28 Gennaio 2015

Calma ragazzi, la Ducati da record non ha ancora vinto niente

Il fantastico record di Davide Giugliano nella chiusura del precampionato Superbike a Jerez significa che la Ducati parte con il titolo in tasca? Assolutamente no, le moto da battere sono ancora Aprilia e Kawasaki. Certo, lo strabiliante 1’39”332 realizzato dal 25enne romano fa sognare. Giugliano ha migliorato di nove decimi il primato Superpole, 1’40”298 firmato […]

Davide Giugliano, 25 anni, record a Jerez (AlexPhoto)

Il fantastico record di Davide Giugliano nella chiusura del precampionato Superbike a Jerez significa che la Ducati parte con il titolo in tasca? Assolutamente no, le moto da battere sono ancora Aprilia e Kawasaki. Certo, lo strabiliante 1’39”332 realizzato dal 25enne romano fa sognare. Giugliano ha migliorato di nove decimi il primato Superpole, 1’40”298 firmato dalla Kawasaki con Loris Baz nel GP di Spagna dello scorso settembre: è un abisso, su un tracciato corto come quello andaluso. La Panigale tra l’altro è arrivata a soli quattro decimi dal miglior riferimento che la Ducati Desmosedici abbia mai stampato a Jerez, 1’38”9 di Andrea Dovizioso nei collaudi MotoGP di novembre scorso. Un divario piccolissimo nonostante i 70 cavalli di differenza tra la 1200 bicilindrica Superbike e la quattro cilndri 1000 MotoGP. Che la Ducati stia rialzando la testa dopo due anni senza vittoria fa piacere a tutti, perfino alle Marche avversarie, perchè l’interesse decolla. Ma Aprilia e Kawasaki restano le moto da battere nel Mondiale che scatta il 22 febbraio da Phillip Island (Australia). Vediamo perchè.

Jonathan Rea, 27 anni, neoacquisto Kawasaki (AlexPhoto)

GIUGLIANO SUPER – In 27 edizioni la Ducati ha conquistato 31  Mondiali, tra piloti e Costruttori, ma non vince il titolo dal 2011 con Carlos Checa e rincorre la vittoria dal GP di Francia 2012 a Magny Cours. La Panigale 1199R introdotta ad inizio 2013 non ha ancora mai primeggiato ed è il digiuno più lungo nella storia della Rossa. Lo scorso anno  Ducati ha ripreso pieno controllo dell’impegno Superbike e i risultati, lentamente, sono migliorati. Più in prova, sul giro secco, che in gara. Giugliano nel giro tutto-o-niente non ha niente  invidiare allo specialista Tom Sykes e la scorsa stagione è partito due volte in Superpole, a Donington (metà stagione) e Qatar, l’ultimo round. Di più: in quattro GP è approdato in Superpole col miglior tempo delle qualifiche: Assen, Imola, Misano e Qatar. Quindi la Panigale sul giro secco andava già forte, eccome. Il tallone d’Achille è stata la gestione delle gomma, che la particolare ciclistica consuma prima delle avversarie, pregiudicando il ritmo gara da metà distanza in poi. Questo nonostante il controllo trazione e assistenza elettronica da MotoGP. Il tempone di Jerez non ha fugato i dubbi, bisognerà aspettare tre-quattro gare per capire se la Panigale ha colmato la lacuna.

Davide Giugliano fa decollare la Ducati (AlexPhoto)

GUERRA DI GOMME – Per la verità in Andalusia lo stesso Giugliano non è stato ultrarapido solo con la gomma supersoffice da un giro, ma anche con soluzioni da gara. Nella sessione finale, di primo mattino (pista più fresca e veloce…) aveva fatto 1’40”7 rimasto inavvicinabile  finchè non si è scatenta la girandola con le ultrasoft. Ma anche qui c’è un piccolo segreto. La Ducati a Jerez aveva in esclusiva la posteriore 1368 che il monofornitore Pirelli ha introdotto nel campionato italiano ma non ancora nel Mondiale. Kawasaki e Aprilia invece hanno girato sempre con la SC0, la mescola “base”, per cui Giugliano potrebbe aver goduto di un certo vantaggio. Che ovviamente sparirà al pronti-via, visto che nel Mondiale la Pirelli porta in ogni GP tre-quattro soluzioni  disponibili per tutti.

Leon Haslam, 31 anni, sostituisce Sylvain Guintoli in Aprilia (AlexPhoto)

AFFIDABILITA’ – Dopo aver fatto 1’40”7 Giugliano è incappato in una piccola scivolata, al pari del compagno di squadra Chaz Davies. I piloti Kawasaki e Aprilia invece hanno chiuso il precampionato senza incidenti, chiaro che si sono tenuti un certo margine lavorando più in funzione della gara che della prestazione assoluta. Nelle due giornate di Jerez poi la Ducati ha accusato una discreta serie di rotture e altre problematiche tecniche, segno che l’affidabilità non è ancora a prova di bomba. E’ da capire se abbiano ceduto propulsori già al limite del chilometraggio, un’eventualità del tutto normale nei collaudi invernali, oppure ci sia qualcosa di ancora irrisolto.

Jonathan Rea se la ride: la Kawasaki va… (AlexPhoto)

REGOLAMENTO – Le restrizioni imposte dalle norme 2015 sulla carta dovevano fare il gioco Ducati ma, almeno a giudicare dai test, l’impatto sembra assai limitato. Kawasaki e Aprilia, come le altre quattro cilindri, adesso sono obbligate a montare pistoni e bielle stradali ma i tempi sono migliorati.  Era facilmente prevedibile: le Superbike hanno circa 220 cavalli e nei circuiti moderni raramente si viaggia al massimo della potenza. Quindi perderne 10-15 non incide sulla prestazione nell’arco dell’intero giro, specie su un tracciato guidato come Jerez. In realtà sono state introdotte anche limitazioni di messa a punto della geometria della moto, che impattano in manier particolare sulla RSV4 campione del Mondo che da questo punto di vista è la più sofisticata di tutte. Altezze e misure (pivot del forcellone e cannotto di sterzo) adesso sono quasi imposte ma nello specifico può diventare perfino un vantaggio: Leon Haslam, gran manico, non è mai stato un pilota di fine sensibilità, quindi se la moto è più facile da mettere a punto, per lui è meglio.

Che piega Giugliano! (AlexPhoto)

PILOTI – Giugliano è velocissimo, ma finora non ha mai vinto. Né con Aprilia satellite nel 2013, tantomeno con la Panigale. La Kawasaki invece ha una coppia fortissima: al roccioso Tom Sykes, iridato 2013 e in gioco per il titolo fino all’ultimo metro nelle ultime tre edizioni, si aggiunge Jonathan Rea, per molti il più forte su piazza, anche se nei sei anni con la Honda non è riuscito mai a giocarsi il Mondale. L’Aprilia, perso il campione Sylvain Guintoli, ha tappato la falla con Leon Haslam. Viene da diverse stagioni opache ma che nel 2010, con la vecchia Suzuki, fece vedere i sorci verdi perfino a Max Biaggi. Che infatti ha un’altissima considerazione del figlio d’arte. Morale della favola: la Ducati sta rialzando la testa ma tornare a dettar legge sarà un affare molto complicato.

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