18 Aprile 2024

Jochen Rindt: campione senza mai festeggiare

Oggi è il compleanno di Jochen Rindt, un pilota di grande talento che racchiude in sé una delle storie più tristi della Formula 1.

La storia di Jochen Rindt e di quel maledetto sabato a Monza nel 1970, racchiudono tanto di quello che era la Formula 1 all’epoca. Un campionato per “matti”, per persone disposte a tutto pur di vivere quell’ ebrezza che si chiama velocità. Una droga quasi, ma cosa vuoi farci: la vita è una ed ognuno la vive a suo modo. La storia di Jochen è una delle più tristi: una vita ad inseguire il titolo mondiale che arrivò ma che non poté mai festeggiare. Quella stagione del 1970 non fu delle migliori, anzi, fu una delle più crudeli dell’intera storia del campionato, una di quelle che ci ricorda il perché tutti i piloti vanno sempre amati ed applauditi.

Jochen Rindt, un’infanzia molto difficile

Jochen Rindt nasce a Magonza nel 1942, dunque in un momento storico molto particolare, in piena Seconda guerra mondiale. La sua famiglia se la passava bene: un padre commerciante di spezie e madre austriaca che fu una delle più celebri tenniste dell’epoca. La passione per i motori la eredità dalla mamma, che amava molto la velocità. Nel 1943 la Germania Nazista subisce la durissima sconfitta di Stalingrado ed inizia la disfatta. La guerra arriverà in terra tedesca già nel luglio di quell’anno. Il padre e la madre di Rindt erano ad Amburgo in quel periodo e persero la vita durante un bombardamento della Royal Air Force, l’aviazione britannica.

Il giovane Jochen che aveva solo un anno e vene adottato dai nonni materni che si trovavano in Austria. Il nonno volle a tutti i costi che il nipote mantenesse la cittadinanza tedesca così da poter riscattare l’eredità del padre. Gli anni passano e il ragazzo crescendo capisce che la sua vita sono i motori, raggiungendo traguardi importanti nei campionati minori. In carriera ha sempre corso sotto la bandiera austriaca visto che lui si sentiva austriaco. Nel 1965 approda per la prima volta in Formula 1, per poi l’anno dopo restarci in pianta stabile. I suoi primi 5 anni li passa in Brabham dove colleziona qualche podio. Nel 1969 passa alla Lotus e festeggia la sua prima vittoria in carriera. Ecco, ci siamo, siamo arrivati al 1970.

L’anno più bello sino alla tragedia di Monza

La stagione 1970 parte come era normale che fosse con un favorito numero uno. Jeckie Stewart fresco campione del mondo era passato dalla Matra alla Tyrrell. La Lotus per quella stagione voleva tornare in alto, dopo il terzo posto del 1969. La scuderia britannica partorì la 49C e la 72, che si alternavano durante la stagione. L’inizio di campionato non fu semplicissimo per Jochen Rindt che fu costretto a due ritiri nelle prime due uscite di stagione. L’austriaco, quindi, non era molto felice di come l’annata era partita, ma la casa d’oltre manica era sicura delle carte che si poteva giocare con la sua monoposto. La terza uscita della stagione, infatti, premiò Rindt con la sua Lotus nel GP di Montecarlo. Il Belgio, la gara successiva, mostrò di nuovo la fragilità della vettura inglese, tanto che Jochen fu costretto al ritiro per problemi al motore.

La stagione “gira” dall’Olanda. Rindt, infatti, vinse a Zandvoort per ripetersi nelle tre gare successive. Il pilota della Lotus dopo la tappa in Germania aveva ben 20 punti di margine sul suo primo inseguitore, Jack Brabham. La tappa di casa in Austria fu una delusione per il pilota, visto che partito dalla Pole Position si dovette ritirare ancora per un problema al suo propulsore Ford. La sorte volle che Jochen arrivasse a Monza sempre con 20 punti di margine. Durante le qualifiche del GP d’Italia del 5 settembre, il pilota esce di pista a velocità altissima alla curva Parabolica. La sua Lotus colpisce il guard rail e si disintegra in tanti pezzi. Jochen Rindt muore durante il suo trasporto in Ospedale.  

L’incoronazione più triste della storia

Il silenzio di quel giorno sull’autodromo di Monza fu impressionante, vista anche la vicinanza con l’Austria che aveva spinto molti connazionali del pilota ad andare a vedere la gara. Il GP si disputò nonostante il lutto, l’indomani. A vincere fu Clay Ragazzoni con la Ferrari. Il campionato doveva disputare ancora 3 gare ma dopo Monza Rindt aveva ancora 20 punti di vantaggi, questa volta su Stewart. I piloti che inseguivano l’austriaco non ebbero weekend facili e così al penultimo appuntamento in USA arrivò il verdetto della stagione. Jochen Rindt si laureò campione del mondo per la prima volta nella sua carriera, ma il destino volle che non potesse mai festeggiarlo in quando deceduto un mese prima.

Oggi è il 18 aprile e in questo giorno del 1942 venne alla luce Jochen Rindt ed ecco perché ogni volta c’è un giorno che lo possa ricordare è giusto farlo. Il secondo classificato di quell’anno Jack Icxx utilizzo le parole più giuste:” Meglio così, non mi sarebbe piaciuto strappare il titolo a Jochen, che lo meritava ampiamente”. Il 1970 ha avuto la conclusione più brutta della storia della Formula 1. Rindt non fu l’unica vittima: lo stesso anno persero la vita anche Piers Courage e Bruce McLaren. Ai quei tempi correre in monoposto era una cosa da folli.

FOTO: social Formula 1

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