao non aveva mai girato con una moto da corsa, mentre per gli altri è il giardino di casa. A Jerez Andrea era stato il più veloce sul passo gara, stavolta ha faticato di più: al momento, è più normale questa dimensione che vederlo là davanti. Ha fatto 76 giri, in 11 stint, il più lungo di soli sette giri. La prestazione però è stata eccellente, 1’40″654, inoltre è sceso ben quattro volte sotto 1’40”. Quindi Iannone, tutto considerato, è andato fortissimo anche in questa occasione. La prima a Phillip Island, fra asfalto nuovissimo e una sola gomma disponibile, è una bella incognita per tutti, figuratevi per lui. Ma su quei curvoni ci ha già incantato ai tempi della MotoGP. Chissà…

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