18 Gennaio 2024

Che storia! Hermann Paul Muller, l’ex soldato di Hitler diventato campione del mondo

Lo sport ha sempre avuto un ruolo anche nella politica. Come nella storia di Hermann Paul Muller, vissuto in epoca nazista.

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di Nicolas Pascual/paddock-gp

Negli anni ’30 lo sport giocò un ruolo importante nella propaganda nazista. Adolf Hitler non esitò a fare affidamento su discipline che rappresentavano il coraggio, l’abnegazione e il potere del Terzo Reich. Come il rugby, l’atletica o l’alpinismo. Naturalmente gli sport motoristici non fanno eccezione. Tutti i piloti tedeschi quindi – sotto la bandiera nazista – vengono utilizzati a beneficio del regime. Hermann Paul Muller faceva parte di questo squadrone. 

Hermann Paul Muller, la sua storia

Nato nel 1909 nel Regno di Prussia, Hermann Paul Muller si interessò per la prima volta ai sidecar poco prima dei vent’anni. Vinse il campionato nazionale della disciplina nel 1931, con una Victoria 600cc. Auto-Union (consorzio di quattro aziende tedesche) gli offrì, nel 1935, una DKW equipaggiata per la categoria 500cc. Con questa macchina Muller vinse anche il campionato nazionale su due ruote.

La sua capacità di adattamento è semplicemente impressionante. Dietro gli impegni sportivi dell’Auto Union c’è l’NSKK (Nationalsozialistisches Kraftfahrkorps, il Corpi Motorizzati Nazionalsocialisti), guidato da Adolf Hühnlein. L’idea del regime era semplice: fornire a due aziende risorse quasi illimitate – Mercedes-Benz e Auto Union – per dominare il prestigioso Campionato Europeo Piloti. Problema: questa competizione si svolge su quattro ruote.

Hermann Paul Muller. Foto: Audi Mediacenter

In effetti, questo campionato supervisionato dall’AIACR (Associazione Internazionale degli Automobile Club Riconosciuti, antenato della Federazione Internazionale dell’Automobile) è l’equivalente dell’attuale Formula 1. I nazisti decisero quindi di schiacciare tutta la concorrenza per dimostrare la loro superiorità. Le due aziende finanziate dallo Stato non lesinano sulle assunzioni. Le superstar Rudolf Caracciola, Hermann Lang, Bernd Rosemeyer e l’italiano Luigi Fagioli vengono assunti per far brillare i colori della bandiera con la svastica.

Pilota e soldato

L’Auto Union, alla ricerca di un pilota di riserva per il 1937, era interessata a Hermann Paul Muller. Dopo un buon anno, è diventato titolare e ha lottato contro grandi nomi. Nel 1939 vinse anche il Gran Premio di Francia e chiuse l’anno come campione europeo piloti! Questa è la sua terza vittoria importante in tre discipline distinte. Sfortunatamente per lui, il titolo non gli fu mai assegnato a causa dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Come molti dei suoi compatrioti, Hermann Paul Muller fu arruolato. È tenente della Luftwaffe e lavora in una fabbrica di motori a Lodz, nell’attuale Polonia, senza mai partecipare effettivamemente a un combattimento. Quando il regime crollò, il campione fu fatto prigioniero dai sovietici. Muller non ha altra scelta che svolgere i lavori forzati – di disboscamento – a Chemnitz.

Müller, nella sua Auto-Union, davanti alla leggenda Philippe Étancelin. Foto: Le Figaro

Poi arrivò il suo rilascio nel 1946. Senza un soldo, tornò a vivere con i suoi genitori, contadini, non lontano da Bielefeld. In una casa privata vide una motocicletta: è una DKW 250 SS, sopravvissuta alla guerra, nascosta in una cantina sotto coperte di lana. In questi tempi precari, propone uno scambio audace. La motocicletta per un sacco di farina, dodici chili di lenticchie e una fetta di pancetta. Affare fatto.

Muller si riavvicina alle competizioni

Lo stesso anno partecipò al Gran Premio di Brunswick (organizzato su autostrada con mezzi di fortuna) ma fu costretto al ritiro. Tuttavia, nonostante i suoi 37 anni, sta ritrovando il gusto per la competizione. Assistito dalla moglie ai box, vinse il campionato tedesco della 250cc nel 1947 e 1948; è la sua risurrezione. Per ironia della sorte, fu nuovamente assunto dalla fabbrica DKW, come nel 1935. “Happi” si ripeté nel 1951, vincendo nella 125cc, sempre a livello nazionale.

Questi ottimi risultati sono la porta d’ingresso per il neonato campionato del mondo di motociclismo (1949), prima con le Mondial, Horex o MV Agusta private, poi con la NSU. L’azienda tedesca, fondata nel 1873, è una delle istituzioni del paese. Muller è stato quindi naturalmente scelto per ottenere un punto d’appoggio nel mondo delle competizioni. Nel 1954, la squadra segnò una tripletta nella 250cc, ma il nostro arrivò solo terzo, dietro a Werner Haas e Rupert Hollaus. Stesso risultato nella 125cc.

Campione del mondo!

Con Haas che decise di abbandonare il mondo delle competizioni, Hermann Paul Muller rimase per il 1955 l’unico rappresentante importante della NSU nelle corse della quarto di litro. Accadde l’incredibile. Vinse il Gran Premio di Germania e divenne campione del mondo a 45 anni e 287 giorni! Da allora questo record non è mai stato battuto (ed è improbabile che accada presto).

È arrivata l’età pensionabile. Dopo tante prove, “Happi” Muller mise fine la sua carriera, ma senza allontanarsi dai motori. Un anno dopo infatti stabilì un record sul lago salato di Bonneville e rimarrà per sempre legato alla Auto Union, per la quale lavorerà molto tempo dopo. Quest’uomo dal destino incredibile ci ha lasciato nel 1975, all’età di 66 anni.

Una NSU del 1955. Foto: Joachim Kohler

La storia di Hermann Paul Muller dovrebbe farci riflettere sulla portata dello sport. Si tratta infatti di un ambito molto particolare, al di là del tempo e dei conflitti. Come prova, negli anni ’50, si poteva trovare un ex nazista che correva accanto ad un ex combattente della resistenza inglese e spia, come Fergus Anderson, il cui nome era menzionato nel “libro nero” di Adolf Hitler. Questa è la bellezza dello sport. In questi tempi difficili, preservarlo in ogni circostanza deve rimanere una questione primaria.

Foto di copertina: Audi Media Center

L’articolo originale su paddock-gp

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