7 Novembre 2023

Andrea Iannone ritorno al futuro “Ho ritrovato il desiderio che avevo da bambino”

Andrea Iannone a ruota libera: la ripartenza in Superbike, gli obiettivi, i pensieri. E una rivelazione: Ducati non è stata l'unica chance

Andrea Iannone, Superbike

Una settimana dopo aver destato sensazione nei test Superbike a Jerez, primo ruggito dopo un silenzio durato quattro anni, Andrea Iannone ha tirato fuori se stesso. Lo ha fatto a Milano, davanti ad un ristrettissimo gruppo di giornalisti. Un incontro fra vecchi e nuovi amici, più che una conferenza stampa. Ci sarà tempo per discettare su prestazioni, cronologici, avversari, prospettive Mondiali. Quello che colpisce, in questo momento, è il sorriso di un pilota e di un ragazzo felice. E’ come se due mezze giornate in pista, con una moto da corsa, avessero cancellato di colpo quattro anni di brutti pensieri, rabbia, accuse, polemiche. La velocità fa miracoli, se ce l’hai nel sangue. Andrea Iannone ha parlato di sensazioni, speranze, sogni. Gli stessi di quando era un bimbo. Ecco i suoi pensieri.

Crederci sempre, mollare mai

In questi quattro anni non ho mai smesso di allenarmi e ho continuato a pensare alle moto come un sogno, perchè per me guidare una moto da corsa è sempre stato un sogno, fin dalla mia infanzia. Lo è ancora oggi. Non ho mai mollato l’idea di tornare a correre. Ogni tanto, quando potevo, andavo a girare a Misano, anche con i kart, li amo. Ogni volta mi è piaciuto, mi ricordavo ogni volta delle prime gare che ho fatto quando ero bambino. Un pò come mi sento oggi.

Un nuovo inizio

Il test di Jerez è stato come quando ho cominciato a girare in pista. Era mia fratello che correva, io non avevo i sette anni necessari per correre. Il venerdi c’erano i turni liberi così facevano girare anche a me. Volevo correre ma non potevo, un pò come adesso. Sono contento di poter ricominciare. So che sarà un percorso lungo, complesso, difficile. Gli avversari sono molto forti, il talento è elevato. Cercherò di fare del nostro meglio, con la squadra, con la Ducati.

L’incrocio di sguardi con Dall’Igna

Ducati è stata importante per questo ritorno. Ho incontrato Gigi Dall’Igna, ho cominciato a parlarci, lui mi guarda e mi dice “Che voglia hai?” ho risposto “Gigi, mi conosci”. Con lui ho avuto vari momenti intimi durante la mia carriera, e me li ricordo tutti perchè sono stati tutti significativi per me. Uno è stato a Barcellona nel 2009. Correvo con Aprilia 125GP, nel team di Caponera. Ero primo nel Mondiale, ma da alcune gare la mia moto non andava, ogni volta piangevo dopo la corsa, capivo di avere potenziale ma non riuscivo ad esprimerlo, non era facile senza moto ufficiale, non era livellato come oggi. Andai da Gigi, gli raccontai la mia sofferenza, e la domenica ho vinto il GP. L’ho incontrato di nuovo in aeroporto e gli ho detto “Grazie”. Tornando all’episodio di Misano, Gigi mi dice: “Sai che sarà difficile, vero?” Io rispondo: “Certo, sarà difficilissimo, però mi conosci, se dico una cosa poi faccio di tutto per mantenere la promessa”. Da lì abbiamo iniziato a costruire un pò tutto, ed oggi eccomi qua. Devo ringraziare anche Claudio Domenicali, Paolo Ciabatti e ovviamente tutto il team Go Eleven”

Gli interrogativi

Avevo tanti dubbi, io in primis. Cercavo risposte. Fremevo per due motivi: guidare una moto da corsa e capire da che punto sarei ripartito. Avere un punto di partenza è importante, che sia positivo o negativo, almeno ti fai un’idea. Il primo test è andato molto bene. Mi sono stupito anch’io. Non vuol dire che siamo pronti, che possiamo vincere, che è tutto fatto. E’ stato un buon giorno, ma non bisogna illudersi. Succede di cullarsi in buone sensazioni, ma poi possono cambiare. Nelle corse non c’è niente di scontato. Ho esperienza, per cui sono consapevole che il percorso sia lungo e che sarà faticoso. Ma abbiamo scelto di abbracciare questa sfida, io e il team. Siamo pronti.

La Ducati

E’ la moto con cui ho vinto la mia prima gara in MotoGP. Con lei ho vissuto l’inferno e sono arrivato all’apice dell’amore. E’ la mia vita, in Ducati ho tante persone a cui mi legano bei ricordi. Anche dopo il test ho parlato con molte persone, mi hanno fatto i complimenti, li ho sentiti contenti. Quando pensavo al rientro, mi vedevo in sella ad una Ducati. Non vi so spiegare perchè. E’ una sfida importante, mi piaceva poterla affrontare insieme alle persone che sono state più importanti per me. Go Eleven è una struttura importante, mossa dalla passione. Ho ritrovato Denis Sacchetti (il team manager, ndr) che vedevo correre in minimoto quando eravamo entrambi bambini. Abbiamo preso strade diverse, ma anche questo è romantico. Parti da un punto, poi torni sempre a quella cosa lì, a quando ero piccolino. Mi sto facendo trasportare da cose così.

