30 Giugno 2017

Superbike: Carmelo Ezpeleta “Nel 2018 correrà con i motori Stock”

Il boss Dorna vuole il "ritorno alle origini" ma non ricorda la storia. E la soluzione non è detto che funzioni: ecco perchè

Carmelo Ezpeleta vuole che le derivate dalla serie tornino al loro spirito originale di moto strettamente di produzione. Il gran capo della Dorna, promoter che ha in mano i destini MotoGP e Superbike, ne ha parlato in esclusiva con Maria Guidotti per il sito bikesportnews.com

FUTURO – La ricetta di Don Carmelo è semplice. “In questo momento le Superbike sono prototipi lontani dalla produzione. In passato la Superbike è stata concepita come campionato che ha voluto competere con la MotoGP ma questo non funziona. Non puoi competere con la MotoGP, e dobbiamo tornare all’idea originale.” Ezpelata rivela che un radicale cambiamento regolamentare è sul tavolo. “La proposta non riguarda solo l’introduzione della centralina elettronica uguale per tutti, è più complessa. Tutte le squadre sono d’accordo nell’adottare lo stesso regolamento della Superstock”.

SPINA NEL FIANCO – Interessante, come idea. Solo che non è così facile attuarla. Il problema della Dorna, e di Ezpeleta in particolare, è che hanno una conoscenza quasi nulla della storia del campionato, oppure (più verosilmente) fingono di non averla. La  Superbike è stata per anni  la spina nel fianco del Motomondiale, è scontato che sia stata studiata nei minimi dettagli.  

PRIMO – Di quale spirito originale si parla? Le Superbike non sono mai state moto Stock, cioè con poche modifiche. Nel 1988, il primo anno, la Bimota correva con la YB4 dotata in anteprima di un sistema di iniezione elettronica che in produzione non aveva  riscontri. E’ vero che Fabrizio Pirovano riuscì a giocarsi il Mondiale fino all’ultima gara con una Yamaha FZR fatta in garage, ma solo perchè i grandi Costruttori non si erano ancora mossi. Quando la Ducati decise di fare sul serio cominciò a dominare. Carl Fogarty non guidava una 916 Stock, aveva un missile terra aria. Le gare erano più combattute di adesso per vari motivi contingenti: perchè non c’era il numero chiuso come adesso (ai bei tempi c’erano anche 70 iscritti a gara….), perchè nei Paesi importanti arrivavano frotte di wild card (quasi tutti iper ufficiali…) e perchè la Ducati vendeva moto clienti molto simili alle ufficiali. Ma ben distanti da quelle del concessionario…

SECONDO – Che la contrapposizione con il Motomondiale non funzionasse è un falso storico. Per un lungo periodo ha funzionato eccome. Negli anni ’90 in alcuni Paesi, anche importantissimi come il Regno Unito (principale mercato di moto in Europa…) la Superbike era di gran lunga più seguita della 500GP. Le dirette andavano sulla BBC, Brands Hatch faceva 126 mila spettatori ed era un evento al livello della F1. Non era questione di regolamenti, ma di posizionamento. Di marketing. La Superbike era riuscita a far passare il concetto che la 500 era per piloti “fighetti”, mentre di qua c’erano i veri eroi che si sfidavano cavallerescamente a colpi di carenatura, bevendo birre tutti insieme alla sera. Erano miti, ma piacevano. E il Motomondiale soffriva. Tanto che ad un certo momento Dorna decise di rinunciare alla storia, cioè la 500GP, creando una fotocopia tecnica della SBK, cioè la MotoGP, 4T mille di cilindrata.

TERZO  – Adottare la regolamentazione Superstock è, in teoria, una bellissima idea. Ma chi ha detto che funzionerà? Finchè ci saranno Costruttori impegnati al top, come Kawasaki e Ducati, contro squadre privatissime, le differenze di prestazioni resteranno abissali. Perchè più il regolamento sarà restrittivo, più gli ufficiali lo aggireranno mantenendo le stesse prestazioni. Parlano i fatti: nel 2017 è stato messo al bando il sistema di apertura differenziata delle farfalle che si supponeva fosse l’asso nella manica della Kawasaki. Ma con l’alimentazione standard la nuova ZX-10R va più forte della vecchia. Strano che Ezpeleta non si sia accorto di quanto accade in Supersport. Lì (in teoria) le moto sono tutte stock ma la Kawasaki domina la scena da anni e le differenze tra moto di vertice e di rincalzo sono assai consistenti, forse più evidenti che in Superbike. 

CAMBIAMENTO –  La vera rivoluzione sarebbe lasciare la Superbike in mano a squadre di buon livello, ma “clienti”, senza nessuna Marca impegnata in forma più ufficiale delle altre.  Come, più o meno, sta succedendo nel British Superbike. Ma la vedo durissima convincere Kawasaki (solo per fare un nome…) a rinunciare alla supremazia. La Dorna vuole mantenere la Superbike in linea di galleggiamento, in modo che continui a portare guadagno (come adesso) e non dia fastidio alla MotoGP. Ma sarà un compito molto arduo, perchè gli spagnoli non capiscono che il successo non è solo questione di regolamento, ma soprattutto di differenti filosofie e posizionamenti di mercato. Più i due campionati si omologheranno, più quello più quello minore avrà meno senso di esserci. Alla Dorna non servono consulenti tecnici e ricette regolamentari taumaturgiche. Servono esperti di marketing e di tendenze,  e capire che al pubblico interessa relativamente che tipo di moto fai correre,  ma  tutto quello che gira intorno.  

Lascia un commento