5 Novembre 2023

MotoGP, Gino Borsoi “Sono loro che devono difendere il Mondiale”

Gino Borsoi fa il punto sul suo primo anno dal Team Manager in Pramac Racing, tra il suo ruolo nella squadra e la gestione dei piloti.

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di Manuel Pecino/motosan.es

Gino Borsoi, Team Manager del team Pramac Racing, ha condiviso le sue esperienze e opinioni nella nostra intervista sulla situazione della squadra. In questa conversazione Borsoi ha spiegato il suo punto di vista sul suo arrivo in Pramac e ha parlato delle differenze tra i suoi due piloti. 

L’uomo di ghiaccio si è sciolto. 

“Domenica dopo la gara si è completamente sciolto a causa della temperatura in Thailandia, ma dopo la gara spettacolare che hanno fatto loro tre e beh, un po’ tutti i ragazzi della MotoGP. Ero davvero felice, sembrava che avessimo già vinto tutto. La verità è che s’è un po’ scaricata tutta la tensione di quelle tre settimane di fila, con tutto quello che è successo nella prima gara in Indonesia, poi in Australia. Essere di nuovo lì davanti e vincere, completando un fine settimana spettacolare come quello che ha fatto Jorge in Thailandia… È stata una vera liberazione”.

Gino Borsoi, primo anno in Pramac Racing dopo più di 15 anni nel Team Aspar 

“La squadra di Jorge [Martinez] è ancora la mia casa, anche se non sto con loro è come se ci fossi ancora. Si fa presto a dire 17 anni, sono stati gli anni più belli della mia vita da Team Manager. Quest’anno sono passato a Pramac e mi trovo bene con una squadra che non conoscevo, tranne per alcuni meccanici con cui avevo avuto già a che fare. Mi trovo in una situazione completamente nuova. È come quando esci dalla tua zona di comfort: nella squadra di Jorge avevo tutto sotto controllo, conoscevo tutti. 

Non dico che la squadra andasse per inerzia perché non è così, dato che ogni anno è diverso, ma tutto funzionava molto bene. Inoltre i risultati ci sono stati e continuano ad esserci. In Pramac mi ritrovo con tanti compiti in sospeso che avevo già scoperto alla fine dell’anno precedente, nuove cose che volevo fare, nuove cose da implementare e migliorare. Ma l’adattamento alla squadra e alle persone è stato molto veloce e spettacolare, ho trovato un gruppo di persone amichevoli, che lavorano molto bene e che mi hanno reso tutto facile”.

Gino Borsoi è arrivato per risolvere un problema? 

“Non voglio dire risolvere un problema, non mi piace parlare di quello che è successo l’anno precedente e non so quale fosse la situazione. È vero però che Ducati mi aveva già chiesto se volevo far parte di questo progetto per aiutarli a mantenere un po’ lo status della squadra. Non dobbiamo dimenticare che da anni vincevano come migliore squadra indipendente. Insomma, non è stato facile come si può immaginare: nonostante il progetto fosse molto interessante, lasciare Jorge non è stato semplice, ma da questo lato ha avuto un supporto importante da parte di Ducati. È stato difficile soprattutto lasciare la mia famiglia, che era Jorge, ma per me le tre categorie sono importanti, non c’è differenza. Quella la fa il risultato”.

È importante creare una bella atmosfera all’interno del box.

“È una caratteristica principale che mi piace avere in una squadra. Sia nel team di Jorge che in questo, penso che nel paddock ci distinguiamo un po’ per la bella atmosfera. È vero che i risultati aiutano molto ma, anche se non ci fossero, sarebbe comunque un buon ambiente. Insieme all’aspetto tecnico è la chiave per ottenere risultati: puoi avere una buona moto o dei bravi piloti, ma se manca questo aspetto difficilmente arriveranno buoni risultati. Spesso la gente non gli dà molta importanza, ma io lo metto sullo stesso piano dell’aspetto tecnico”.

Il Pramac Racing Team Manager spiega le piccole incomprensioni che potrebbero sorgere

“Alla fine siamo una famiglia, viviamo tanti giorni insieme. Se guardiamo il calendario ci sono sempre più spesso tre weekend consecutivi come quelli appena conclusi. Più ci conosciamo meglio è, perché quando qualcuno ha bisogno di aiuto dobbiamo esserci, come se fossimo una vera famiglia. Ci sono attriti, ci sono momenti di rabbia, ma questo è normale, soprattutto in un ‘triplete’. La prima settimana forse no perché tutti possono gestirla con calma, la seconda comincia già ad essere complicata e quando arriva la terza iniziano i primi attriti. Per esempio in Thailandia già il giorno in cui abbiamo montato il box c’era stato qualche tafferuglio, quasi nulla in realtà, ma super normale. Infatti sono andato a parlare con Jorge e Nico Terol, per vedere come vanno le cose, e Nico mi ha raccontato che aveva avuto problemi con i meccanici”.

