Caso Imola: Togliete il destino delle gare dalle mani dei piloti
Le modalità di cancellazione di gara 2 a Imola sono state un colpo ferale alla credibilità del Mondiale. Lasciare tutto in mano ai piloti è un grave errore
La cancellazione di gara 2 a Imola sta lasciando una scia di interrogativi che pesano come un macigno sulla gestione sportiva dello sport che amiamo. Lasciamo perdere le posizioni di parte e limitiamoci alle evidenze. La principale: i due candidati al Mondiale 2019 avevano opinioni opposte sulla possibilità di correre o meno. Alvaro Bautista aveva dichiarato fin dai giorni precedenti che se fosse piovuto sarebbe stato pericolossimo partire. Jonathan Rea, dopo due giri di ricognizione a tutto gas, si è posizionato in pole prontissimo al via. E il giorno dopo, lunedi, ha fatto sapere (tramite comunicazione scritta del team), che lui e il compagno Haslam avrebbero voluto correre. Glissiamo anche sul punto di specie, cioè se il circuito fosse praticabile. La domanda da porre è: giusto che siano i piloti a decidere quando si può correre o meno?
MONDI LONTANI, INTERESSI OPPOSTI
Io penso che l’ultima parola non debba mai essere quella dei piloti. Il motociclismo è uno sport, ben più rischioso di altri, ma comunque pur sempre sfida sportiva. Che Bautista non avesse interesse a correre è sembrato evidente. Com’è evidente che Rea aspetti da tempo una gara sul bagnato, ritenendo (a torto o ragione, non si sa) di poter trarre vantaggio da queste condizioni. Jonathan, cresciuto guardando il babbo correre al TT, voleva partire anche il sabato di Assen, quando aveva appena nevicato e gara 1 non poterono farla. Bautista viene dalla MotoGP: Imola, con licenza di omologazione “grado B”, non può ospitare la top class, ma la Superbike si. A Bautista bisogna spigare bene che questo campionato ha costruito il proprio mito su impianti come Brands Hatch e Monza dove Alvaro non avrebbe neanche parcheggiato l’auto. Ricordo parecchie gare sotto il diluvio in entrambi in posti.
RIPRISTINARE L’AUTORITA’
Mai come a Imola sarebbe dovuta essere l’autorità sportiva a decidere se e cosa fare. Il direttore di gara Gianfranco Carloia e il capo di Dorna WSBK, Gregorio Lavilla, sono due brave persone, di grande esperienza e competenza. Lavilla è stato pilota del Mondiale per anni. Ma forse si sono fidati troppo dei piloti, nella consapevolezza che “siamo tutti una famiglia”, una leggenda che tiene banco da decenni nel paddock. Invece piloti e team, direi ovviamente, pensano ciascuno al proprio interesse. E, quando si può, anche a fregare l’altro. Non è disonestà, è sport. L’errore capitale è non tenerne conto.
DEVE DECIDERE UN ARBITRO
Ascoltare i piloti va benissimo, anzi è necessario, specie quando è in gioco la loro sicurezza. Ma poi la decisione finale deve prenderla l’autorità sportiva, meglio se una persona sola. Il direttore di gara ha tantissime responsabilità: sportive, civili e penali. Ha una visione della situazione molto più ampia di quella che hanno i piloti. Le gare non sono solo pieghe e staccate, c’è tutto un sistema dietro, assai complesso. Ci sono esigenze di promoter, gestori della pista, TV, sponsor. Bautista se ne frega, ovvio. Lui pensa a vincere e a tornare a casa intero. Ma se corre da professionista, con ingaggio e premi a parecchi zeri, è perchè dietro c’è tutto un business che glielo permette. Cioè una serie di interessi varia entità di cui a Imola non si è tenuto affatto conto. Lo ha fatto notare, in via ufficiale, il gestore di Imola. Dorna per adesso non ha preso posizione, ma gli spagnoli sono molto contrariati da quanto è successo. La prima mossa sarà evitare che, in futuro, i colloqui tra piloti e commissari si svolgano in diretta TV. Il capannello a cui hanno assistito i telespettatori è stato veramente ridicolo. Con Bautista che arringava e Rea che lo guardava torvo, senza profferire parola. Dopo che il leader del Mondiale ha detto dieci volte, in diretta TV, che “è pericolossissimo correre con la pioggia” quale autorità avrebbe potuto prendersi la responsabilità di farli partire? Nessuna. Infatti.
OPPURE DATE TUTTO IN MANO AI PILOTI
La cancellazione di gara 2, in quel modo un pò ridicolo e coi piloti divisi sul da farsi, ha tolto credibilità all’intera struttura di gestione del Mondiale: Federazione Internazionale, Dorna, responsabili del circuito. Imola è regolarmente omologato, anche in caso di pioggia, quindi dire (cit. Melandri) “che il problema non è la pioggia, sono i muri” significa mettere in discussione la buona fede di chi ha rilasciato i permessi, dopo aver verificato le dotazioni di sicurezza. A questo punto tanto varrebbe dare tutto in mano ai piloti, anche l’omologazione dei circuiti e la direzione di gara. Ovviamente è una provocazione, l’autogestione è irrealizzabile, anche perchè i piloti – come domenica scorsa – non sono mai d’accordo su niente. Ed è giusto, visto che sono “avversari”. Ecco perchè servono arbitri terzi. Che si prendano la loro responsabilità.
Foto: Marco Lanfranchi
9 commenti
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titolo e articolo decisamente provocatori. o almeno, mi auguro proprio sia così.
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Vada a correre l’autore dell’articolo a 250 kmh con l’acquaplaning…
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Articolo imbarazzante, per non dire di peggio. Com’è facile giudicare stando seduti dal divano quando a guidare la moto sono altri. In queste situazioni parlare di interessi di classifica è oltremodo fuori luogo, più che giusto siano i piloti a valutare se correre o meno.
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Però Sig. Gozzi, gli esempi di ”Arbitro terzo” che giudica se correre o non correre non ha mai portato ad una soluzione accettata dai piloti. Imola 1989 è un esempio, corse solo Chili con dei privatissimi, che gara è stata? Neanche Chili la considera una vittoria valida (che poi, può smentirmi, il suo team fu costretto a correre per evitare contenziosi con lo sponsor tabaccaio). Altro esempio Messico 1993, si decise ugualmente di andare avanti, ma nessun pilota si schierò per le qualifiche, ivi compreso Fogarty che saluto il mondiale a favore di Russel. La storia dice che, se i piloti dicono che non vogliono correre, non si corre
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