23 Novembre 2017

MotoGP: Honda HRC, Alberto Puig al posto di Livio Suppo per tenersi stretto Marc Marquez

Il cambio al vertice della squadra più potente del Motomondiale per un unico obiettivo: non far sfuggire il Fenomeno

Da quando esiste, cioé dal 1 settembre 1982, vige un detto: «in HRC comandano gli ingegneri.» Una specie di regola aurea, rispettata come un dogma. Alla giapponese. A parte chi comanda, nessun altro comanda. La notizia che il team principal Repsol-Honda, Livio Suppo, abbia fatto le valige per affrontare nuove sfide ha fatto scattare in molti la molla della curiosità.

AVVICENDAMENTI – Qualcuno, a mezzo stampa, sostiene che il manager se ne sia andato per questioni legate al clima interno HRC. Nakamoto se n’è andato, io me ne vado. Non crediamo che le cose stiano proprio in questo modo. Le ragioni fornite dall’italiano sono ineccepibili e basta conoscere appena il tignoso manager piemontese per sapere che non dirà nient’altro che quel che ha dichiarato. È pur vero che Suppo ha manifestato più volte un sincero apprezzamento per Nakamoto-san: l’ingegnere viene definito “un giapponese atipico” sia per mentalità che per filosofia di vita. Risiede in Inghilterra, ha un curriculum formidabile tutto interno alla Honda, dove ha occupato posti chiave dividendosi tra motomondiale, superbike, e F1. Secondo David Emmet, il manager giapponese nel 2017 ha compiuto 60 anni ed è stato “forzato” ad andare in pensione, in accordo ad un’usanza tipica delle factories del Sol Levante. Trascorso appena qualche mese, giusto il tempo della decenza, ecco che ritroviamo il nostro eroe in qualità di consulente Dorna per “aiutare l’ex pilota Alberto Puig a gestire la nuova divisione di promozione talenti dell’azienda spagnola, supervisionando le Talent Cup asiatiche ed europee e l’equivalente britannica di prossima formazione”, o almeno così recitava il comunicato stampa ufficiale.

Yoshishige Nomura e Tetsuo Suzuki

Yoshishige Nomura e Tetsuo Suzuki

PENSIONATO – Il nuovo ruolo come senior advisor di Dorna appare tutto sommato abbastanza defilato per un personaggio del calibro di Nakamoto-san, abituato alla visibilità. Crediamo, come nel caso recente di Nicolas Goubert, che queste consulenze non rappresentino certo la collocazione definitiva, quanto piuttosto un posizionamento tattico in attesa di sviluppi. Con il ritiro dalle scene di Nakamoto la storia di HRC inizia però a presentare risvolti opachi, un po’ misteriosi. Esattamente un anno fa l’iconico vice presidente di Honda Racing Corporation, rilasciò una lunga intervista a Manuel Pecino di sportrider.com che contiene una serie di riflessioni interessanti. La prima riguarda gli equilibri interni dell’emanazione sportiva della Casa dell’Ala dorata:«Il presidente HRC è solo una figura, è il vice-presidente che realmente gestisce tutto.» In pratica, era lui a comandare. Terminata la lunga parentesi in F1, Nakamoto rientrò nel motomondiale all’inizio del 2009 ai test di Sepang, con la carica di vice president HRC mentre il presidente era Testuo Suzuki. Seguendo una logica di avvicendamenti interni, frequenti nelle corporation giapponesi, Suzuki ad aprile del 2014 passò il testimone all’ingegnere Yoshishige Nomura. A questo punto, chi è che nel 2017 prende il posto del baby pensionato (per l’Italia s’intende) e regge le fila dei giochi?

