15 Febbraio 2013

Perchè così tante cadute nei test di Phillip Island?

I collaudi in corso sulla pista che domenica 24 febbraio ospiterà il primo round del Mondiale Superbike 2013 stanno lasciando parecchie cicatrici.  Tom Sykes ha fatto appena cinque giri prima di procurarsi una piccola frattura al radio del braccio destro. Jules Cluzel ha un buco grande così nel gomito e ha subìto un piccolo intervento […]

I collaudi in corso sulla pista che domenica 24 febbraio ospiterà il primo round del Mondiale Superbike 2013 stanno lasciando parecchie cicatrici.  Tom Sykes ha fatto appena cinque giri prima di procurarsi una piccola frattura al radio del braccio destro. Jules Cluzel ha un buco grande così nel gomito e ha subìto un piccolo intervento chirurgico. Ayrton Badovini è a volato via alla Lukey Height restando per parecchi minuti immobile sul prato: lo hanno portato in ospedale in elicottero ma per fortuna non ci sono lesioni. Violento high side pure per Jonathan Rea mentre Loris Baz è rimasto a riposo dopo il capitombolo di giovedi.

I piloti si leccano le ferite e le squadre contano i danni: la Suzuki (due botti Cluzel, uno Camier) ha già superato i 60 mila €, la Kawasaki ha buttato via la ZX-10R di Baz tornata ai box in due pezzi e la Ducati ha visto andare in fumo la Panigale di Badovini. Un disastro, insomma.

La storia si ripete, perchè negli stessi test di un anno fa John Hopkins si era rotto la mano destra ed Eugene Laverty il terzo metacarpo della mano destra. L'americano saltò la gara, il nordirlandese prese il via dolorante.

Perchè nei test di Phillip Island si continua a cadere? Vediamo.

1.PISTA – Phillip Island è un tracciato bellissimo, spettacolare e veloce. Ma, per queste sue caratteristiche, terribilmente impegnativo. Qui sbagliare la linea, anche di pochi centimetri, può essere fatale: allunghi una frenata, finisci fuori traiettoria anche solo di mezzo metro e sei fritto. Ci sono due tornanti da prima marcia, nel resto del tracciato  le velocità sono così alte che <<stai volando anche dove hai l'impressione di andare piano> > racconta Marco Melandri. Le vie di fuga sono ampie ma atterrare ad alta velocità non è mai piacevole. E spesso provoca conseguenze.

2.COLPO D'OCCHIO – Gran parte dei top rider Superbike hanno girato tre settimane fa a Jerez togliendosi la ruggine invernale ma Phillip Island è molto più veloce. Dopo la lunga sosta l'abitudine alla velocità non è ancora ottimale. Sbagliare un riferimento in questa fase della stagione è un errore “naturale”, ma qui si paga caro.

3.VENTO – Il circuito è in riva al mare e molto esposto. Le folate di vento sono violente e spesso cambiano improvvisamente direzione. Traditrici.

4.RIFERIMENTI – Phillip Island, oltre ad essere velocissimo, è anche anomalo per quanto riguarda i riferimenti ai quali di norma i piloti si affidano nella guida. L'asfalto è contornato dai prati, i cordoli sono ridotti ed è facile perdere il senso esatto della posizione. Un pò come accadeva nella vecchia Assen.

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