Gli scettici dicevano che dopo quattro anni di stop …

Sono d’accordo con i team manager che erano scettici, mi sono sorpreso anch’io. Sapevo che sarebbe stato difficile riprendere gli automatismi, che dopo che sei stato tanto tempo lontano è difficile ripartire. E’difficile che mi stupisca di qualcosa, ma stavolta è successo. Sono contento così.

La sera prima

I ragazzi di Go Eleven la sera prima di scendere in pista mi hanno chiesto se fossi nervoso. Ma ho dormito benissimo. No, non ero nervoso. Volevo solo divertirmi, volevo godermi l’uscita dal box, il primo giro, il primo run. Non ero emozionato, non ho pianto. Anzi ho riso, come un bambino di tre anni che fa le marachelle. Ridevo nel casco da solo. Era questo quello che cercavo. Perchè so che se c’è questo, tutto il resto viene di conseguenza. Non mi interessava la velocità, volevo riscoprire queste sensazioni, che sono fondamentali.

La preparazione fisica

Quando corri un campionato viaggi molto, stai fuori casa a lungo. Ti prepari per quanto possibile, ma hai meno giorni disponibili. Invece io per anni mi sono potuto allenare tutti i giorni. Ho aumentato le mie performance, correre a piedi vado più forte del 2019. Sono in forma. Mi è mancata la moto, ovviamente. Ci sono dei muscoli che alleni solo girando. Per cui nei test sono emersi dolori alle braccia, specie il secondo giorno. Mi sono preso soste di almeno venti minuti fra un run e l’altro, perchè non avevo la stessa forza del mattino.

L’insegnamento

Questa esperienza (la squalifica per doping, ndr) mi ha insegnato che nella vita tutto può cambiare da un momento all’altro. Certo, lo sappiamo tutti ma non ci crediamo. Finchè non ti succede, pensi sempre che debba capitare a qualcun altro. Io di base sono un romantico eterno positivo, mi dà energia. Invece tutto cambia, questa è la lezione più grande che ho avuto.

Ammirazione per Bautista

Ho letto parole molto dolci degli avversari che troverò. Fa sempre piacere quanto ti reputano uno forte, temibile. Però la verità è che Alvaro Bautista ha vinto due Mondiali Superbike, e io ho guardato in TV lui che li vinceva. Quindi aspettiamo per dire che sono il pilota da battere. Ammiro Bautista. Essere campione del Mondo è bello, ma vincerne due di seguito è il massimo, perchè la cosa più difficile è riconfermarsi. Significa che hai rifatto una cosa che capita a pochi, poche volte. E’ incredibile, lui è in uno stato di grazia importante. Ha un vantaggio di peso, ma è uno svantaggio per altri aspetti. Guida forte.

Mi sono disegnato la moto da solo

Pensate che prima del test mi sono preso dei bei vaff… da Denis Sacchetti. Loro erano a Jerez a correre l’ultima gara del Mondiale. Volevano fosse nera, io volevo fosse bella. Per me era un evento, ma Go Eleven aveva altre priorità, avevano una gara da correre. Per realizzare i rendering della moto sono partito da Lugano (dove vive, ndr) scendendo fino a Pesaro. Ho spedito le bozze al team e mi hanno risposto: “Cos’è questa merda?” Poi invece quando sono arrivate le carene hanno capito che era bella, li ho convinti. Ecco, capite lo spirito? Succedono queste cose qua, sono belle cose.

Ducati non è stata l’unica chance

La Ducati non è stata l’unica possibilità che ho avuto per questo ritorno. Ho parlato con le Case che hanno mostrato interesse, però non ho voluto sapere i dettagli, perchè non ho mai esitato, non volevo essere influenzato. Io desideravo circondarmi delle persone che oggi sono intorno a me.

Cosa mi aspetto

Dopo un test così breve fare previsioni è difficile. Qualunque pilota vuole puntare al top, ma è un percorso. Oggi l’obiettivo è fare una stagione iniziando da un punto fermo, e andare in crescendo. Vorrei fare durante l’anno una crescita costante.

La partenza del Mondiale a Phillip Island

Premetto che io non ho piste favorite, nè sfavorite. Perchè se su una pista non sei veloce, non dipende dal disegno, ma da te che vai piano. L’ho sempre pensata così. In Australia ho ricordi importanti. In MotoGP ricordate la “gara del gabbiano?” Ci sono stati 57 sorpassi, record nella storia delle corse. Poi ho preso pure il gabbiano, è successo di tutto. E con l’Aprilia? Mi sono ritrovato davanti a tutti, a dirmi “Ma che ci faccio qua davanti?” è stato un momento epico. Abbiamo finito quinti, e l’Aprilia era diversa da quella di oggi.

Foto: IA29/Davide Dilorenzo

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