GIOCHI DI POTERE – Un altro vice presidente, si dirà. Risposta sbagliata: per sostituire l’uomo viene nominata una triade, e questo fatto, oltre che irrituale, è quasi sconvolgente. Due ingegneri e un esperto di marketing. Sembrano scelti proprio dallo stesso Nakamoto come sostituti naturali, come se il boss avesse preparato la propria successione. Perché è strano notare come dove prima bastava una persona, adesso ne occorrano tre. Dopo una monade, ecco a voi una trinità. Tetsuhiro Kuwata, Shinichi Kokubu, Naoki Hattori. Il curriculum dei tecnici è degno di nota: Kuwata è un motorista, Kokubu un telaista. Il primo ha lavorato al progetto F1 e, come leggiamo dal sito ufficiale motogp.hondaracingcorporation.com, “lui è atterrato in MotoGP nel 2010 come Control Strategy Development Engineer”; il secondo invece ha una lunga esperienza nella progettazione dei telai, a partire da quello della NSR 500. Sempre dal sito ufficiale veniamo a sapere che “Kokubu è diventato direttore dello sviluppo nel 2013, mentre nel 2016 è stato promosso direttore/general manager della Divisione Sviluppo Tecnologico.” Nakamoto ha ammesso che al suo rientro in HRC si preoccupò di riorganizzare la struttura intervenendo su specifiche aree funzionali: una di queste, definita “strategica” è proprio la sezione sviluppo. Chiamata, non a caso, “divisione tecnologia del futuro”, autonoma rispetto alle altre. Tenendo bene a mente le priorità: non solo fare moto veloci, occorre pensare a mezzi vincenti. Se non oggi, domani oppure dopodomani; basta che non sia “mai”.

Nakamoto con Nomura

Nakamoto con Nomura

RIVOLUZIONE – L’approccio innovativo del “giapponese atipico” ha rappresentato quella che nel mondo Honda può essere vista come una rivoluzione copernicana. Stop alla ricerca estrema sui motori, meglio concentrarsi sugli aspetti che fanno vincere le corse. Frenata e percorrenza, tanto per fare un esempio. Un estratto del Nakamotopensiero: «[Nel 2009 ai test di Sepang] la top speed delle Honda era molto, molto efficace. Era relativamente facile superare la Yamaha in rettilineo, ma quando siamo arrivati in corrispondenza delle curve, la Yamaha ci surclassava facilmente di nuovo in frenata. Questo era inaccettabile.La nostra moto era molto veloce, ma frenando la Yamaha era molto più forte. Il mio primo pensiero è stato che avessimo sbagliato qualcosa. Così abbiamo provato diverse configurazioni. Siamo riusciti a migliorare la nostra efficienza in frenata, ma ancora Yamaha era molto più efficace di noi.» Il senso della “divisione futuro” era proprio questo: sviluppare le scelte progettuali delle moto partendo dalla tecnologia esistente, con linee guida chiare, che anticipassero la concorrenza. Ha funzionato?

FILOSOFIA – Queste le parole di Nakamoto-san: «Il gruppo di sviluppo ha fatto un ottimo lavoro. Dal 2010 in anticipo ci siamo concentrati nel migliorare la stabilità in frenata con le idee del team di sviluppo. Abbiamo provato diversi telai differenti. In Qatar 2010, se vi ricordate, la moto di Pedrosa ondeggiò sul rettilineo. Dani era molto infelice con quel telaio, ma Dovizioso invece era soddisfatto perché aveva una migliore velocità in curva. Su quella moto, il concetto era quello di rendere migliore la stabilità in frenata.» Altro dettaglio che offre la dimensione della classe tecnica dell’ atipico ingegnere Honda è la convinzione che in MotoGP non esista una supremazia del motore rispetto a quella della ciclistica: «L’ingegneria del propulsore è interessante, ma lo spazio fisico in cui si deve lavorare è limitato dai carter, mentre sul telaio le possibilità, quando si tratta di design, sono molto più ampie.»

