12 Gennaio 2022

MotoGP, Fabio Quartararo: “In moto devo essere un killer”

Fabio Quartararo, neo campione MotoGP, faccia da bravo ragazzo, ma quando sale in moto cambia mentalità: "Altrimenti non puoi diventare il numero uno".

MotoGP Fabio Quartararo

La pausa invernale è volata per Fabio Quartararo, il primo campione francese di MotoGP. Dal caldo di Abu Dhabi alle nevi di Andorra, oscillando fra eventi e programmi tv, alternandosi alla guida della sua moto da cross con un salto sulla pista di Dorno. Inizia il conto alla rovescia verso il nuovo campionato, tra meno di tre settimane sarà in azione a Sepang per testare la nuova Yamaha YZR-M1. Non sarà un test qualunque per il pilota di Nizza, che ancora non ha firmato il rinnovo di contratto con la Casa di Iwata. Vuole prima capire se i vertici e gli ingegneri hanno fiducia nei suoi feedback e soddisfino le sue richieste. Non gli basta vincere, Fabio Quartararo vuole essere il perno centrale del box.

I segni sul corpo di Quartararo

A 22 anni può ritenersi pienamente soddisfatto: una bella casa sui Pirenei, un garage di lusso tra Ferrari F8, Audi RS6, BMW M2, la più recente Lamborghini Urus, varie moto da cross, ma non ha la patente per la moto. Deve stare attento al peso forma come tutti i suoi colleghi: “Mi peso tutti i giorni, tendo ad aumentare di peso“. Sul corpo una costellazione di tatuaggi che ne racconto la sua storia e il carattere. Una tigre, il suo animale preferito; una rosa, per la madre che lavora in un salone di coiffeur; una nota musicale, perché la musica è la sua passione; una bussola, per raggiungere i circuiti del pianeta; un orologio, perché la sua è una continua corsa contro il tempo; una cattedrale e una vergine, perché crede in Dio. Ma sin dalla tenera età si guadagna l’appellativo di ‘El Diablo’ che compare sul suo primo casco.

La strada per il successo iridato

A 13 anni ha lasciato la sua famiglia per trasferirsi in Spagna, due anni dopo entra nel Motomondiale. La strada si fa subito in salita. “Quando ho vinto il titolo, ho ripensato a quegli anni in cui nessuno credeva in me, a quei commenti su Instagram dopo una brutta stagione. Era una mia foto in spiaggia con gli amici, e la gente diceva ‘Vai ad allenarti invece di andare in spiaggia’. Mi ha fatto male, perché avevo dato tutto“, racconta a ‘Paris Match’. Dopo le prime due ottime stagioni in MotoGP con Petronas SRT nel 2021 è passato nel team Yamaha factory: cinque vittorie, altrettante pole, ha concluso tutte le gare tranne una. E si è aggiudicato il suo primo titolo MotoGP.

Faccia pulita, quasi da angelo, ma in pista cambia personalità. “Non puoi iniziare la gara dicendo a te stesso che sei quello bravo. Quando salgo sulla moto divento un assassino, altrimenti non puoi diventare campione del mondo“. Poche amicizie nel paddock, “rispetto, sì, amici, no“, la solitudine è il prezzo da pagare per essere campioni del mondo. “La felicità è ancora più forte quando sai quello che hai sopportato per arrivarci“. Ma qual è il segreto del suo successo, perché ha una marcia in più che gli permette di essere davanti agli altri? “Perché ho Eric (Mahè, il suo manager, ndr), Tom (Thomas Baumant, il migliore amico) e la mia famiglia con me. E forse perché mi sto divertendo“.

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