11 Luglio 2023

Ferruccio Lamborghini “Nato con la camicia? No, con tutto l’abito”

Ferruccio Lamborghini, una storia di passione. "Il motociclimo è scuola di vita, non rimpiango niente. C'è un tempo per tutto" La nostra intervista

Ferruccio Lamborghini

Il suo nome è storia. Ferruccio Lamborghini si chiama come suo nonno ed ha una grande, immensa, genuina passione per i motori. Certo, è l’erede di una tra le famiglie più famose d’Italia ma è un ragazzo tranquillissimo e la sua spontaneità lascia senza parole. E’ lontano anni luce dallo stereotipo del figlio di papà. D’altra parte suo nonno era partito dal basso, costruendo trattori, per poi realizzare auto straordinarie, forse le più belle di tutti i tempi. Ferruccio Lamborghini Jr ha scelto però le moto ed è stato per diversi anni un pilota di buon livello. E’ stato Campione Italiano di Moto2 ed ha partecipato ad una decina di gare del Motomondiale. Oggi ha 32 anni ed è vice-presidente e CEO della Tonino Lamborghini Spa. La sua storia è tanto semplice quanto straordinaria.

C’è chi nasce con la camicia, io sono nato proprio con tutto l’abito intero – racconta Ferruccio Lamborghini a Corsedimoto – Sono sempre stato un ragazzo fortunatissimo, fin da piccolo. Ho iniziato a guidare le auto di famiglia a 4 o 5 anni nel vialetto di casa e nel piazzale dell’azienda. Gli altri bimbi giravano con le macchinine a pedali mentre io con quelle vere di mio padre e mi divertivo. Lo so che può sembrare una cosa molto strana ma per me era quasi normale. Non vedevo però le auto come mezzi da competizione. A 8 anni ho iniziato a guidare una Vespa sempre sul vialetto ed è stato il mio primo approccio con le due ruote”.

Quando hai scoperto il mondo delle minimoto?

Nell’estate del 2001 sono andato in Romagna con mio padre che doveva andare a prendere dei pezzi per un’auto. Passiamo davanti alla pista di minimoto Cattolica e son o rimasto folgorato. Mio padre “vuoi provare?”. Mi si è aperto un mondo. In quell’istante ho capito che non ero diverso dagli altri bimbi, non ero in qualche modo speciale. C’erano tanti altri della mia età che guidavano ed andavano anche molto più forte di me. Prima non conoscevo nessun altro bambino che aveva la mia stessa passione per i motori. Ho pensato che mi sarei dovuto impegnare e migliorare per andare forte come loro. Ho gareggiato in minimoto fino al 2005 partecipando alle varie gare a livello regionale, nazionale ed internazionale. Nel 2006 sono passato alle ruote alte”.

Hai poi partecipato al CIV?

“Sono partito dal Campionato Italiano ed ho poi fatto delle wild-card e delle sostituzioni nel Motomondiale: prima 125 poi Moto2. Ho corso poi nella Stock 600 facendo anche l’ Europeo, nel CIV Supersport e nel 2012 nel CIV Moto2 laureandomi Campione Italiano”.

Perché non sei approdato nel Motomondiale come pilota titolare?

“Non c’erano le condizioni giuste poi il Motomondiale sarebbe stato impegnativo e mio padre ci teneva che m’impegnassi nell’azienda di famiglia. Dopo il titolo italiano si augurava che, essendomi tolto quella bella soddisfazione, mi sentissi in qualche modo appagato, mettessi un po’ da parte il motociclismo per dedicarmi alla Tonino Lamborghini”.

Hai ascoltato tuo padre?

“Nel 2014 ho smesso ufficialmente di gareggiare e sono entrato in azienda. Prima lavoravo nell’ufficio marketing poi, un passo alla volta, ho iniziato ad avere sempre più responsabilità. Nel 2019 però mi era tornata la voglia di correre ed ho provato a fare il CIV nella Stock 600 senza grandi velleità, per hobby, come sfizio mentre lavoravo”.

Com’è stato il ritorno alle competizioni?

“Non ero più quello di una volta. Pensavo di riuscire a staccare per sei week-end in un anno invece non avevo mai la mente libera. Non riuscivo ad aprire il gas come avrei dovuto, per una questione psicologica. Certo, non mi sarei aspettato risultati particolari ma pensavo di andare un po’ meglio. Sono andato forte solo nell’appuntamento estivo a Misano, quando l’azienda stava per chiudere per ferie e non avevo impegni di lavoro. A Vallelunga, in quella che sarebbe dovuta essere la mia ultima gara, mi ero ritrovato ultimo ed ho avuto un moto d’orgoglio. “Non posso finire così” ed all’ultimo giro ho passato quelli davanti con un tempo nettamente più basso della mia qualifica. Quel crono mi ha dato tranquillità: se non ero veloce era solo per una questione di testa. Non potevo conciliare motociclismo e lavoro. Ho lasciato con la consapevolezza che c’è un tempo per ogni cosa: andava bene così”.

Ferruccio Lamborghini, stai facendo una brillante carriera come imprenditore ma ti dispiace non averla fatta come pilota?

“Il motociclismo è stato una grande scuola di vita. Già solo il fatto di aver partecipato ad alcune gare del Mondiale è stata una cosa incredibile che pochissimi hanno avuto l’opportunità di fare. Ora ho completamente assimilato il ritiro dalle competizioni e se mi guardo indietro vedo solo cose positive. E’ stata una splendida avventura. Ho tantissimi ricordi belli che mi porto dentro. Ci sono state anche delle esperienze negative che però hanno aiutato a crescere ed insegnato tanto quindi le conservo come un tesoro”.

Segui ancora il motociclismo?

“Sono un super appassionato, cerco di seguire tutto fin dalle prove libere. La domenica poi è sacra, non mi perdo una gara! Ora sono istruttore DRE, è una cosa che m’impegna poco tempo e mi diverte. Per me è un piacere, un onore ed un motivo d’orgoglio. Cerco di mettere la mia esperienza al servizio degli appassionati e questa cosa mi regala delle grandi soddisfazioni”.

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