Gino Borsoi parla di Paolo Campinoti 

“Paolo Campinoti è una persona particolare: gentilissimo, molto divertente, è il papà di questa grande squadra. In qualsiasi momento puoi parlare con lui e puoi chiedergli delle cose, è una persona molto aperta e pronta ad aiutare chi ha avuto problemi nel corso degli anni o al primo anno nel team. Non abbandona mai nessuno e vuole sempre aiutare tutti, soprattutto nei momenti di difficoltà. Infatti durante la pandemia ci ha chiamato e ci ha detto: “Non preoccupatevi, arriveranno i vostri stipendi”. Si è fatto carico del periodo pandemico e ha mantenuto i suoi, continuando a pagare tutti i meccanici come se fosse un anno normale. Non solo: all’inizio dello scorso anno un meccanico si fece male mentre guidava una moto all’Autodromo del Mugello e non poté partecipare tutta la stagione perché si fece molto male. [Campinoti] continuò a tenerlo all’interno della struttura, pagandogli lo stipendio come se stesse lavorando.”

Due piloti molto diversi: l’iperattivo Martin e Zarco, un ragazzo particolare

“Direi che sono due universi diversi. Con Zarco, nonostante tutti lo definiscano una persona molto strana, quest’anno ho instaurato un legame davvero speciale. Forse perché mai nessuno gli si era avvicinato così tanto. Abbiamo parlato molto, non solo in circuito ma anche fuori, o quando siamo a casa a valutare un po’ quello che si stava facendo, cercando di presentare meglio le cose… Con me si è aperto molto, mi è piaciuto dal primo momento e tutto quello che gli ho consigliato l’ha messo in pratica, una cosa che mi ha fatto molto piacere. Tutti la considerano sempre una persona molto strana, ma dipende dal modo di entrare nel suo mondo e di parlargli. 

I meccanici dicono che non è più lo stesso Zarco degli anni precedenti, è una persona molto riflessiva, una persona molto lenta, molto tranquilla. Beh, lui è un pilota e come tutti i piloti, me compreso, è capace di essere strano a volte. Dall’altra parte c’è Jorge, incapace di rimanere seduto un solo secondo al box od al ristorante: fa parte del suo modo di essere. Oltre ad essere un fenomeno, come sta dimostrando in pista: anche con lui ho un ottimo rapporto, parliamo di continuo. Proprio in questi giorni ci siamo sentiti su WhatsApp per decidere come pianificare bene quest’ultima parte del Mondiale, dopo aver parlato tanto ad inizio anno. Gli ho anche dato qualche consiglio che l’ha aiutato a migliorare, ma è un diavolo della Tasmania, che combina guai”.

Gino Borsoi ed i consigli per Jorge Martin

“Non sono più un pilota, non ho più questo feeling con la moto e sicuramente ne sa molto più di me su quello che bisogna fare in sella, sui feedback che ti dà. Quest’anno ho cercato di formarmi un po’ di più: ho letto un libro sulla psicologia dello sport e ho parlato anche con uno psicologo dello sport per migliorare il mio modo di relazionarmi con i piloti. Credo che il ruolo di un Team manager sia più quello di aiutarli mentalmente quando il momento non è buono. Devi sapere come reagire, devi saper parlare, una parola detta bene o detta male cambia tutto. Penso quindi che dobbiamo anche iniziare ad imparare la psicologia e sapere come parlare con i piloti. Sono anni che parlo con i giovani, cosa molto più semplice perché ti vedono come un “guru”. Ma quando arriva la MotoGP hai un pilota già formato e che sa, quindi c’è poco da spiegargli. L’unica cosa che puoi fare per supportarlo è parlargli nel modo giusto quando sorgono problemi”.

Jorge Martin è migliorato in regolarità 

“A dire il vero questo è stato un po’ l’approccio di inizio stagione con Jorge. Gli ho detto che va bene fare la Pole, sabato sei veloce, molto bene, andrai a dormire contento. Ma non serve a niente se poi non hai una base che ti permetta di mantenere un ritmo per lottare in gara. Quindi gli ho detto di fare un piccolo passo indietro e di provare a lavorare di più per il giorno della gara. Magari poniamo un po’ più enfasi sul lavoro sul setup e sull’avere una moto molto bilanciata, e se perdiamo un po’ di velocità in qualifica non succede nulla. Tutto passo dopo passo e, una volta trovata questa costanza in gara, proveremo di nuovo ad essere veloci in qualifica. Penso che questo si sia visto”.

C’è pressione all’interno del box Pramac? 

“Non abbiamo pressioni: ci stiamo divertendo molto, stiamo vivendo una stagione incredibile. I risultati sono incredibili, non ci resta che essere orgogliosi e felici. Se oltretutto potremo lottare da qui fino alla fine dell’anno con la squadra ufficiale per qualcosa di più grande, ben venga. Sono loro però che devono provare a difendere il Mondiale e l’onore della squadra ufficiale”.

Foto: Social-Gino Borsoi

L’articolo originale su motosan.es

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