La questione catalana investirà anche la MotoGP?
Nella top class corrono sette piloti della Catalogna e tre sono spagnoli, come il promoter Dorna: le tensioni irredentiste rischiano di coinvolgere anche il motomondiale?
In Spagna il tema è caldo. La questione dell’irredentismo catalano, che dopo il contestato referendum ha visto l’attenzione del mondo spostarsi sulla regione iberica, sembra tenere banco anche nel nostro sport. I piloti catalani nella massima serie del motociclismo sono numerosi: Marc Marquez, Dani Pedrosa, Tito Rabat, Pol e Aleix Espargaró, Alex Rins e Maverick Viñales. La compagine “spagnola” è formata da Jorge Lorenzo (in foto d’apertura mentre festeggia il Mondiale 2015 con bandiera nazionale), Álvaro Bautista e Héctor Barberá. Il portacolori Ducati è in posizione “incerta”: da anni vive ad Andorra ma ha la propria base operativa a Barcellona e non fa mistero di amare la “capitale” della Catalunya.
PRECEDENTI – La questione del nazionalismo regionale è diventato oggetto di discussione sui media del Paese, ed è naturale che coinvolga anche i protagonisti del motomondiale, seguendo l’esempio di altri sportivi famosi. Quello che sembra un problema lontano dallo sport, o tutt’al più di scarsa attinenza, in realtà merita una certa considerazione. In Spagna, in modo del tutto simile a quanto accade in Italia, i regionalismi sono molto forti. La questione identitaria è un fatto però alquanto serio, perlomeno a seguire la cronaca iberica. Circoscrivendo il fenomeno al solo aspetto che ci interessa, quello del motociclismo, osserviamo che la faccenda non è di ieri, e neppure dell’altro giorno. Nel luglio 2011, per tornare indietro nel tempo, sulla stampa spagnola scoppiò la polemica anti catalanista di Chicho Lorenzo, padre di Jorge, che arrivò addirittura a invitare alla “ribellione civile”, incendiando le bandiere della Catalunya. Il #99 fu costretto a una brusca smentita a mezzo Diario de Mallorca in cui si dissociava dalle opinioni dello scomodo genitore.
MARC MARQUEZ NEL MIRINO – Nel 2014 i protagonisti della polemica furono Marc Marquez e Tito Rabat: alla fine del Gran Premio di Aragon (Spagna) i commissari si avvicinarono ai piloti per consegnargli la bandiera nazionale, ma loro preferirono sfilare con le rispettive insegne dei fan club. La polemica infuriò anche se, va detto, la discussione “sovranista” che infiammò quotidiani e tifoserie si spense in fretta. Sembrò ai più un’inutile forzatura buona solo per alimentare, da una parte e dall’altra, le ragioni delle proprie posizioni. Rabat in particolare respinse le offese che arrivavano da più parti di “fare i soldi (la famiglia) in Spagna e di giocare a fare l’irredentista”, ma pure Marquez minimizzò la portata delle critiche.
SOTTO LA CENERE – Possiamo quindi vedere come la questione indipendentista non abbia origini recenti ma covi sottotraccia da anni: che resti, in sostanza, silenziosa in attesa di saltar fuori, per un pretesto o per un altro. L’attualità però ci ripresenta un quadro decisamente più schierato, in qualche maniera polarizzato. Bocche cucite dalle parti degli uffici stampa dei piloti, ovviamente. Risposte di evasiva cortesia, generiche dichiarazione di disinteresse verso la faccenda visto che mancano quattro gare importanti, liquidano in fretta l’interesse dei cronisti. La faccenda però, resta molto delicata: il promoter DORNA è spagnolo, numerosi sono gli sponsor spagnoli, influenti sono, da ambedue le barricate, gli interessi in gioco. Un collega spagnolo ha confermato che la situazione è in continua evoluzione. Un equilibrio instabile.
