17 Dicembre 2023

Formula 1: Chi l’avrebbe detto? I piloti britannici a secco dopo 70 anni

Il 2023 ha segnato la fine della striscia di vittorie di piloti britannici in Formula 1, una striscia che s'interrompe dopo ben 71 anni

Il 2023 è stato un anno all’insegna di Max Verstappen, ma è stato anche un anno che ci ha privato del prolungamento di una statistica che credevamo imbattibile. Quest’anno dopo ben 71 anni, nessun suddito di sua maestà è riuscito a vincere una gara nell’arco di un’intera stagione di Formula 1. Un fatto anomalo, che mostra come la Gran Bretagna al momento ha buoni piloti, ma forse tutti senza la giusta vettura per competere per la vittoria. Ora, Re Carlo III dovrà parlare con i suoi piloti per invertire subito il trend, in vista del prossimo anno, chiedendo una mano anche ai team che ospitano i portacolori britannici.  

La corona britannica perde il suo dominio sulla pista

Lo scorso anno a salvare la Corona ci aveva pensato George Russell. Il pilota della Mercedes è stato anche il primo a far risuonare God Save the King. George però è stato anche l’ultimo, perché poi nella stagione appena finita hanno trionfato solo tre piloti: Verstappen, Sergio Perez e Carlos Sainz. Due dei tre addirittura, provengono da due monarchie, ovvero quella olandese e quella spagnola. Una battaglia nella battaglia, che ci porta indietro a quando queste tre potenze colonizzavano ogni spicchio del globo. L’impero britannico si stima sia nato nel 1607 con la fondazione della prima colonia in Virginia, nel territorio poi divenuto Stati Uniti d’America, una supremazia che nel tempo si è spostata su pista.

Le sue flotte prima hanno messo paura in ogni angolo del mondo, poi tramite i suoi piloti hanno colonizzato la Formula 1. La vittoria di una gara l’anno, di un pilota britannico vi è nel massimo campionato sportivo automobilistico dal 1952 fino allo scorso anno. Un record duraturo, che mostra come l’isola d’oltremanica ha sempre avuto un ruolo da protagonista in questo sport. Quante scuderie nella storia sono state fondate in Inghilterra? Moltissime, senza parlare del gran numero di piloti britannici. Una consuetudine, che nel tempo ha portato ad essere il GP della Gran Bretagna uno degli eventi più importanti, con record di pubblico nel circuito.

I tre cavalieri senza corona

Re Carlo III al suo primo anno d’insegnamento a Buckingham Palace, sperava in qualcosa di più trionfale nel campo della Formula 1, ma i suoi tre cavalieri non hanno brillato. Lewis Hamilton è sembrato quasi tradito dalla sua W14, ma non ha mai deviato il suo pensiero, nemmeno per un momento, dalla conquista della tanto abita vittoria stagionale. Il cavaliere più nobile della Corona ci ha provato soprattutto verso fine stagione, trovando però le porte sbarrate dal suddito della corona olandese. L’ultimo campione ha ancora fame e vorrà presto spezzare questo digiuno nazionale.  

George Russell è parso il più arrendevole in stagione, quasi come John de Warenne che condusse l’esercito inglese alla defragrante sconfitta nella battaglia di Stirling Bridge, contro l’indipendentisti scozzesi guidati da William Wallace del 1297. L’annata del cavaliere gentiluomo è da annoverare forse alla sua peggiore da quanto è in Formula 1, ma capita a tutti. Il giovane cavaliere Lando Norris invece, è stata la vera rilevazione. Lando ha mancato per poco il successo e si è dimostrato un vero guerriero riportando la McLaren nelle posizioni di vertice. Il suo tempo arriverà e magari sarà proprio lui a far risuonare l’inno britannico nel mondo.  

La Formula 1 continuerà a parlare inglese

Un anno a vuoto dopo 70 anni può capitare, quindi la fine dell’era britannica in Formula 1 non è certamente arrivata. Hamilton è ancora presente ed è anche l’ultimo campione del mondo oltremanica e visto come protegge gli altri due, chissà che non lì lanci lui verso il sogno iridato. Re Carlo III può stare tranquillo, perché il mondo ricorda ancora nomi come: Mike Hawthorn, Graham Hill, Jim Clark, John Surtees, Jackie Stewart, James Hunt, Nigel Mansell, Lewis Hamilton e Jenson Button. Tutti sudditi di sua maestà che hanno vinto almeno un titolo in Formula 1, ecco perché la tradizione dei piloti britannici difficilmente è al capolinea.  

FOTO: social Silverstone Circuit

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