30 Gennaio 2023

Franco Picco racconta la sua Dakar “E’ stata dura ma non volevo mollare”

Franco Picco ha terminato la sua ventinovesima Dakar a 67 anni e con un dito fratturato. Decisiva l'esperienza.

Franco Picco, Dakar

Franco Picco tra storia e leggenda. Il pilota vicentino quest’anno ha terminato la Dakar 67 anni e con un dito fratturato. Il Motor Bike Expo gli ha reso omaggio così come gli appassionati che hanno scattato centinaia di foto con lui, disponibilissimo con tutti. Franco Picco era sua 29esima Dakar e proprio la sua esperienza è stata decisiva come racconta a Corsedimoto.

Franco Picco, dove ha trovato la forza di concludere la Dakar con il dito fratturato?

“Quando mi sono fatto male alla mano mi sono venuti dei dubbi. Mi fermo che manca così poco? Avevo paura di fare dei danni alla mano se continuavo ma il dottore mi ha detto che la frattura non richiedeva un intervento così urgente. Mi ha rassicurato che non sarebbero sopraggiunte gravi problematiche se continuavo allora ho detto: fatemi continuare! E’ stato qualcosa di naturale. Sono arrivato qui fino ad oggi e non ha senso mollare. Sarà giusto un problema di dolore. Allora ho preso un antidolorifico e sono partito”.

E’ stata una tra le tue Dakar più difficili?

“Sono tutte più difficili. Quando presentano il programma si conosce il chilometraggio e tutto. Quest’anno c’erano già due giornate in più, più navigazione, due tappe impegnative nel deserto…quindi si sapeva che sarebbe stata dura. Ma i problemi principali sono venuti fuori dopo ed hanno aumentato il disagio con il meteo avverso e l’incidente con l’infortunio al dito”.

Hai corso le Dakar in Africa, in Sud America, ora in Arabia Saudita. Un’evoluzione continua?

“La Dakar è avventura. L’evoluzione è tanta. La gara ha ancora il nome Dakar che è lo stesso da sempre ma è tutto diverso: i territori, il tipo di gara, le moto, il sistema di correre, il road book… E’ tutto più difficile perché la gara è sempre più impegnativa per la presenza di case ufficiali, piloti che se la stanno giocando. Se guardiamo i primi sembra un Gran Premio quindi in automatico è più di dura anche per noi. Bisogna andare più veloci altrimenti arrivano le macchine, i camion, quindi distruggono la pista ed è sempre più difficile. Io ho tanta esperienza, so com’è e riesco a gestirla. A livello di allenamento bisogna metterci tutto anche di più perché è più complicato di quanto si possa prevedere”.

Come ti è sembrata la Fantic XEF 450 Factory?

“Sono arrivato alla fine quindi la moto va bene poi è tutto migliorabile e facendo queste gare si va a perfezionare per le prossime edizione. Non ho avuto grossi problemi. I miei compagni sono partiti forse troppo decisi, probabilmente si sentivano in forma e ci hanno provato. Ma è una gara diversa dalle altre e l’esperienza gioca a mio favore. Il progetto e valido, ha fatto la sua strada, ora è in commercio e si va avanti”.

Parteciperai anche alla Dakar 2024?

“La gente vorrebbe che la facessi, mi fa piacere il tifo ma se parlo con l’ortopedico mi spiega lui la situazione. Sarebbe la trentesima ma è ancora presto per dire sì ok, la farò. In questo momento è più un no che un sì poi vedremo come vanno avanti le cose”.

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