SCHIERAMENTO – Qualcuno però prende apertamente posizione: i fratelli Espargarò, per esempio, sono decisamente a favore dell’indipendenza. Aleix, in particolare, è firmatario del manifesto Guanyarem (trad: “vinceremo”), che vede l’adesione di centinaia di sportivi catalani, tra i quali il calciatore Gerard Piqué e l’allenatore Pep Guardiola, – schierati, senza se e senza ma – alla causa della Catalunya.È interessante notare come in Spagna abbiano, con una semplificazione giornalistica efficace di chiara matrice sportiva, definito il referendum autonomista “1-0”. Aleix Espargarò, indicato come uno dei campioni dell’”1”, non ha risparmiato neppure le critiche per le cariche della Guardia Civil contro i manifestanti, attraverso un intervento a Catalunya Ràdio del 22 settembre scorso, mentre era impegnato nel fine settimana di gara ad Alcañiz per il Gran Premio di Aragon: “È disprezzabile quello che stanno facendo il governo spagnolo e la Guardia Civil. Stanno soffocando la democrazia. È davvero una pena perchè sembra che ritorniamo un’altra volta ad un clima da guerra civile. Non speravo in una cosa del genere. È un’ulteriore prova che in Spagna hanno molta paura di ritrovarsi senza Catalogna”.
ANTI SCISSIONISTI – Dani Pedrosa,catalano residente ormai da anni in Svizzera, ha manifestato anche sulla stampa la propria contrarietà alle posizioni scissioniste, indicando in maniera abbastanza chiara di non essere divisionista e, al contrario, di sentirsi profondamente orgoglioso di essere spagnolo. Questa presa di posizione gli ha risparmiato alcune delle critiche che invece, via social e sibilate sui giornali, stanno accompagnando in queste ore il compagno di squadra nel team HRC Repsol-Honda, il campione del mondo Marc Marquez. Il #93, si è dichiarato contrario alle istanze separatiste ma ha tentato di dribblare la spinosa questione affermando: “Quello che sta accadendo in Catalogna con il referendum del 1 ° ottobre mi preoccupa, come tutta la società del Paese in questo momento, ma non mi impiccerò della faccenda.Mi colpisce come comune cittadino, ma io non ne capisco abbastanza di politica. Le notizie che ho letto non sono sufficienti per farmi avere un’opinione chiara. Preferisco vedere cosa succederà.Sono catalano perché vivo in Catalogna , ma mi sento spagnolo perché la Catalogna è in Spagna . È così semplice. È come un andaluso, che si sentirà andaluso e spagnolo, e se non espone la bandiera andalusa, sicuramente non succederà nulla. Ma con la situazione che c’è, con quel che succede attualmente, dobbiamo andare con i piedi di piombo. Corro in pista perchè è il mio hobby e il mio hobby è rappresentato dal numero 93.»
APRITI CIELO – Questa affermazione è costata al campione del mondo l’accusa di essere “un codardo”, spaccando in due la sua tifoseria; catalani contro spagnoli (la maggioranza). Il popolo della rete, ‒ ma non solo, visto che la polemica è arrivata anche alla stampa ‒ ha fatto i conti in tasca a Marquez e lo ha “condannato” nel girone degli ipocriti. In pratica: sei catalano ma fai i soldi con gli spagnoli. Il gruzzolo, sommato al fatto che il main sponsor della sua squadra è spagnolo e che in fondo il #93 è un’icona vincente della nazione, ha fatto gridare allo scandalo i duri e puri della questione catalana.Un’accusa di “tradimento” legato a specifici interessi economici che ha portato a riesumare la vecchia questione della mancata esibizione della bandiera spagnola nel 2013 come prova di ambiguità d’atteggiamento. Non crediamo che la cosa possa nuocere al finale di stagione di Marquez, ma è significativo del livello di polemica, al calor bianco, che si consuma in questi giorni in Spagna. Sarebbe interessante, a questo punto, sapere cosa ne pensa DORNA di tutta l’intricata situazione.
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