7 Novembre 2017

MotoGP: Casey Stoner “Io avrei potuto battere Marc Marquez”

L'australiano intervistato da La Gazzetta dello Sport. "Non mi aspettavo una Ducati e un Andrea Dovizioso così forti. Ce la può fare"

Casey Stoner è stato tra gli ospiti d’onore della presentazione delle novità stradali Ducati a Milano. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato, a pochi giorni dalla finalissima MotoGP a Valencia che vedrà la marca italiana giocarsi il Mondiale contro la Honda. L’australiano è stato l’unico pilota a vincere il titolo con Ducati, nel 2007. Ecco alcune parti dell’intervista pubblicata sull’edizione cartacea di martedi 7 novembre.
Si è parlato di un raffreddamento nei rapporti con la Ducati.

«Non è vero. Abbiamo già programmato il primo test nel 2018 (a Sepang a fine gennaio; n.d.r.), poi vedremo a seconda dello sviluppo».

Casey, come giudica il 2017 della Ducati?

«È stato un anno bellissimo. C’è stata qualche gara andata storta, ma se pensiamo a quello che abbiamo ottenuto con Dovizioso è fantastico. Mi hanno colpito la fiducia che ha trovato in se stesso e la capacità con la quale ha fatto le scelte giuste, in moto e nel box».

Era immaginabile questo salto di livello?

«Direi una bugia se dicessi che me lo aspettavo. Ma probabilmente neppure lui. Fino a Sepang 2016 era passato tanto tempo dall’ultima vittoria, è incredibile vedere quanto un successo possa aumentare la tua fiducia e farti aprire una strada nuova. C’è una grande differenza tra il pilota di quest’anno e quello del passato. Il suo modo di controllare le gare e ragionare, invece di dare solo gas, mi ha impressionato».

Più sorpreso dai risultati di Dovizioso o dalla fatica di Lorenzo?

«Jorge è ancora indecifrabile. È il primo anno in Ducati e dopo 7-8 in Yamaha non era facile. Mi aspettavo di più da lui, però non ha mai mollato, è cresciuto costantemente ed è sempre più veloce. Nel 2018 Ducati avrà due grandi piloti».

L’ultima volta che ha provato la GP17, in un test a Valencia, ha fatto una brutta caduta. Per uno che si è ritirato, vale la pena di rischiare ancora?

«Ogni curva, ogni giro, io penso al rischio. Non come certi piloti che pensano alla caduta solo quando sono a terra. Io ho sempre battagliato con la paura di cadere e credo sia stato questo a permettermi di trovare il modo di guidare veloce ma con un buon margine di sicurezza».

A Valencia domenica sarà dura.

«Difficile ma non impossibile. Andrea e la Ducati dovranno solo concentrarsi su vincere la gara, non preoccuparsi di altro. Dal lavoro fatto nel test, la moto ha il potenziale giusto».

Chi è Casey Stoner oggi?

«Un pensionato che fa il collaudatore. E uno molto, molto felice della sua vita. Sono contento di non dovere più avere a che fare con lo stress delle gare, mi godo la famiglia, giro in moto, mi alleno. Faccio sempre qualcosa».

E l’adrenalina delle gare?

«Non mi serve più. Ho cominciato a correre a 4 anni e avuto una carriera molto più lunga di tanti. Mi alleno in mountain bike, ho fatto una gara poco tempo fa, vado in kart, non mi annoio».

Dovesse rinascere, farebbe ancora il motociclista?

«Forse mi darei una seconda occasione di provare e vedere come vanno le cose. Non mi sono mai pentito di quello che ho fatto, come della decisione di ritirarmi. Ma farei più attenzione a curarmi il corpo, chi mi era attorno nei primi anni non ha badato troppo ai miei infortuni e so che quando sarò più vecchio la pagherò».

La MotoGP oggi è molto Marc Marquez. Le sarebbe piaciuto sfidarlo?

«La gente mi chiede sempre se lo avrei potuto battere e ci sono tante prove per dire di sì. Ho vinto contro Jorge, Valentino, Dovizioso e tutti loro lo hanno battuto. Per cui non c’è motivo per dire che non ci sarei riuscito anche io. E come Dovizioso ora, avrei lottato con lui per il titolo».

La grande delusione della stagione è la Yamaha.

«Hanno chiaramente “deingegnerizzato” la moto, non c’è altro modo di spiegare la cosa. Avevano un gran ritmo a inizio stagione, perché non ora? Che siano i piloti, o il loro feedback, qualcosa non funziona».

Viñales aveva vinto 3 delle prime 5 gare: ha pagato la pressione di un compagno come Rossi?

«Ci sono sempre scuse e motivi, ma alla fine ognuno è un adulto che deve prendere le proprie decisioni e plasmare la propria carriera. Non puoi guardare agli altri come motivo del tuo successo o insuccesso».

Rossi e Biaggi hanno creato le loro squadre. Vedremo mai un team Stoner?

«Non credo. Piuttosto, se mai vedrò un buon pilota, potrò dargli una mano, metterlo sulla giusta strada, ma non è facile trovarne. L’unico giovane che mi sta impressionando è Mir, complimenti a chi lo ha scoperto. Ma non mi interessa il casino di creare una squadra, spostarmi in Europa e seguire tutto da vicino, non è la vita che voglio vivere».

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