9 Febbraio 2021

MotoGP, Shinichi Sahara (Suzuki): “Vogliamo vincere tutto”

Il Project Leader del team Suzuki MotoGP parla della stagione in arrivo, commentando anche il futuro senza Davide Brivio. Ci sarà un nuovo team manager?

MotoGP Suzuki

La Suzuki si appresta a vivere la prossima stagione da campioni uscenti della MotoGP. Una bella responsabilità, ma non l’unica visti gli scossoni di inizio anno dovuti all’addio di Davide Brivio. La casa di Hamamatsu dovrà rendere conto di un’assenza pesante visto il lavoro svolto dal team manager in questi anni, ma in Giappone sembrano avere le idee chiare a riguardo. Il project leader, Shinichi Sahara, guarda al futuro con ottimismo spaziando su vari temi, ma sicuro che ci saranno molte cose da fare.

Uno degli aspetti fondamentali è chiaramente lo sviluppo: “La chiave è mantenere l’equilibrio della moto – esordisce Sahara e questa è la priorità”. Oltre a questo, ovviamente conta il risultato: “Un’altra priorità è chiaramente come finiremo in gara e per questo servirà anche fare meglio in qualifica”. Tra le figure di spicco per l’evoluzione della Suzuki c’è Sylvain Guintoli: “È molto importante per noi, i suoi commenti sono sempre molto precisi, oltre ad essere forte e costante. L’anno scorso non ha potuto provare molto causa Covid-19, ma abbiamo anche un secondo test rider in Giappone che ci dà più opportunità di migliorare la nostra moto.”

Nel 2021 dovranno difendere il titolo, ma Sahara preferisce definirsi in altro modo: “Vogliamo pensarla come una nuova sfida per conquistare il titolo, non di difenderlo”. Una sfida che non lo spaventa, a prescindere dalle risorse disponibili: “Gli ingegneri hanno un livello altissimo e bisogna guardare anche ai costi. Il budget avrà sempre qualche limite, se ne avessimo di più potremmo provare più cose, ma serve anche evitare ogni cosa non necessaria. Questo fa parte del mio lavoro: chiedo sempre al mio boss di aumentare il budget, ma allo stesso tempo cerco di lavorare con quello che ho.”

“Sia Joan (Mir) che Alex (Rins) sono candidati al titolo”, prosegue Sahara. “Dobbiamo mantenere la stabilità di tutta la struttura, piloti compresi. Allo stesso tempo i nostri capi tecnici riescono a gestire i nostri piloti alla grande. La combinazione tra piloti, capi tecnici e meccanici è molto buona, siamo come una famiglia. Non voglio cambiarla”. L’obiettivo è chiarissimo: “Vogliamo vincere e finire primi e secondi, conquistando il titolo piloti e costruttori. Non sarà facile, ma mi piace questa sfida!”. Crescono gli obiettivi, crescono le responsabilità e sale la pressione: “La sentiremo di più, questa è una cosa sicura!”

Di certo c’è anche che non ci sarà un numero 1 e un numero 2: “Non li abbiamo mai avuti in Suzuki, entrambi partono alla pari. Anche negli anni in cui Rins e Mir sono stati debuttanti non c’è stata una gerarchia tra i piloti”. Una filosofia che ha pagato: “Vogliamo continuare in questo modo e con questo equilibrio. Entrambi i piloti di rispettano e si aiutano a vicenda, dunque voglio che questo clima e questa atmosfera rimanga intatta all’interno della squadra!”

SHINICHI SAHARA: “STIAMO LAVORANDO AL TEAM SATELLITE”

C’è poi la questione del team satellite: “Davide Brivio era la persona principale per parlare con le varie squadre e chiaramente anche io ero coinvolto in questo processo. Lui rendeva le cose più semplici dato che metà del lavoro veniva fatto in pista e l’altra metà in fabbrica”. Non sono però parole di resa: “L’addio di Brivio ha cambiato tante cose, ma non ci arrendiamo. Certo, la sua partenza mi ha reso più occupato rendendomi le cose un po’ più complicate, ma i nostri obiettivi non cambiano.”

“Non stiamo parlando solo di questo, ci sono altre cose di cui discutere allo stesso tempo”, continua il project leader Suzuki. “Ovviamente la questione del team satellite ci importa e stiamo progredendo passo dopo passo su questo aspetto. Stiamo parlando con diverse squadre, ma bisogna avere pazienza”. Dopo il 2020 Suzuki fa sicuramente gola: “Non so se siamo la migliore moto, lo spero. Sarebbe interessante che altri piloti la provassero, ma ovviamente non si può. La cosa certa è che senza Alex e Joan non avremmo potuto ottenere dei risultati così belli”. L’etichetta di moto migliore non piace: “Non vogliamo essere i migliori, ma cerchiamo sempre di avere qualcosa su cui migliorare. Non serve essere perfetti.”

SUZUKI MOTOGP: UN PICCOLO GRUPPO AL COMANDO

Parlando invece dell’assenza di Davide Brivio viene da chiedersi chi prenderà il suo posto, ma per il momento non sembra esserci una sola figura, come spiegato già un mese fa. “Ci sarà un piccolo gruppo che gestirà tutto. Forse in futuro qualcuno verrà promosso e sarà team manager – prosegue Sahara –, ma in questo momento tutta la comitiva ha una bella occasione per imparare questo ruolo”. Fiducia totale nei suoi ragazzi: “Tutti i membri sono di altissimo livello, magari qualcuno verrà promosso… ma non io!”

Shinichi è convinto che in questo modo la squadra sarà più compatta: “Tante persone potranno compensare la partenza di Brivio visto l’alto livello dei ragazzi. Adesso la comunicazione sarà più diretta, senza filtri, credo che ci renderà tutti quanti più uniti. Riusciremo a superare le situazioni difficili insieme”. A Sahara viene chiesta anche quale fosse la parte più complicata del lavorare come team manager, ma la risposta non è immediata: “Ci sono tante cose di cui si deve occupare, non saprei dirvi quale sia la più difficile.”

Si torna a parlare del piccolo gruppo ‘al comando’: “Sono contento delle persone coinvolte: ci saremo io (Project Leader), Ken Kawauchi (Technical Manager), Frankie Carchedi (capotecnico di Joan Mir), José Manuel Cazeaux (capotecnico di Alex Rins), Alberto Gomez (Manager Marketing e Comunicazione), Mitia Dotta (Team Coordinator) e Roberto Brivio (Team Coordinator) e caso per caso ne discuteremo anche con altri”. In futuro prenderanno in considerazione però anche una persona esterna? “In questo momento non riesco a immaginare se sia necessaria o no. Nel caso in cui dovessimo promuovere qualcuno di interno nel team dovremo cercare un’altra figura per coprire il vuoto, ma vedremo.”

Tornando alla MotoGP, c’è da chiedersi se a Sahara piacerebbe vedere il numero 1 sulla carena del campione del mondo Joan Mir. “La scelta è sua, deve fare ciò che si sente”, ammette Sahara. “Qualsiasi numero sceglierà andrà bene, l’importante è che sia contento della sua decisione”.

 

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