SUCCESSO – La cura Nakamoto ha funzionato. Si dimostra vincente, prima con Stoner, poi con Marquez. L’anno dei record è il 2014, lo stesso dell’avvicendamento al vertice HRC di Suzuki-Nomura. Nakamoto è un vulcano di iniziative, è spesso presente sui campi di gare, è un decisionista. Del resto, comanda lui. Il 2016 si è rivelato cruciale. Honda continua a vincere e convincere. L’ingombrante vice presidente, indiscutibilmente presenzialista, sa che deve farsi da parte. La tradizione è una cosa seria, in Giappone. Così ecco che aumenta il peso del prudente Nomura, assieme alla scelta di sostituire il vice presidente con tre direttori generali. Tutto cambia, perché niente cambi. Marca.com descrive Nomura come un uomo taciturno, silenzioso, poco propenso ai contatti umani. Tanto Nakamoto è estroverso, tanto Nomura è introverso. Prudentissimo, anche nelle dichiarazioni. Un esempio aiuta a capire: nel 2016 mentre i suoi piloti vincevano in pista, il presidente di HRC si vedeva più spesso nelle trasferte in Asia a supporto delle iniziative della Talent Cup, piuttosto che sui circuiti del motomondiale.  In quel periodo era già chiaro, perlomeno nelle segrete stanze dell’HRC, che ci sarebbe stato un avvicendamento al vertice. Niente però ha cambiato lo status quo. Nakamoto sulle piste, Nomura in Giappone.

INVESTITURA – Il presidente ha un curriculum di assoluto rispetto, è un ingegnere motorista di provata fedeltà alla causa Honda e HRC. Il suo discorso di insediamento rispecchia la mentalità dell’uomo pragmatico, di poche parole e molti fatti: «Sono onorato di assumere il ruolo di Tetsuo Suzuki, che ha vissuto un momento straordinario della storia HRC. I risultati degli ultimi anni parlano da soli, e io sono qui per dirigere la HRC e continuare con questa mentalità vincente. Mi concentrerò sulla crescita della partecipazione HRC nell’Off-Road, nel Campionato Mondiale Motocross e in Moto3, oltre all’attività agonistica in Asia attraverso la nuova formula Asia Talent Cup.» E la MotoGP ? Lì, evidentemente, ci pensa Nakamoto. Il silenzio, che in Giappone assume molti più significati delle parole, è pesante. La cortina fumogena attorno a questo tipo di politica tutta interna alla Casa dell’Ala dorata avvolge ogni cosa. La fine dell’era Nakamoto-san in HRC si salda con l’inizio dell’era Nakamoto-san in Dorna passando dall’ Asia Talent Cup. Arriviamo così all’ultimo protagonista di questa strana storia: Alberto Puig. Nakamoto-Nomura-Puig.

ECCO ALBERTO – Il filo che unisce questi tre nomi è sottile, ma robusto. Dorna crede nel progetto di sviluppo del motociclismo sportivo asiatico così tanto da chiamare un pensionato (anche se forzato) di lusso a fare da padrino nobile, mentre Honda appare in prima fila con il suo presidente che viene fotografato spesso tra Malesia e Indonesia; Alberto Puig rappresenta il trait d’union fra due mondi solo apparentemente lontani. A dirlo, senza tanti giri di parole, è il quotidiano catalano El periodico. Il titolo dell’articolo apparso tre giorni fa è tutto un programma: “Alberto Puig sarà uno degli uomini forti di Honda nel team MotoGP”. Il giornalista Alberto Perez de Rosas appare bene informato, parla con cognizione di causa a proposito dell’ingarbugliata situazione. Racconta, per esempio, che lo spagnolo Puig è considerato da Honda come uno dei consiglieri più ascoltati. Quando riporta l’episodio dell’interruzione della risoluzione del contratto tra Suppo e HRC, il giornalista catalano usa il verbo “acomiadar”. L’italiano ha preso congedo. Oppure no? Perez de Rosas avanza un’ipotesi:«Il rapporto tra Puig, Honda e la squadra ufficiale MotoGP è stato finora estremamente discreto, ma tremendamente efficace per i responsabili giapponesi che, probabilmente, hanno forzato il pensionamento di Suppo sapendo di avere già il suo sostituto, visto che l’ex pilota catalano non ha mai smesso di essere sempre legato alla Honda, non solo nell’organizzazione di competizioni promozionali o nella scoperta di nuovi talenti, ma anche nella formazione di alcuni dei giovani piloti che la factory giapponese ha deciso di supportare, come è successo con l’australiano Jack Miller, ora in Ducati.»

