16 Giugno 2023

Jonathan Rea, la Superbike e il TT: “Le road races sono uno sport diverso”

Jonathan Rea è nato nell'ambiente delle road races. Potrebbe provarci, una volta o l'altra? "Non ci penso neanche..."

Jonathan Rea, Road racing

Nella biografia “In Testa”, pubblicata in Italia da CDM Edizioni, c’è una foto che ritrae Jonathan Rea bambino sul sellino della Yamaha TZ 250 con il quale papà Johnny avrebbe gareggiato nello Junior TT, che a quei tempi era riservato alle medie cilindrate 2T. Nella foto ci sono anche nonno John, storico sponsor di Joey Dunlop, il Mito della gara su strada più affascinante e pericolosa del mondo. In un’altra immagine, che vede pubblicteata qui sopra, un Jonathan appena più grandicello posa sulla terrazza della direzione gara del TT, sullo sfondo lo storico contagiri dove fino a pochi anni fa venivano segnate con il gessetto le posizioni dei piloti. Quello che sarebbe diventato il più vincente pilota Superbike con sei titoli Mondiali e 118 vittorie all’attivo, è nato e cresciuto respirando l’aria del Tourist Trophy e di molte altre gare su strada del Nord Irlanda.

Un percorso differente

Sarebbe stato un passo naturale, per la famiglia, indirizzare il piccolo Jonathan verso le Road Races. Probabilmente sarebbe diventato un grandissimo anche fra marciapiedi, case e alberi. Invece si appassionò al motocross e anzichè sognare di diventare il nuovo Joey Dunlop, a dieci anni il piccolo Rea si immaginava negli stadi americani, a sfidare gli assi del Supercross. A quattordici anni diventò campione d’Irlanda, saltando come un grillo sul tracciato allestito dentro lo stadio di Belfast. Di lì a poco avrebbe provato un’hondina 125 GP, e la sua traiettoria sportiva cambiò per sempre. Il desiderio di correre su strada non l’ha mai sfiorato. Neanche un momento.

“Io li ammiro, ma…”

Non fraintendete, a Jonathan il TT e le road races piacciono da matti. Fra l’altro all’Isola di Man ci ha pure vissuto per diversi anni, per motivi fiscali, prima di tornare a stabilirsi in Irlanda del Nord. Nello scorso week end di Misano, concomitante con l’inizio del TT ’23, si è tenuto informato in tempo reale su quanto succedeva sulle strade del Mountain Course. Fra i Rea e la famiglia Dunlop c’è un’amicizia e una frequentazione che dura da decenni, logico che Michael Dunlop, nipote di Joey e figlio di William, sia il preferito. In questa edizione Michael, “The Bull” ha raggiunto quota 25 successi. Ancora uno ed eguaglierà il record del mitico parente. “I road racers in Irlanda sono veri idoli, la gente li ama e li tiene in grande considerazione. Anche a me queste gare piacciono molto, le seguo vicino.” Jonathan Rea ha guidato una Kawasaki Superbike su strada solo alla North West 200, in diverse edizioni. Ma erano solo “parade lap” per beneficienza, a passo turistico.

“Sono sport diversi”

“L’ambiente delle Road Races è fantastico, lo adoro, ma correrci proprio no, non sarei capace” fa il modesto Jonathan Rea. Fino a metà anni ’70 il TT era una tappa del Motomondiale, tutti i grandi della pista andavano forte anche all’Isola di Man. Giacomo Agostini ha vinto dieci volte. In quell’epoca però la maggior parte dei circuiti “permanenti” presentavano caratteristiche simili, gli impianti di adesso sono un altro mondo. Però è immaginare che Rea andrebbe forte anche là. Glenn Irwin, ufficiale Ducati nel British Superbike, l’anno scorso ha debuttato al TT diventando il rookie più veloce di sempre. Quest’anno non l’hanno fatto correre: ci aveva preso gran gusto, per cui l’esperimento poteva diventare pericoloso… “Correre su strada è uno sport completamente differente, sta alla Superbike e ai GP come il rugby al calcio.” Jonathan Rea ha 35 anni, il discorso è chiuso. Ma John McGuiness, uno dei miti (23 trionfi) a 51 anni è ufficiale Honda UK e tester Metzeler: alla sua età va ancora come un missile. Nella testa dei piloti “mai” non esiste.

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