10 Luglio 2022

MotoGP SPY: Franco Morbidelli svela il ​​Ride Height Device della Yamaha

La caduta di Franco Morbidelli nella gara MotoGP ad Assen ha permesso si osservare il ​​Ride Height Device della sua Yamaha M1.

MotoGP, Franco Morbidelli

di Paul Emile Viel (Paddock-GP)

I week-end MotoGP si sono susseguiti tutti uguali per Franco Morbidelli, che in Olanda ha vissuto un vero calvario. Penalizzato venerdì (ad Assen) per aver ostacolato due volte i piloti in un giro veloce, sabato ha perso ritmo e si è qualificato in ventesima posizione. Franco Morbidelli è caduto all’ottavo giro di gara finendo quindi a terra. Il pilota non si è fatto, ma la moto ha perso la carenatura, ed è questo che ci interessa.

L’abbassatore della Yamaha M1

Per un certo lasso di tempo, la Yamaha M1 danneggiata è rimasta per un po’ nel letto di ghiaia della via di fuga, prima di essere riportata sulla corsia di sicurezza e posizionata contro il muro di protezione. Prima che un rimorchio la riportasse al suo box come da consuetudine, la moto è rimasta a nudo. In questo momento alcuni fotografi hanno approfittato della situazione, fotografando dettagli tecnici, prima che la moto venisse coperta e celata all’obiettivo dei curiosi. In particolare l’immagine più interessante è finita nelle mani di Peter Bom, commentatore tecnicodella MotoGP in Olanda. Dunque una persona molto esperta, con passato anche da tecnico dell’acquisizione dati, in grado svelare come sia progettato il Ride Height Device della Yamaha.

A tal proposito precisa: “Osserviamo sulla moto danneggiata di Franco Morbidelli, durante la MotoGP di Assen, parte del Ride Height Device posteriore semiautomatico della M1. Quando il dispositivo viene attivato dal pilota in qualsiasi momento prima della curva, il sistema verrà disattivato con precisione quando esce dalla curva. Non è consentita l’attivazione elettronica”.

In questa foto osserviamo infatti l’attuatore del Ride Height Device della Yamaha, composto da due cilindri in lega di alluminio dorato. Sembrerebbe che il cilindro più lungo sia un separatore idropneumatico (aria e olio), con l’aria e l’olio separati da un pistone e chiusi da una valvola Schrader. Il sistema pneumatico sarebbe presente perché permette di controllare la pressione idraulica che è piuttosto elevata.

Questo sistema idraulico (idro-pneumatico) funziona efficacemente ad alte pressioni – oltre i 100 bar – e questo permette di alzare e abbassare il posteriore costringendo la sospensione a comprimersi o decomprimersi.

La domanda è come fare senza l’uso dell’elettronica, come da regolamento, ma questo sistema attiva il Ride Height Device solo in uscita di curva, non quando si preme il pulsante. Ora i pezzi leggermente rettangolari di colore alluminio che si trovano sopra i due tubi cilindrici dorati devono contribuire all’attivazione semiautomatica di questo dispositivo. Sembra essere correlato a un sensore meccanico nella sospensione posteriore.

Cosa dice il regolamento?

Nel regolamento MotoGP si afferma che: “Non sono ammessi sistemi di sospensioni, altezza da terra e ammortizzatori di sterzo a controllo elettrico/elettronico. Le regolazioni dei sistemi delle sospensioni e degli ammortizzatori di sterzo possono essere effettuate solo mediante intervento umano manuale e regolatori meccanici/idraulici.

È vietato l’uso di qualsiasi dispositivo che alteri o regoli l’altezza di marcia della moto mentre è in movimento, con la sola eccezione dei regolatori di precarico molle delle sospensioni meccanici/idraulici passivi, ad es. tappo forcella anteriore, manopole di regolazione meccanica manuale del precarico, molla ammortizzatore a distanza meccanica/idraulica, regolatori di precarico manuali a pulsante”.

Naturalmente, questo dispositivo di amplificazione, che può essere utilizzato come trigger per il sistema meccanico del Ride Height Adjuster, è nella mente dei team tecnici da molto tempo, con l’idea di garantire che i piloti non debbano determinare dove nel circuito dovrebbero attivare o meno questo sistema.

Perché un sistema semiautomatico?

Quando i team hanno iniziato a utilizzare i Ride Height Devices, hanno scoperto che cadevano troppo rapidamente. Abbassare rapidamente la parte posteriore della moto ne sconvolge l’equilibrio, facendo rimbalzare la sospensione, dunque rendendo il veicolo instabile.

Per aggirare questo, i team hanno ulteriormente sviluppato questi dispositivi, in modo che si abbassino molto più lentamente di prima. Ma, anche con questo sviluppo, hanno comunque scoperto che a volte potevano sbilanciare la moto e molto dipendeva da quando i piloti hanno attivato il dispositivo stesso.

Quindi il prossimo passo nella loro evoluzione che stiamo vedendo con Ducati e Aprilia è renderle automatiche. Ducati e Aprilia, infatti, hanno sviluppato un sistema che solleva il pilota dalla responsabilità di attivare al momento giusto il Ride Height Device. Quando la forcella si rilasciano al massimo in uscita di curva, i team tecnici hanno sviluppato un sistema idraulico che aziona una valvola e attiva il Ride Height Device.

Ma se si attivasse ogni volta che la forcella si estende si per tutta la loro lunghezza, sarebbe un grosso problema. Pertanto, hanno un sistema di sicurezza. Il pilota deve premere un pulsante/leva per “armare” il sistema, quindi il Ride Height Device si attiva solo al successivo ritorno completo della forcella. È un meccanismo intelligente e mostra come è stato sviluppato questo dispositivo, presentato per la prima volta da Ducati.

Leggi l’articolo originale su Paddock-GP

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