STRATEGIA – Sono parole pesanti. Il ritiro del piemontese secondo El Periodico farebbe parte di una strategia ben definita ai piani alti della Casa dell’Ala Dorata. Ma non è finita qui. I buoni rapporti che intercorrono tra Dorna e Honda consentirebbero quindi una sorta di gentleman agreement per cui non c’è troppa fretta di ufficializzare il passaggio dello spagnolo dalle fila del promoter a quelle di HRC. Prima occorre terminare il lavoro iniziato con le talent cup, il progetto di cui si occupa Puig. Secondo Perez de Rosas «Puig è stato, negli ultimi anni, l’unico ex pilota, consulente tecnico, advisor di Honda che ha avuto contatti quotidiani, non solo quando comandava Nakamoto , ma anche ora con Yoshishige Nomura, presidente della HRC , Tetsuhuru Kuwata, direttore di HRC, Takeo Yokoyama, direttore tecnico di HRC, e Shinichi Kokubu.» Marca.com, parlando di Nomura lo ha dipinto come uno serio, che si relaziona con pochissimi. Chi conosce la mentalità delle zaibatsu sa che non è una prudenza inopportuna. Se non so chi sei, parlare con te potrebbe essere controproducente. Quindi il presidente e il consulente si parlavano, si parlano e si parleranno. In ogni caso però adesso occorre rispettare le forme, che nel caso di Dorna spesso coincidono anche con la sostanza. Il quotidiano di Barcellona informa che il primo passo della leadership di HRC – da notare che nell’articolo viene utilizzato il sostantivo catalano “cúpula” per definire la direzione esecutiva – è stato quello di chiedere l’approvazione della società spagnola che organizza il motomondiale. La benedizione di Dorna all’operazione Puig.

SCELTE – In fondo il manager è un attore di primo piano nello sviluppo del progetto Talent Cups, attraverso cui il promoter del motociclismo cerca di scoprire nuovi campioni in paesi o mercati televisivi che non sono ancora sufficientemente rappresentati. Siccome il rapporto tra Dorna e Honda in questo momento appare ottimo, Puig informalmente avrebbe già il via libera per iniziare i colloqui con Honda e giungere a un accordo che lo proietterebbe dritto filato ai vertici del team Repsol-HRC. Fantascienza? Forse, ma sarebbe interessante sapere cosa ne pensano i due piloti ufficiali. Perez de Rosas è abbastanza chiaro in proposito, tanto da affermare che Kuwata e Nomura abbiano già provveduto a informare i diretti interessati del probabile ingresso di Puig in squadra. Qualcuno decide, qualcun altro subisce. Le reazioni dei riders HRC sarebbero però differenti. Va detto che Alberto Puig è, tra le altre cose, anche l’apprezzato commentatore tecnico della MotoGP per l’emittente spagnola Movistar. Molto amato per i modi diretti coniugati con un’estrema chiarezza e sincerità. Questo lato del carattere dello spagnolo però, rivela anche un’inclinazione alla ruvidezza che in passato lo ha portato ad un duro scontro con l’ex pupillo Daniel Pedrosa, di cui era il manager. Marquez vedrebbe di buon grado l’ingresso in squadra di Puig, ma la stessa cosa non si può dire per Pedrosa che, secondo El Periodico, pensa che la manovra sia un palese tentativo di sabotaggio del proprio rinnovo del contratto. Il #26, si legge nell’articolo, nel 2013 avrebbe “acomiadat”, cioè licenziato, Puig troncando definitivamente ogni rapporto con lui. Il manager spagnolo, con le entrature che abbiamo visto, nella sua nuova posizione di “uomo forte” del team HRC, diventerebbe anche il dominus che decide sui destini contrattuali dei piloti ufficiali Honda. In pratica: Marquez sì, Pedrosa no. Dato il ruolo di talent scout del prossimo conducator del box HRC, non è difficile ipotizzare che a fianco del sei volte campione del mondo possa finire un promettente giovane di belle speranze, magari pescato da un vivaio seguito direttamente dallo stesso Puig. In ogni caso la missione del manager spagnolo sarebbe la stessa dell’autogiubilatosi Suppo: vincere i tre titoli in palio nella MotoGP. Aggiungiamo noi: e tenersi stretto Marc Marquez, come da espresso desiderio di Nomura-san e Nakamoto-san.

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