5 Maggio 2014

La Superbike a Imola, storia d'amore e dolore

A Imola le corse le ascolti, prima di vederle. Ancora in centro, tra incantevoli piazze e castelli, già senti il rombo. Due passi e sei nel mito. Tosa, Piratella, Rivazza, qui i nomi delle curve suonano come i quattro cilindri. La Superbike è arrivata a Imola  nel 2001 ed è stato subito amore. Il destino […]

A Imola le corse le ascolti, prima di vederle. Ancora in centro, tra incantevoli piazze e castelli, già senti il rombo. Due passi e sei nel mito. Tosa, Piratella, Rivazza, qui i nomi delle curve suonano come i quattro cilindri. La Superbike è arrivata a Imola  nel 2001 ed è stato subito amore. Il destino di questi piloti indomabili e coraggiosi era diventare eroi nella terra del mutor.

Evocatica segnalazione sulla statale del Gioco, oggi (Vicini)

Imola affascina per la storia, la velocità e il rischio. Qui, da bordo pista, avverti lo stesso brivido perverso  di Monza, Brands Hatch o della canadese Mosport, dove ogni giro era una scommessa nel dedalo di abeti e guard rail. Adesso la sicurezza è migliorata, ma la paura è sempre lì che aspetta.  Sfiorando il muro alla chicane, nel budello della Piratella e nella folle picchiata verso la Rivazza: “piccolo Nurburgring”, la chiamava Enzo Ferrari. Anche se non sei  troppo vecchio Imola è  mille ricordi. Grandi sfide, piloti eccezionali, drammi.

Imol 2010: Max Biaggi campione del Mondo Sbk

Il 14 aprile 1985  era un sabato pieno di sole e il campionato italiano della 500 era  il prologo della celebre 200 miglia. C’erano Lucchinelli, Uncini, Ferrari, tre campioni del Mondo e  il meglio di quegli anni. Il numero uno però lo aveva un ragazzo schivo, con le guance arrossate e il viso gentile da adolescente, anche se aveva 31 anni e correva da due lustri. Lorenzo Ghiselli giudava la Suzuki 500 RGB comprata con l’aiuto degli amici e messa a punto da lui stesso. Di giorno era commesso in banca, di notte colava i cilindri da solo, nel calco in terra. Voleva dimostrare che poteva vincere anche un pilota senza soldi, senza appoggi. Solo contro tutti, orgogliosamente figlio di Siena. Negli anni ’80 c’erano i megasponsor tabaccai ma lui correva in gialloverde come il Bruco, la sua contrada.

Ghiselli partì male e al decimo giro era di nuovo sesto in coda ai campioni. Finì fuori alla Villeneuve, dove adesso c’è una variante e nel 1985 un muro vanamente coperto da balle di paglia. Nel terribile schianto si fratturò la seconda vertebra e non morì all’istante solo perchè c’erano gli angeli della Clinica Mobile. Rimase più di tre mesi in ospedale quasi completamente paralizzato, poi si arrese. Era il 30 luglio, un pomeriggio di sole caldissimo.

1983, Imatra: Lorenzo Ghiselli vince il GP Finlandia 500 (Gozzi)

Io e Lorenzo  eravamo diventati amici sulle piste dell’Europeo 1983. A Jarama,in Spagna, cadde mentre era in testa e si scorticò da capo a piedi. Stracciai il biglietto aereo di ritorno e mi misi al volante della sua Golf. Milleottocento chilometri con il ferito steso sul sedile e la moglie Patrizia a tenermi sveglio. Arrivammo a Siena il lunedi sera. Lorenzo furente per l’intero tragitto per l’occasione perduta,  era già pronto per la battaglia successiva. Quell’anno la 500 correva anche a Imatra, in Finlandia, dove le bellezze locali amavano il motociclismo e anche chi lo faceva. Lorenzo aveva l’inseparabile Patrizia e voglia di scherzare. “A me piacerebbe morire facendo l’amore, non sarebbe un bel modo?”. Già, Lorenzo, il migliore.

Quanto mi hai fatto piangere, Imola. Ma ti amo ancora.

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